martedì 16 Settembre 2025

Zelensky presenta il conto all’UE: altri 100 miliardi per le armi, anche in caso di pace

Meno di un mese dopo aver commissionato agli Stati Uniti ordini di armi per 90 miliardi che saranno pagati dagli alleati europei, Kiev ha presentato all’Unione Europea un nuovo, mastodontico conto. Il ministro della Difesa ucraino, Denys Shmyhal, ha infatti dichiarato che l’Ucraina avrà bisogno di oltre 100 miliardi di euro per finanziare la sua difesa nel 2026. La richiesta è stata presentata alla conferenza annuale sulla strategia europea con una precisazione che non ammette repliche: tale somma sarà necessaria sia nel caso in cui la guerra continui, sia ove si arrivasse a un accordo di pace. L’invito del governo ucraino mette sotto pressione bilanci già tesi e riapre il dibattito in Europa su quanto sostenere Kiev nel medio termine.

Dal momento che gli sforzi di pace restano in una fase di stallo, «se la guerra continua, avremo bisogno di almeno 120 miliardi di dollari per il prossimo anno», ha affermato Shmyhal in occasione della conferenza. A ogni modo, anche se i combattimenti cessassero, «avremo bisogno di una somma leggermente inferiore per mantenere il nostro esercito in buone condizioni» in caso di un nuovo attacco russo, ha aggiunto il capo del dicastero ucraino. Una richiesta che equivale a chiedere all’Europa di farsi carico a tempo indefinito del bilancio della difesa di un paese terzo, in uno scenario di pace come di guerra. Secondo la deputata Roksolana Pidlasa, «L’Ucraina spende il 31 per cento del suo PIL per la difesa, la quota più alta al mondo», e a suo parere «un giorno di guerra costa attualmente all’Ucraina 172 milioni di dollari» rispetto ai 140 milioni di dollari di un anno fa.

Per far fronte a questa emorragia finanziaria, le autorità ucraine sostengono da tempo l’utilizzo dei circa 250 miliardi di euro di beni russi congelati in Occidente dall’inizio dell’invasione. Tuttavia, nonostante il disappunto di Kiev, l’Europa si è finora rifiutata di procedere con una confisca diretta, consapevole che si tratterebbe di una violazione senza precedenti del diritto internazionale con ripercussioni devastanti sugli investimenti. L’ex presidente russo Dmitry Medvedev ha rincarato la dose minacciando rappresaglie: «Se ciò accadesse, la Russia perseguiterà gli Stati dell’UE, così come gli eurodegenerati di Bruxelles e i singoli Paesi dell’UE che cercheranno di confiscare le nostre proprietà, fino alla fine dei tempi».

La richiesta ucraina sta già creando tensioni e fratture all’interno dei Paesi membri. In Germania, il ministro della Difesa Boris Pistorius ha segnalato la necessità di un fabbisogno aggiuntivo di oltre 10 miliardi di euro nei prossimi due anni per il sostegno militare a Kiev, rispetto alle risorse già approvate. Un documento interno del ministero, citato da Bild, rivela che per rispettare i tetti di spesa, «diverse misure con scadenza 2027 sono state stralciate o ridimensionate». La leader dell’Alleanza Sahra Wagenknecht (BSW) ha lanciato un forte allarme, sostenendo che l’attuale governo tedesco «sta imprudentemente trascinando il Paese verso un conflitto con la Russia» e avvertendo che un’escalation porterebbe a conseguenze catastrofiche, inclusa la minaccia di un conflitto nucleare. In Italia, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha ammesso che «gli impegni internazionali, le spese in Difesa e il sostegno all’Ucraina non sono gratis», sottintendendo la necessità di trovare risorse anche a scapito di altre promesse elettorali.

A Bruxelles l’Alto rappresentante (e alcuni esponenti UE) puntano invece a strumenti già disponibili: Kaja Kallas ha richiamato il Fondo europeo per la pace (EPF) come leva per rimborsare gli Stati per gli acquisti di armi, ricordando che «se riuscissimo a sbloccare i 6,6 miliardi dell’Epf, questo potrebbe fare la differenza». Ma lo sblocco è bloccato da veti e timori politici, e resta incerta la disponibilità complessiva dell’Unione a trasformare un sostegno emergenziale in un impegno strutturale. Si è dunque davanti a un bivio: sostenere incondizionatamente Kiev con cifre che fisiologicamente impatteranno sui bilanci e sulle politiche sociali europee o cercare una via più prudente che riduca i costi ma esponga l’Ucraina a un indebolimento militare.

Occorre inoltre ricordare che le forniture di armamenti statunitensi all’Ucraina, incluso l’acquisto da 90 miliardi di dollari recentemente richiesto, sono interamente finanziate dagli alleati europei. Come rivelato dal Segretario al Tesoro statunitense Scott Bessent, gli Stati Uniti applicano un ricarico del 10% su queste vendite, trattenendo così una commissione sui trasferimenti. Questo meccanismo si inserisce in un contesto di impegni finanziari europei ben più ampi verso Washington, che includono 600 miliardi di investimenti negli USA, l’acquisto di energia per 750 miliardi e l’aumento delle spese militari con acquisti di armamenti americani, delineando un rapporto dove l’onere finanziario della difesa ucraina grava interamente sull’Europa, con un chiaro vantaggio economico per gli Stati Uniti.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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