Dopo una maratona consiliare di oltre undici ore, il Comune di Milano ha approvato la vendita dello stadio di San Siro al Milan e all’Inter per 197 milioni di euro. La decisione, arrivata alle 3.50 della notte tra lunedì 29 e martedì 30 settembre, è passata con 24 voti favorevoli e 20 contrari, dopo che i consiglieri di Forza Italia hanno lasciato l’aula, abbassando il quorum necessario e di fatto spianando la strada all’approvazione. L’operazione, che include lo stadio e le aree circostanti, consentirà alle due società di procedere con il piano di demolire gran parte dell’attuale Meazza e costruire un nuovo impianto più moderno al suo posto. I comitati, nel frattempo, sono in protesta, considerando l’operazione come una vera e propria «svendita».
Il percorso verso il voto finale è stato travagliato e ha rivelato profonde spaccature persino all’interno della maggioranza. La svolta decisiva è arrivata con l’annuncio di Forza Italia, che ha scelto di non partecipare al voto. «Noi non voteremo sì, perché questa delibera rimane piena di limiti. Ma non voteremo nemmeno contro, perché significherebbe condannare Milano e i milanesi», ha dichiarato Alessandro Sorte, coordinatore di Forza Italia in Lombardia. Una posizione confermata da Letizia Moratti, presidente della Consulta Nazionale del partito ed ex sindaco di Milano. Al contrario, il capogruppo della Lista Beppe Sala, Marco Fumagalli, si è unito ai sette consiglieri di maggioranza contrari alla vendita.
L’urgenza della decisione era dettata da una scadenza ineludibile: la proposta di Milan e Inter scadeva alle 23:59 del 30 settembre. Rispettare questa tempistica era cruciale per concludere la vendita effettiva entro il 10 novembre, data in cui scatterebbe un vincolo automatico della Soprintendenza sul secondo anello dello stadio, completato nel novembre 1955. Per i beni pubblici, il vincolo si applica automaticamente dopo 70 anni dalla costruzione, dunque, ove San Siro diventasse di proprietà privata prima del 10 novembre, esso non scatterà più in automatico, semplificando notevolmente le procedure per la futura demolizione. Il prezzo di vendita di 197 milioni di euro è stato definito sulla base della valutazione dell’area data dall’Agenzia delle Entrate, a cui si aggiunge un contributo-sconto promesso dal Comune per 22 milioni. Con la delibera approvata, i prossimi 40 giorni saranno cruciali per perfezionare l’operazione. Entro il 10 novembre dovrà avvenire il rogito per la cessione dell’intera area, dopo aver ottenuto il via libera delle banche.
Ora che il via libera politico c’è, si apre la fase operativa. I piani di Inter e Milan, delineati in un dossier di quasi trecento pagine, prevedono un investimento complessivo di circa 1,2 miliardi di euro. Di questi, 700 milioni sono destinati alla realizzazione del nuovo stadio, il cui progetto è affidato agli studi di architettura di rilevanza mondiale «Foster + Partners» e «Manica». L’obiettivo è costruire un moderno impianto da 71.500 posti nell’area degli attuali parcheggi, con l’inaugurazione prevista per il 2031. Parallelamente, il destino del vecchio Meazza è segnato. Secondo il programma, esso resterà in piedi per concerti e altre attività durante i lavori per il nuovo impianto. Tra il 2031 e il 2032, si punta a smantellarlo e demolirlo al 90%. Verrà preservato solo l’angolo Sud-Est, con una torre, parte della tribuna arancio e della Curva Sud, che potrebbe essere trasformata in un museo o in uffici. Al suo posto sorgeranno un centro commerciale, parcheggi, negozi, ristoranti e persino un hotel di lusso.
Nelle ultime ore, le società Inter e Milano hanno espresso «soddisfazione per l’approvazione da parte del Consiglio comunale della vendita di San Siro e dell’area circostante», descrivendola in una nota comune «un passo storico e decisivo per il futuro dei club e della città». I piani delle società sono già oggetto di forti polemiche e si preannunciano «tanti ricorsi» da parte di chi considera questa operazione uno svendita di un pezzo di storia di Milano, consegnato ai fondi Oaktree e Redbird, proprietari dei due club. La determinazione dei comitati cittadini e dei milanesi contrari alla svendita di San Siro non si è infatti affievolita, ma si è fatta più forte nel giorno decisivo del voto. Come emerge dalle proteste del Coordinamento tutela parco ovest, 200 persone si sono radunate nel verde del parco dei Capitani in via Tesi, sotto un chiaro grido di battaglia: «Il futuro della città non si svende».
Premesso che non sono appassionato di calcio ma al di la del valore storico-sportivo dello stadio, abbettendolo e costruendo un centro commerciale, un albergo di lusso e attività collaterali varie non si farà altro che aumentare il fenomeno di gentrificazione di Milano. Tutto ovviamente avrà ripecussioni negative sui cittadini milanesi, facendo innalzare i prezzi (già altissimi) delle case e dei servizi vari della zona San Siro. Come se Milano non fosse già carissima di suo.