Umiliati, insultati, costretti a fare foto con la bandiera israeliana; ma anche picchiati, rinchiusi in massa in celle da tre metri, privati di cibo e di acqua. Sono questi alcuni dei trattamenti che in questi giorni Israele avrebbe inflitto agli attivisti incarcerati della Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria che prova a rompere l’assedio israeliano su Gaza. A lanciare la denuncia sono gli stessi organi di comunicazione di GSF e il gruppo umanitario di assistenza giuridica Adalah, i cui avvocati stanno rappresentando gli attivisti. In una conferenza stampa, una rappresentante di Adalah ha spiegato che Israele avrebbe negato ai legali del gruppo di parlare con gli attivisti per giorni, non avvisandoli neanche dei processi in corso, negando alle persone incarcerate anche il diritto al giusto processo. L’annuncio di Adalah segue le notizie diffuse dai media internazionali tra cui spicca quella riguardante Greta Thunberg, che sarebbe stata colpita e costretta a baciare la bandiera israeliana.
La conferenza stampa della Global Sumud Flotilla si è tenuta oggi, lunedì 6 ottobre, con la partecipazione di Lubna Tuma, avvocatessa di Adalah. Tuma ha spiegato che le violazioni israeliane sarebbero iniziate sin da dopo le intercettazioni degli attivisti in mare e che sarebbero continuate a ogni passaggio di consegna delle persone arrestate. Dopo essere stati catturati dalla marina, gli attivisti sono stati consegnati prima alle forze di polizia e poi alle autorità per l’immigrazione; queste hanno poi consegnato gli attivisti alle autorità detentive che infine li hanno affidati al tribunale. Un lungo iter formale di gestione delle persone incarcerate che, ha spiegato Tuma, non avrebbe mai coinvolto adeguatamente i rappresentanti legali di Adalah. Per i primi tre giorni, le forze israeliane avrebbero negato agli attivisti di vedere i propri avvocati, di consultarsi con essi, e anche di contattarli. Successivamente, la situazione non è migliorata: in alcuni casi i legali Adalah avrebbero dovuto attendere ore per vedere i propri assistiti o per parlare con le autorità israeliane, e in altri sarebbero stati avvisati dei processi solo mentre erano in corso.
La privazione dei più fondamentali diritti giuridici è solo una delle tante violazioni israeliane denunciate da Adalah. Non appena sbarcati, molti attivisti avrebbero chiesto di avere accesso a cure mediche perché affetti da disturbi o malattie croniche, ma Israele avrebbe negato le visite sanitarie a tutti gli arrestati. Una volta arrivati, alcuni attivisti sarebbero poi stati costretti a stare chinati sotto il sole con ginocchia, gomiti e fronte a terra per ore, o di stare genuflessi, bendati e ammanettati con le mani dietro la schiena per oltre cinque ore. Tra i vari passaggi alle autorità israeliane, gli attivisti sarebbero stati presi a insulti, derisioni, umiliazioni verbali, particolarmente duri nel caso di donne e persone arabe; alle persone di religione islamica sarebbero inoltre stato vietato pregare e alle donne musulmane sarebbe stato imposto di togliere il velo.
Alcuni, tra cui Greta Thunberg, sarebbero stati oggetto di ulteriori forme di umiliazione, costretti a posare in foto con la bandiera israeliana. Secondo delle rivelazioni del Guardian, proveniente da fonti diplomatiche dell’ambasciata svedese, la stessa Thunberg sarebbe stata avvolta attorno alla bandiera israeliana, e sarebbe stata costretta a baciarla. Versioni analoghe sono supportate da altri attivisti, tra cui il giornalista italiano Lorenzo Agostino. Gli attivisti avrebbero denunciato ad Adalah di essere stati privati di accesso ai bagni, cibo e acqua, di essere stati costretti a dormire sul pavimento in condizioni igieniche precarie, e di essere stati stipati in gruppi da dieci o quindici persone all’interno di celle da tre metri. Alcuni di essi riportano di percosse e violenze fisiche, come calci in testa. Viste le violazioni riportate, alcuni degli attivisti rimasti nelle prigioni israeliane hanno deciso di avviare uno sciopero della fame – e alcuni anche dell’acqua – in solidarietà con gli altri detenuti.
La Global Sumud Flotilla è una iniziativa umanitaria lanciata con lo scopo di rompere l’assedio marittimo israeliano su Gaza. La missione è stata lanciata all’inizio dello scorso settembre e ha mobilitato oltre 40 navi e centinaia di attivisti provenienti da 44 Paesi del mondo. Una volta raggiunta la Grecia la flotta ha navigato verso la costa gazawi, venendo tuttavia fermata dalla marina israeliana in acque internazionali prima che potesse raggiungere il territorio palestinese.





Tutto grave ed esecrabile. Poi penso a Cospito…
Noi lettori preferiremmo leggere articoli in cui chi scrive è sicuro di quello che racconta. Con tutti quei condizionali usati (sarebbero, sarebbero stati, avrebbero, avrebbero visto, avrebbero subito, etc.) sembra che chi scrive non abbia la certezza di quello che racconta
Ancora oggi moltissimi hanno il coraggio di difendere questi democratici di Israele