La Cina sta giocando un ruolo sempre più centrale nella ridefinizione degli equilibri finanziari globali, e le recenti dichiarazioni del governatore della Banca Popolare Cinese, Pan Gongsheng, non lasciano dubbi sulla direzione intrapresa da Pechino. L’impegno ad espandere l’uso internazionale dello yuan digitale (e-CNY) e la richiesta esplicita di un sistema valutario globale multipolare non sono semplici proclami, ma tasselli fondamentali in un disegno geopolitico ben più ampio: la progressiva de-dollarizzazione e la creazione di un nuovo ordine mondiale, il quale, come già abbiamo avuto modo di scrivere, passa (anche) dalla moneta. Il potere egemonico degli Stati Uniti è stato a lungo sostenuto dal dominio del dollaro nel sistema finanziario globale, un’egemonia consolidata prima dagli accordi di Bretton Woods e poi dal sistema dei “petrodollari”. Tuttavia, l’erosione di questo potere è diventata un obiettivo chiave per sottrarsi dall’orbita finanziaria statunitense e costruire una vera indipendenza economica e politica. È in questo contesto che si inserisce la promozione dello yuan digitale da parte della Cina.
Pan Gongsheng ha annunciato l’istituzione di un centro operativo internazionale per l’e-CNY a Shanghai, sottolineando come le tecnologie digitali abbiano esposto le debolezze dei tradizionali sistemi di pagamento transfrontalieri. Questi, a suo dire, come riportato da Reuters, possono essere «facilmente politicizzati e armati» e «utilizzati come strumento per sanzioni unilaterali, danneggiando l’ordine economico e finanziario globale». Questa visione trova un’eco perfetta nelle motivazioni che spingono numerosi paesi a cercare alternative al dollaro, in particolare dopo la reazione internazionale alle sanzioni imposte da Washington nei confronti della Russia, e più in generale l’utilizzo del dollaro come “arma finanziaria”, ha accelerato la ricerca di circuiti finanziari alternativi al sistema SWIFT, inclusa l’esplorazione delle criptovalute. Altra conferma a supporto di questo la recente, e non ancora conclusa, guerra commerciale mondiale di Trump. L’ambizione della Cina di far diventare lo yuan una valuta globale non è nuova, ma sta acquisendo nuovo slancio. Alla metà del giugno appena trascorso, sei banche straniere – Standard Bank, African Export-Import Bank, First Abu Dhabi Bank, Eldik Bank, United Overseas Bank e Bangkok Bank – si sono unite al sistema di pagamento interbancario transfrontaliero cinese (CIPS), in un chiaro segnale di espansione dell’uso dello yuan nel commercio globale.
Almeno il 70% degli accordi commerciali tra Russia e Cina avviene in rubli o yuan, mentre il ministero delle finanze russo, come riportava TRT World già lo scorso anno, sostiene che si siano raggiunti picchi del 90%. Intanto l’India sta spingendo per l’internazionalizzazione della rupia. Dunque, il gruppo BRICS è in prima linea nel processo di de-dollarizzazione e di cambiamento degli equilibri economici, valutari e finanziari globali. In cantiere c’è anche la creazione di una nuova valuta internazionale, potenzialmente digitale e legata a un paniere di valute o a materie prime come l’oro. Un impulso significativo a questo processo viene anche dal parziale allontanamento delle monarchie del Golfo rispetto agli Stati Uniti. La possibilità per i sauditi di commerciare petrolio con la Cina in yuan, mettendo in discussione il meccanismo dei petrodollari a favore del petroyuan, rappresenta un duro colpo all’egemonia americana. La Cina sta attivamente incentivando questa de-dollarizzazione, come dimostrato dall’espansione del suo sistema di pagamento interbancario transfrontaliero alla regione del Consiglio di Cooperazione del Golfo.
La creazione di un mondo multipolare dipende intrinsecamente da un cambiamento nel sistema finanziario globale. L’internazionalizzazione dello yuan digitale, promossa con determinazione da Pechino, è un elemento cruciale in questa trasformazione. Sebbene la strada verso una piena de-dollarizzazione e la realizzazione di una moneta comune BRICS sia ancora lunga e complessa, il processo è chiaramente avviato. La sfida lanciata all’Occidente liberale dai paesi del Sud Globale, con la Cina in veste di leader globale, è una delle più significative nel rimodellare gli equilibri di potere del XXI secolo.
Tranquilli noi abbiamo l’euro, totalmente insignificante.