Dopo lo scandalo Pfizergate, un altro messaggio scomodo sparisce dai telefoni di Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione europea torna al centro di un caso che mette in discussione la trasparenza delle istituzioni europee. Von der Leyen è finita sotto la lente dell’Ombudsman UE, ovvero il Mediatore europeo, per la cancellazione automatica di un messaggio inviato da Emmanuel Macron in merito all’accordo Mercosur, l’intesa commerciale tra i 27 Paesi membri dell’UE, da una parte, e l’area di libero scambio sudamericana composta da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, dall’altra. Il testo, rivelato da Politico e inoltrato da Parigi nel gennaio 2024, avrebbe espresso obiezioni circa l’impatto dell’intesa commerciale sui contadini francesi, eppure è sparito nei meandri dei dispositivi digitali. La Commissione ha ammesso che sui telefoni della presidente era attiva la funzione “messaggi a scomparsa” tramite l’app Signal, giustificando che il contenuto non avrebbe avuto “effetti amministrativi o legali” tali da dover essere archiviato. «Gli sms possono essere archiviati in determinate circostanze – se hanno effetto legale o amministrativo – ma in questo caso è stato ritenuto che non fosse così, seguendo le procedure previste» ha commentato un portavoce della Commissione europea.
Il ricorso era stato avanzato da un giornalista investigativo del portale Follow The Money, Alexander Fanta, che voleva accedere al messaggio di testo. La richiesta fu respinta, e ora la Mediatrice europea, Teresa Anjinho, che ha avviato l’indagine, esaminerà sia la legittimità del rifiuto sia le modalità di conservazione delle comunicazioni ufficiali di altissimo livello. Bruxelles dovrà consegnare i documenti richiesti entro il 10 ottobre: un nuovo banco di prova sulla capacità dell’UE di coniugare riservatezza e responsabilità. Al centro resta, ancora una volta, il nodo della trasparenza, già emerso nel quadro del Pfizergate, lo scandalo dei messaggi cancellati tra von der Leyen e il numero uno di Pfizer, Albert Bourla, in piena crisi pandemica. Nell’aprile del 2021 era stato il New York Times ad accendere i riflettori sulla corrispondenza informale tramite SMS tra von der Leyen e Bourla con cui era stata negoziata la fornitura di vaccini da due miliardi e quattrocento milioni di euro. Dinanzi alla richiesta di pubblicazione dei messaggi, la Commissione aveva affermato di non averli conservati a causa della loro “natura effimera e di breve durata” e per questo non contenenti “informazioni importanti su politiche, attività o decisioni della Commissione”. La vicenda si trascinò davanti ai tribunali dell’Unione, e nel maggio 2025 la Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha annullato la decisione della Commissione di negare l’accesso ai messaggi di testo: si è stabilito che non era sufficiente affermare “non li possediamo”, senza spiegare con chiarezza perché fossero spariti. La Corte ha riconosciuto che tali messaggi dovevano essere trattati alla stregua di documenti poiché inerenti a decisioni di rilievo pubblico. Uno dei quesiti chiave: cancellare non è distruggere con dolo, ma l’effetto è lo stesso quando nessuno può più controllare.
Alla fine, più che stabilire responsabilità personali, la sentenza ha posto un monito al modello di governance dell’Unione: non esiste trasparenza se chi decide si riserva l’archivio e cancella ciò che è scomodo. Il leitmotiv è ormai chiaro e nel nuovo caso Mercosur, la presidente cade esattamente nella stessa trappola: nuova richiesta, nuova negazione, nuovo messaggio che sparisce. Se il messaggio fosse stato reso pubblico, avrebbe forse potuto svelare retroscena politici, pressioni bilaterali o addirittura tentativi di revoca dell’accordo. Invece è svanito, nascosto dietro procedure tecniche e dietro una interpretazione blandamente flessibile del concetto di “documento”. Von der Leyen, al centro di entrambi gli scandali, dimostra così una costanza nella gestione opaca che non è mera dimenticanza, ma strategia sistemica, muovendosi con crescente autonomia e disinvoltura su dossier strategici che spaziano dalla politica industriale alla difesa, dagli accordi commerciali alle forniture di vaccini. L’immagine che emerge è quella di una leader che agisce dietro le quinte, bypassando i canali istituzionali per rafforzare il proprio potere decisionale.
Ladra.