sabato 20 Settembre 2025

Deportivo Palestino: la squadra palestinese che sogna di vincere il campionato cileno

Sono più di 10.000 i chilometri che separano il Medio Oriente dal Sud America, ma nonostante questa distanza (geografica, storica e culturale), il calcio, come molte volte è accaduto, riesce a stringere due popoli, davanti a un goal o a una parata all’ultimo minuto. Nonostante i business milionari al quale questo sport ci ha abituato, in questo caso specifico, il pallone ha creato un ponte che ha unito e unisce ancora oggi la Palestina e il Cile.

Le relazioni tra questi due Paesi si sviluppano in un asse temporale ormai plurisecolare: i primi migranti lasciarono la Palestina all’epoca sotto dominazione ottomana e raggiunsero il Paese latino-americano durante gli ultimi anni del XIX secolo. Le prime comunità provenivano dalle aree di Betlemme, Bayt Jala e Beit Sahour e durante gli anni di crisi dell’impero intrapresero un viaggio che li condusse dall’Europa, all’Argentina e infine al Cile. 

Queste comunità rappresentarono il punto di arrivo per molte delle persone palestinesi che, in varie ondate, emigrarono dalla Palestina con la caduta dell’impero ottomano alla fine del primo conflitto mondiale o per le migliaia di palestinesi che si videro obbligati a fuggire in seguito alla costituzione dello Stato di Israele e alla conseguente Nakba. A oggi, la comunità palestinese in Cile conta all’incirca 500.000 persone ed è la più grande al di fuori del mondo arabo.

La storia del Deportivo Palestino affonda le sue radici nella comunità palestinese di Recoleta, quartiere a sud della capitale, Santiago. L’associazione nasce nel 1920 e pochi anni dopo si fonde con il Club Palestino, trasformandosi così in una società polisportiva. Tuttavia, sarà solo nel 1950 che, in occasione delle Primeras Olimpiadas Palestinas, farà il suo debutto la squadra di calcio che dopo aver vinto il torneo procede con l’iscrizione del team nella seconda divisione del campionato cileno. 

Raggiunta rapidamente la competizione massima, il Palestino ottiene negli anni successivi i risultati più importanti, tra cui la vittoria del campionato di prima divisione nel 1955 e nel 1978, della Copa Chile nel 1975, 1977 e 2018 e varie partecipazioni alla Copa Libertadores e alla Copa Sudamericana.

Nonostante nella squadra della stagione attuale non faccia parte alcun giocatore di origine palestinese, dalla sua fondazione il club è sempre stato fortemente legato alla questione palestinese, schierandosi apertamente a sostegno delle popolazioni gazawi e cisgiordana. All’interno del quartiere nel quale sorge lo stadio di casa, La Cisterna, il momento delle partite è un’occasione per vivere a pieno la cultura palestinese: attraverso il cibo, la musica o la politica, la comunità ricrea una porzione di Palestina nel luogo che ha accolto la sua gente. All’ingresso dello stadio vengono distribuite bandiere palestinesi e keffyah e, sia sul campo da gioco che sugli spalti, squadra e tifoseria hanno espresso nettamente più volte la propria condanna contro il genocidio che Israele sta commettendo a Gaza. 

Questa squadra, che può superficialmente sembrare un’anomalia calcistica, in Cile oltrepassa la fede sportiva e crea un legame indissolubile tra due popoli. «¡Más que un equipo, todo un pueblo!» (Più che una squadra, un popolo intero) è lo slogan che rappresenta una squadra che più volte ha attirato le attenzioni internazionali, grazie ad alcune azioni dentro e fuori dal campo.

La maglia della squadra richiama esplicitamente i colori della bandiera e alcuni dei simboli della resistenza palestinese. Nel 2014, il club ha deciso di adottare una maglia che utilizzava la forma della Palestina storica al posto del numero 1. Le reazioni non si sono fatte attendere: la comunità ebraica cilena ha mosso ricorso all’Associazione Nazionale di Football Professionale (ANFP) che ha successivamente multato la squadra per irregolarità nelle misure dei numeri e per espressione di contenuto politico. La notizia è rimbalzata rapidamente tra i giornali, scatenando il plauso e il sostegno di una parte della comunità internazionale.

Fuori dal terreno di gioco il club si è mobilitato per contribuire attivamente ai progetti sportivi in Palestina; nel 2020, dopo un viaggio che ha permesso alla squadra di rafforzare ulteriormente i legami in Cisgiordania, il Deportivo Palestino ha aperto tre scuole calcio in Palestina per mantenere vivo il sogno del calcio tra i bambini e le bambine palestinesi. Queste azioni hanno segnato ulteriormente la relazione del club con la Palestina, spingendo anche il presidente dell’Autorità Nazionale Palestinese Mahmoud Abbas a ringraziare apertamente la squadra per il suo impegno nel portare alti i colori del popolo palestinese. Dall’inizio del genocidio il club non ha perso occasione per denunciare i crimini israeliani a Gaza e ha aperto varie campagne di raccolta fondi per sostenere la popolazione gazawi e donare alimenti destinati alla Striscia.

Nel 2009 nasce la squadra femminile del club che nel 2015 vince il Campionato Clausura di prima divisione; attualmente, l’undici del Palestino vanta la presenza della giocatrice Rania Sansur, che oltre a essere la prima giocatrice con ascendenza palestinese nel team, è la prima giocatrice del club a essere stata convocata nella selezione nazionale assoluta della Palestina.

Se la squadra femminile ha potuto vantare il recente successo nel campionato cileno, l’undici maschile manca all’appuntamento dal 1978: quest’anno, però, sembrano esserci valide speranze per credere al miracolo. Al di là della competizione sportiva, due squadre portano con orgoglio la bandiera di un popolo che davanti all’indifferenza della comunità internazionale subisce quotidianamente l’annichilimento da parte dello Stato genocida di Israele.

A più di 10.000 chilometri di distanza e legata più che mai alla sua terra d’origine, in Cile una comunità sogna mentre vede i colori della sua bandiera muoversi nello stadio de La Cisterna. In mezzo al dolore di un intero popolo, il Deportivo rappresenta la resistenza della Palestina e il sogno di chi conserva il ricordo della propria terra d’origine. 

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Armando Negro

Laureato in Lingue e Letterature straniere, specializzato in didattiche innovative e contesti indipendentisti. Corrispondente da Barcellona, per L’Indipendente si occupa di politica spagnola, lotte sociali e questioni indipendentiste.

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