Italiani fiancheggiatori del genocidio, ma sempre “brava gente”. Potrebbe essere riassunto così l’atteggiamento del governo Meloni che, mentre continua a bloccare qualsiasi misura contro il governo israeliano in discussione a Bruxelles e a rifiutarsi di riconoscere lo Stato di Palestina, ha annunciato con enfasi l’arrivo negli ospedali italiani di 114 palestinesi, tra cui 31 bambini bisognosi di cure per «ferite ed amputazioni»: ossia per essere curati dagli effetti delle bombe e dei proiettili che l’esercito israeliano continua a scaricare su Gaza con il silenzio complice anche dello stesso governo italiano. «Continueremo a sostenere la popolazione civile di Gaza e a lavorare per raggiungere la pace – ha scritto su X il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che da mesi nega che a Gaza sia in atto un genocidio -. I bambini sono un simbolo di speranza e di futuro: garantire loro cure e assistenza sanitaria è un dovere». Intanto, a Gaza, il numero di bambini uccisi è arrivato a oltre 18mila.
I bambini provenienti dalla Striscia di Gaza, accompagnati da 83 profughi palestinesi, sono arrivati sul suolo italiano mercoledì sera per ricevere urgenti cure mediche. L’operazione sanitaria, la più grande dal gennaio 2024, ha visto l’impiego di tre aerei da trasporto C-130 dell’Aeronautica militare. I voli sono partiti da Pisa, passando per il Cairo e Ramon (Eilat), e hanno portato i piccoli pazienti, affetti da gravi malformazioni congenite o ferite importanti, verso strutture ospedaliere dello Stivale. L’operazione, coordinata dalla presidenza del Consiglio e in collaborazione con vari ministeri e organismi internazionali, si inserisce nel contesto delle attività umanitarie italiane, come il progetto “Food for Gaza”. A presenziare all’arrivo dei profughi c’era il ministro degli Esteri Antonio Tajani. «Ci auguriamo che il buon senso prevalga e finisca la guerra il prima possibile», ha detto ai cronisti sul posto, ribadendo «contrarietà» per la nuova operazione israeliana a Gaza e invitando Hamas a «liberare senza ulteriori perdite di tempo gli ostaggi israeliani».
Sin dal 2023, Tajani aveva sempre preso le parti di Israele. Nel gennaio scorso, quando già si contavano quasi 47mila morti nella Striscia, ai microfoni di Report era arrivato a dichiarare :«Netanyahu non sta commettendo alcun crimine di guerra a Gaza». Poi, negli ultimi tempi, una timida inversione di rotta, mantenendo comunque un eloquente equilibrismo. «Non c’è giuridicamente genocidio, che è una decisione preordinata di sterminare un popolo. Stanno facendo delle cose inaccettabili a Gaza ma non è un genocidio. Quello è ciò che aveva pianificato Hitler contro gli ebrei, che aveva deciso di sterminarli – ha dichiarato lo scorso 7 agosto –. Qui c’è una guerra in corso e si sta colpendo, secondo me, oltre ogni limite la popolazione civile che non ha nulla a che fare con Hamas». Negli ultimi giorni, invece, è uscito con dichiarazioni assai più dure il ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto. In un’intervista a La Stampa, quest’ultimo ha affermato che «a Gaza siamo di fronte alla pura negazione del diritto e dei valori fondanti della nostra civiltà», aggiungendo che «non convince più» la motivazione della «legittima difesa di una democrazia di fronte a un terribile attacco terroristico», e che «contro l’occupazione di Gaza e alcuni atti gravi in Cisgiordania» occorre «prendere decisioni che obblighino Netanyahu a ragionare».
Eppure, nessuna mossa concreta è stata assunta dal governo italiano per contribuire a fermare i massacri in corso in Palesina. Nonostante le parole di condanna di Giorgia Meloni e Antonio Tajani dello scorso luglio dopo quasi due anni di violenze e più di 50mila morti – arrivate, per amor di verità, solo quando l’esercito israeliano ha colpito la Chiesa cattolica della Sacra Famiglia, l’unica presente nella Striscia –, l’Italia non ha infatti intrapreso azioni politiche decisive, come il riconoscimento dello Stato di Palestina o la sospensione dei trattati con Israele. La proposta di fermare la cooperazione militare con Israele e l’interruzione dell’Accordo di associazione UE-Israele è stata ignorata, così come il blocco del commercio di armi verso Israele e la sospensione degli scambi con le colonie israeliane, nonostante il parere della Corte Internazionale di Giustizia. Mentre altri Paesi europei hanno intrapreso azioni simili, come Belgio, Spagna e Regno Unito, il nostro Paese ha impedito misure analoghe, mantenendo una posizione di sostegno implicito a Israele.
Uno l’hanno fatto morire appena artivato: Dal male viene solo male.