domenica 8 Giugno 2025

In Francia i siti porno si oscurano per protesta contro le nuove leggi del governo

A partire dal 4 giugno 2025, Aylo – il gruppo canadese proprietario di portali come PornHub e YouPorn – ha deciso di oscurare agli utenti francesi l’accesso ai suoi siti. La ragione risiede nella nuova legge entrata in vigore in Francia: dal 6 giugno infatti i siti a contenuto erotico sono obbligati a verificare l’età degli utenti tramite servizi terzi, così da impedire ai minori di accedere. Questo scontro riflette una crescente pressione da parte delle autorità pubbliche nei confronti dell’industria pornografica, una dinamica che solleva interrogativi sul futuro della privacy digitale e che potrebbe presto estendersi ad altre piattaforme online.

La legge, approvata a maggio 2024 e applicabile dal 6 giugno, non impone una modalità specifica per la verifica dell’età, ma chiede di appoggiarsi a terze parti che offrono soluzioni basate sull’uso della carta di credito, sul riconoscimento facciale via webcam o sul controllo diretto dei documenti d’identità. Queste tecniche, opportunamente gestite, dovrebbero garantirebbe un “doppio anonimato” tra sito, utente e verificatore, tutelando la privacy.

Aylo, da parte sua, ha scelto di non adeguarsi ai requisiti previsti, preferendo sospendere volontariamente i propri servizi in Francia piuttosto che rischiare un blocco imposto attraverso una sentenza di tribunale. La posta in gioco è significativa: la Francia rappresenta il secondo mercato mondiale per PornHub, superata solo dagli Stati Uniti. Secondo ARCOM – l’autorità francese per i media digitali – ogni mese circa 2,3 milioni di minori francesi accedono a contenuti pornografici, pari al 12% dell’utenza nazionale, una percentuale in costante aumento.

Va chiarito che Aylo non porta avanti una crociata ideologica, piuttosto non vuole rinunciare al traffico generato dagli utenti più giovani, né farsi carico dei costi e delle responsabilità che deriverebbero dalla gestione del processo di verifica. Pur dichiarandosi favorevole ai meccanismi di controllo dell’età, Aylo sostiene infatti che il compito dovrebbe ricadere su soggetti più strutturati, come Google, Apple o Microsoft, integrandolo direttamente nei sistemi operativi.

Molteplici studi segnalano che un’esposizione precoce e ripetuta alla pornografia può influenzare negativamente la salute mentale e la vita relazionale dei più giovani, un tema che richiede prima o poi risposte concrete. Tuttavia, l’organizzazione European Digital Rights (EDRi) ritiene che l’approccio basato sull’identificazione degli utenti è sproporzionato: non solo inefficace – perché facilmente aggirabile – ma anche potenzialmente pericoloso, poiché apre nuovi scenari di rischio legati alla raccolta e gestione di dati sensibili, inoltre potrebbe introdurre barriere discriminatorie verso chi non dispone dei documenti richiesti per accedere.

Il dibattito non si ferma ai confini francesi. Negli Stati Uniti, seguendo l’indirizzo tracciato dal manifesto conservatore Project 2025 della Heritage Foundation, diciannove Stati hanno approvato normative simili, imponendo il controllo dell’identità anagrafica per accedere ai siti per adulti. un genere di intervento che spesso ha come effetto collaterale un’impennata nell’uso di VPN, strumenti che consentono di mascherare la posizione geografica dei dispositivi. Anche in Europa il fronte si allarga: la Commissione Europea ha avviato un’indagine per valutare se le principali piattaforme pornografiche rispettino gli obblighi previsti dal Digital Services Act, ma nel frattempo diversi Stati membri stanno intervenendo in autonomia.

In Italia, seguendo l’impronta del cosiddetto Decreto Caivano, lo scorso aprile l’AGCOM ha varato un nuovo regolamento che impone a PornHub e piattaforme affini l’adozione di sistemi per la verifica dell’età degli utenti. Nel frattempo, senza ancora disporre di evidenze solide sull’efficacia dell’identificazione nell’effettiva tutela dei più giovani, anche Francia, Grecia e Spagna stanno sollecitando soluzioni che costringano piattaforme come TikTok, Instagram e altri social a far rispettare con maggiore rigore le regole sull’accesso dei minori. Questo genere di indirizzo normativo rischia di tradursi in una progressiva estensione delle pratiche di controllo anagrafico, che – se applicata anche ai social network – potrebbe avere conseguenze rilevanti, coinvolgendo praticamente chiunque abbia mai creato un profilo online.

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Walter Ferri

Giornalista milanese, per L’Indipendente si occupa della stesura di articoli di analisi nel campo della tecnologia, dei diritti informatici, della privacy e dei nuovi media, indagando le implicazioni sociali ed etiche delle nuove tecnologie. È coautore e curatore del libro Sopravvivere nell'era dell'Intelligenza Artificiale.

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1 commento

  1. Vista la possibilità di fare porno generato dalla intelligenza artificiale, praticamente riedizione futuristica di Milo Manara, non si capisce perché una società mutandona non debba permettere la visione ai minori con l’avvertenza che non vi è nulla di erotico, ma sono solo algoritmi matematici che ingannano la loro mente se non viene addestrata ad ignorarli vedendoli per quello che sono: Solo pixel.

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