Con una sentenza emessa questa mattina, martedì 29 luglio, il TAR della Campania ha annullato l’ordinanza del prefetto di Napoli che prorogava il divieto di stazionamento nelle cosiddette “zone rosse” del capoluogo. La misura era stata introdotta dopo che, nel dicembre dello scorso anno, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi aveva inviato una direttiva ai prefetti italiani, al fine di spingerli ad adottare apposite ordinanze che individuassero le aree urbane nelle quali vietare la presenza di «soggetti pericolosi» o con precedenti penali. Secondo il governo, la misura avrebbe dovuto garantire la tutela della sicurezza urbana e degli spazi pubblici cittadini. Questa mattina, invece, come riferito dal Coordinamento No Zone Rosse Napoli in un comunicato stampa, «il TAR ha giudicato l’esercizio del potere prefettizio privo dei necessari presupposti, illegittimo e lesivo dei principi fondamentali dell’ordinamento costituzionale». Secondo il Tribunale non sussiste, infatti, alcuna emergenza o motivazione «idonea a giustificare l’uso reiterato di poteri prefettizi straordinari».
Il ricorso era stato presentato lo scorso 6 giugno dalle associazioni che formano la rete – tra le quali figurano ASGI (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione), A Buon Diritto e Libridazioni, oltre a cittadini e residenti. Secondo i ricorrenti, il provvedimento rappresenta una grave violazione dei diritti del singolo cittadino, in quanto adotta «misure limitative sulla base di meri indizi o segnalazioni, senza la necessità di un accertamento giudiziario, configurando una presunzione di pericolosità giuridicamente inammissibile». Il team legale che ha presentato il ricorso ha festeggiato la sentenza definendola «una vittoria dello Stato di diritto», per mezzo della quale si sancisce che «il potere straordinario non può diventare regola ordinaria».
La direttiva di Piantedosi, che mirava a sfruttare tutte le possibilità del cosiddetto “DASPO urbano” introdotto dal dl 14/2017, è già stata implementata in molte delle principali città italiane, tra le quali Milano, Roma, Bologna e Firenze. L’obiettivo è quello di vietare, nei pressi delle stazioni o delle aree dove si concentra la movida, lo stazionamento di «soggetti pericolosi», ovvero con precedenti per reati penali contro il patrimonio o la persona, ma anche di persone condannate in via non definitiva nel corso dei cinque anni precedenti per reati analoghi. La norma è contenuta nello stesso decreto Sicurezza, approvato poche settimane fa dal governo. «Nessuna direttiva ministeriale può derogare, neanche di fatto, ai principi di uguaglianza, legalità, presunzione di innocenza e proporzionalità» scrivono le associazioni, che definiscono quella del TAR come «una sentenza che difende la democrazia».
L’ennessima trovata eversiva di un ministro pietoso di un governo indegno!