martedì 2 Settembre 2025

Sabotaggio all’aereo di von der Leyen, nessuna prova ma i media hanno deciso: è stato Putin

L’episodio del presunto incidente dell’aereo di Ursula von der Leyen, che avrebbe perso il segnale GPS durante l’avvicinamento a Plovdiv, in Bulgaria, è diventato in poche ore un caso mediatico internazionale. La Bulgarian Air Traffic Services Authority ha confermato l’incidente in una dichiarazione al Financial Times, sottolineando che dal febbraio 2022 si è registrato un aumento significativo di episodi di jamming e spoofing GPS, tecniche che disturbano o bloccano i segnali satellitari. La cronaca di un’anomalia tecnica si è trasformata, nei titoli di giornali e agenzie, in una sentenza geopolitica che non lasciava spazio al dubbio: dietro c’è la mano di Mosca. I media italiani e internazionali hanno rilanciato con toni drammatici la notizia dell’“attacco elettronico” russo contro il volo che trasportava Ursula von der Leyen in Bulgaria parlando apertamente di una “guerra ibrida” di Mosca.

Senza attendere verifiche tecniche né rapporti ufficiali, testate come AP, Reuters, Guardian, The Times e Al Jazeera hanno pubblicato articoli che attribuivano la responsabilità alle “interferenze russe”, spesso senza nemmeno usare i condizionali d’obbligo, dando per scontata la matrice moscovita. La stessa linea è stata replicata a cascata da gran parte della stampa occidentale. Anche in Italia, il tam-tam è stato immediato: titoli e sottotitoli parlavano di “attacco deliberato”, “jamming russo”, “provocazione”. Ansa ha titolato “I russi mandano in tilt il Gps del volo di von der Leyen, Mosca: ‘Noi non c’entriamo’”, senza usare condizionali, limitandosi a inserire la smentita del Cremlino. Dogmatico Avvenire: “Attacco informatico russo all’aereo di Von der Leyen, Mosca nega”. Corriere della Sera, il Giornale e Repubblica hanno pubblicato titoli che attribuivano senz’altro la responsabilità a Mosca: “Interferenze Gps dei russi, l’aereo di von der Leyen costretto ad atterrare con le mappe cartacee in Bulgaria”; “Interferenze Gps dei russi, l’aereo di von der Leyen costretto ad atterrare. Il capo dell’esercito tedesco: ‘Colpito anche io’” e “In tilt il volo di von der Leyen. “Un atto di cyberguerra”, a Bruxelles i sospetti su Mosca”, mentre La Stampa ha cavalcato l’onda parlando di “Attacchi elettronici, cresce l’allarme anche in Italia”. Il Sole 24 ore evoca l'”ombra della Russia” e dà per scontato che fantomatici hacker abbiano manomesso il GPS dell’aereo. Nessun segno grafico che suggerisca cautela, nessuna formula dubitativa, nessuna distanza dalle accuse formulate dalle autorità bulgare. Il meccanismo è sempre lo stesso: partire da un sospetto formulato dalle autorità bulgare e trasformarlo in verità assodata, senza fornire alcuna evidenza tecnica.

Eppure, i fatti raccontano un’altra storia. Non esistono rapporti tecnici ufficiali che attestino l’avvenuto disturbo. Non sono state diffuse informazioni sulle frequenze colpite, sulla durata del presunto blackout né sulla tipologia di jammer utilizzato. Non c’è stata alcuna inchiesta internazionale indipendente che abbia confermato le accuse di Sofia. Il velivolo, peraltro, ha continuato a trasmettere regolarmente fino all’atterraggio, senza alcuna deviazione significativa né procedure d’emergenza. Ma nei titoli a nove colonne, la narrazione si è cristallizzata immediatamente: la Russia è colpevole, punto. A gettare ulteriore luce (e scompiglio) è intervenuto un attore insospettabile: Flightradar24. Il servizio che monitora i voli civili e militari in tempo reale ha ricordato che il transponder dell’aereo ha segnalato un valore NIC buono, ovvero una qualità costante del segnale GPS, dal decollo fino all’atterraggio. Sul proprio account ufficiale X, ha precisato: “Alcuni rapporti affermano che l’aereo è stato in un circuito di attesa per 1 ora. Questo è ciò che possiamo dedurre dai nostri dati. Il volo era programmato per durare 1 ora e 48 minuti. Ha impiegato 1 ora e 57 minuti. Il transponder dell’aereo ha segnalato una buona qualità del segnale GPS dal decollo all’atterraggio”. E ancora: “Il segnale del transponder trasmesso dall’aereo contiene un valore NIC. Il valore NIC codifica la qualità e la coerenza dei dati di navigazione ricevuti dall’aereo. Flightradar24 utilizza questi valori NIC per creare la mappa delle interferenze GPS su https://flightradar24.com/data/gps-jamming Il volo con Ursula von der Leyen a bordo ha trasmesso un buon valore NIC dal decollo all’atterraggio”. In altre parole, non c’è traccia di un’interruzione tale da compromettere la navigazione. Un’informazione cruciale, che smentisce la ricostruzione della Commissione europea e del Financial Times secondo cui l’aereo avrebbe atteso più di un’ora per atterrare, completamente ignorata da gran parte dei media che avevano già confezionato la narrativa dell’attacco russo.

Post pubblicato dall’account ufficiale di Flightradar24 su X

Il punto non è negare l’esistenza del jamming. È noto che la Russia, come altri Paesi, abbia già utilizzato tecniche di disturbo in teatri come il Baltico, la Siria e l’Ucraina. In quei casi, le interferenze sono state documentate da analisi tecniche indipendenti, con dati chiari e verificabili. Nel caso del volo di von der Leyen, invece, non c’è nulla di tutto questo. Solo dichiarazioni, sospetti e titoli trasformati in granitiche certezze. Questo episodio è l’ennesima conferma di come la stampa mainstream operi: un evento incerto diventa immediatamente il tassello di un mosaico geopolitico preconfezionato. Non si tratta di fare l’avvocato del diavolo della Russia, ma di rilevare come i princìpi del giornalismo – verifica delle fonti, uso del condizionale, distinzione tra fatti e interpretazioni – vengano spesso sacrificati in nome della propaganda. Mentre i cittadini si ritrovano bombardati da titoli allarmistici, i dati tecnici restano nell’ombra e il dubbio, elemento fondante del pensiero critico, viene sostituito da una convinzione costruita ad arte: il colpevole è sempre lo stesso, Mosca.

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Enrica Perucchietti

Laureata con lode in Filosofia, vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. Collabora con diverse testate e canali di informazione indipendente. È autrice di numerosi saggi di successo. Per L’Indipendente cura la rubrica Anti fakenews.

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4 Commenti

  1. Ma magari!
    Sta cretina, figlia di Hitler, vuole rovinarci a fare armi per cosa??
    Se ci sono armi per distruggere la Terra 15 volte e la metà le ha la Russia, cosa serve che facciamo altre armi, che anche i missili difensivi tipo Patriot non fanno niente e la Bombe nucleari che ci sono distruggono la terra anche se intercettate, semplicemente il Mondo se riceve ovunque sia le 5000 e oltre Bombe Nucleari Russe entra in inverno nucleare praticamente perenne e muore, ma vada in manicomio, brutta strega maligna.

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