mercoledì 23 Luglio 2025

Sei ufficiali italiani andranno a processo per la strage di Cutro

Un passaggio cruciale verso la verità sulla morte di decine di migranti è stato compiuto: il Giudice per l’udienza preliminare di Crotone ha rinviato a giudizio sei ufficiali – quattro della Guardia di finanza e due della Guardia costiera – per il naufragio del caicco “Summer Love” avvenuto il 26 febbraio 2023, al largo di Steccato di Cutro, in Calabria. Nell’affondamento persero la vita 94 persone, tra cui 35 minorenni. L’accusa formulata dalla Procura parla di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo, aggravati da gravi negligenze e da un mancato coordinamento tra le forze impegnate nel salvataggio, che avrebbero causato ritardi nelle operazioni di soccorso e nella mancata attivazione del Piano SAR (Search and Rescue) prevista per la drammatica notte in cui si consumò la tragedia.

Il processo di primo grado, che si aprirà il 14 gennaio prossimo a Crotone, dovrà stabilire le responsabilità individuali dei sei ufficiali per i quali la Procura ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio. Si tratta di Giuseppe Grillo (capoturno della sala operativa del Reparto operativo aeronavale di Vibo Valentia), Alberto Lippolis (comandante del ROAN), Antonino Lopresti (ufficiale in comando tattico), Nicolino Vardaro (comandante del Gruppo aeronavale di Taranto), Francesca Perfido (ufficiale di ispezione dell’IMRCC di Roma) e Nicola Nania (in servizio al V MRSC di Reggio Calabria). I magistrati hanno individuato una lunga serie di carenze, tra cui una «mancanza di coordinamento» e difetti nella comunicazione tra Guardia di finanza e Guardia costiera, con relativa violazione delle «regole di ingaggio» stabilite dal regolamento del 2005 e da un accordo tecnico operativo, configurando, secondo l’accusa, vere e proprie «gravi negligenze». La Summer Love aveva lasciato le coste turche con a bordo circa 180 persone, tra cui prevalentemente cittadini afghani e pachistani. La nave si è spezzata a circa 80 metri dalla costa, in condizioni di mare agitato (vento di forza 4-5), piombando in acqua in pochi istanti. Secondo quanto appurato dall’inchiesta, alcuni pescatori costieri furono i primi soccorritori, poiché né la Guardia costiera né la Guardia di finanza erano intervenuti in tempo utile.

La notizia del rinvio a giudizio ha suscitato reazioni contrastanti. Il vicepremier e ministro Matteo Salvini ha commentato sui suoi social network: «Una sola parola: vergogna. Processare sei militari, che ogni giorno rischiano la vita per salvare altre vite. Vergogna». Anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha espresso solidarietà, dicendosi convinto che i militari «dimostreranno la loro innocenza». Mentre le opposizioni auspicano che il processo stabilisca la verità giudiziaria su quanto accadde a Cutro quella notte, secondo l’avvocato Francesco Verri, che assiste le famiglie delle vittime, «se ciascuno avesse fatto il suo dovere, 94 fra donne e uomini, bambine e bambini sarebbero salvi: ora un processo stabilirà le responsabilità individuali. Ma è certo che lo Stato, quella sera, stette a guardare». Oltre al processo contro i membri delle forze dell’ordine, un secondo filone giudiziario ha visto già condannati quattro presunti scafisti, compreso l’autista meccanico Gun Ufuk. Condanne pesanti (tra gli 11 e i 20 anni), per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e naufragio colposo, confermate anche in Cassazione il 11 giugno.

A squarciare il velo di silenzio attorno alle presunte responsabilità statali dietro alla tragedia era già stata un’indagine di Lighthouse Reports, condotta con testate europee tra cui Domani e Le Monde nell’estate del 2023, che aveva accusato Italia e Frontex di gravi omissioni e tentativi di insabbiamento in merito alla strage di Cutro. Il rapporto aveva infatti rivelato che l’imbarcazione “Summer Love” sarebbe stata avvistata sei ore prima del naufragio da un aereo Frontex, che segnalò anche condizioni meteo avverse. Nonostante i segnali di pericolo (maltempo, sovraffollamento, mancanza di salvagenti), spiega l’inchiesta, né l’Italia né Frontex avviarono un’operazione di salvataggio. Il dossier ha accusato inoltre Frontex di aver nascosto testimonianze chiave e ridimensionato il numero di chiamate satellitari ricevute dai naufraghi.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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