A partire dal prossimo anno, i dirigenti di banca avranno un aumento del 31% in busta paga. È stato infatti siglato in via definitiva l’accordo tra i sindacati di categoria e l’Associazione bancaria italiana per il rinnovo del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del settore Credito. Il testo prevede diverse modifiche al CCNL, che vanno da misure per potenziare la formazione dei dipendenti ad adeguamenti di stipendio per tutti i lavoratori del settore. A guadagnare maggiormente, tuttavia, saranno i vertici direzionali. La misura alza la soglia dello stipendio minimo dei dirigenti da 65mila euro a 85mila e interesserà circa 6.300 dirigenti. L’aumento sarà scaglionato in due tornate: la prima è prevista ad agosto e sarà pari a 15mila euro; il passaggio da 80mila a 85mila euro, invece, scatterà il 1° gennaio 2026.
La firma del testo coordinato per il rinnovo del CCNL Credito è arrivata il 14 luglio ed è stata resa nota ieri, 15 luglio; essa fa seguito all’accordo raggiunto il 23 novembre 2023, segnandone l’adozione definitiva. Le novità introdotte dal nuovo Contratto Collettivo sono diverse, ma una delle centrali è proprio l’aumento degli stipendi dei lavoratori e dei dirigenti. Fabi, uno dei sindacati, descrive l’aumento ai dirigenti come una misura che «tiene conto dei profondi mutamenti che hanno interessato l’organizzazione del lavoro, la responsabilità gestionale e le pressioni a cui è sottoposta questa fascia professionale», e dello «stress» a cui i dirigenti dovrebbero fare fronte davanti alle richieste dei vertici aziendali; in generale, tutti i sindacati coinvolti (Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin) utilizzano toni trionfali per descrivere l’accordo, e, malgrado tutti menzionino l’aumento dei dirigenti, c’è chi usa termini più moderati per descriverlo, o chi parla generalmente di un aumento per i dipendenti di ogni fascia.
Oltre all’aumento dei dirigenti, l’accordo prevedeva già a novembre 2023 un aumento di circa il 13% per i dipendenti di terzo e quarto quadro, e del 14% circa per i dipendenti fino al secondo quadro direttivo, con l’eccezione dei dipendenti di quarto livello della terza area, per cui l’aumento è di circa il 15%. Al momento del suo raggiungimento, era stato concordato che anche questi aumenti sarebbero dovuti avvenire in diverse tornate, quasi tutte già passate; l’ultimo scatterà a marzo 2026. Nell’ambito di questi aumenti, l’intervento di cui i sindacati hanno più parlato è quello dei lavoratori del quarto livello della terza area, che coinvolge circa 170mila bancari; per loro, l’aumento concordato a novembre è pari a 435 euro, circa un dodicesimo di quello previsto per i dirigenti bancari, e in proporzione meno della metà. In aggiunta agli aumenti, l’accordo prevede anche un potenziamento della formazione professionale dei dipendenti di banca, porta il periodo di aspettativa a 24 mesi, fissa il periodo di prova per le nuove assunzioni a non più di sei mesi e garantisce la retribuzione piena per le gravidanze a rischio.