La Cina ha creato una nuova organizzazione giuridica internazionale per risolvere pacificamente le dispute tra gli Stati e il nuovo organismo è stato istituito pochi giorni fa a Hong Kong attraverso la firma della Convenzione sull’istituzione dell’Organizzazione Internazionale per la Mediazione (OIMed). La Convenzione è stata firmata da 32 Paesi, che sono diventati così membri fondatori dell’OIMed, e alla cerimonia hanno presenziato i rappresentanti di oltre 50 nazioni e di 20 organizzazioni internazionali. Secondo l’agenzia britannica Reuters, Indonesia, Pakistan, Laos, Cambogia e Serbia erano tra i paesi presenti alla cerimonia della firma. Come ha spiegato il diplomatico cinese, Wang Yi, che ha tenuto il discorso di apertura alla cerimonia, «L’istituzione dell’OIMed rappresenta l’attuazione concreta degli scopi e dei principi della Carta delle Nazioni Unite». Un’affermazione che implicitamente mette subito in evidenza come le Nazioni Unite non siano riuscite a mettere in pratica i loro stessi scopi e principi, situazione per la quale le cosiddette potenze emergenti da tempo stanno cercando una soluzione. In un contesto in cui le divergenze commerciali e territoriali tra gli Stati sono sempre più accentuate e allarmanti, l’OIMed vuole porsi come un nuovo valido strumento di risoluzione dei conflitti e delle controversie, basato sul principio tipicamente cinese del “win-win”.
L’istituzione dell’OIMed è iniziata tre anni fa grazie all’iniziativa della Cina e di altri Paesi con una visione simile a quella di Pechino. Il suo obiettivo è risolvere i conflitti attraverso la mediazione superando «la mentalità a somma zero del “se perdi, vinco io”», come ha spiegato Yi. Lo stesso ha anche affermato che «La mediazione, come chiaramente affermato nell’articolo 33 della Carta, è uno dei primi mezzi da sperimentare per cercare soluzioni pacifiche alle controversie internazionali. Tuttavia, finora non esiste ancora un’organizzazione giuridica intergovernativa in questo campo». La sede centrale dell’OIMed sarà ospitata a Hong Kong: «Geograficamente, Hong Kong gode del pieno supporto della Cina continentale, fungendo da porta d’accesso e intermediario tra Oriente e Occidente. L’IOMed offre opportunità a professionisti e talenti che iniziano o proseguono la loro carriera a Hong Kong», ha affermato Chu Kar-kin, membro dell’Associazione Cinese di Studi su Hong Kong e Macao, aggiungendo che il nuovo organismo segna un nuovo capitolo nella risoluzione globale delle controversie.
La nascita della nuova organizzazione avviene in un contesto di tensioni globali e potenziali cambiamenti epocali nel quadro geopolitico e commerciale internazionale. L’unilateralità delle decisioni dei Paesi occidentali – incarnata nel “sistema basato sulle regole” – l’incapacità dell’ONU di far rispettare il diritto internazionale e la guerra commerciale iniziata dal presidente statunitense Donald Trump ha accelerato un processo in atto da tempo: quello della costruzione di un nuovo ordine internazionale basato anche su nuovi organismi intergovernativi che progressivamente possano sostituire o affiancare quelli nati all’indomani della Seconda guerra mondiale e dominati di fatto dai Paesi occidentali. Tra questi si annoverano sicuramente l’ONU, ma anche le cosiddette istituzioni di Bretton Woods, come il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca mondiale. In questo contesto, come spiega la Reuters, “il gruppo di mediazione potrebbe accrescere l’influenza della Cina a livello internazionale e promuovere un ruolo più assertivo della seconda economia mondiale nella governance globale”. Ciò significa che l’istituzione dell’OIMed può rappresentare un nuovo passo avanti nel superamento dell’unipolarismo a guida americana, nella direzione di una redistribuzione del potere in cui il mondo asiatico, e la Cina in particolare, svolgerebbe un ruolo di primo piano.
La volontà di trovare un atteggiamento verso la risoluzione dei conflitti diverso da quello Occidentale, costruendo una nuova governance plasmata su una forma mentis orientata al vantaggio reciproco e alla parità di condizioni tra le nazioni domina lo spirito con cui è stata istituita l’organizzazione. È evidente, in particolare, la presa di distanza dall’approccio occidentale, confermata dal vicepreside della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Minzu di Pechino, Tian Feilong, secondo cui «La mediazione incarna il nucleo della cultura giuridica tradizionale cinese. A differenza della natura conflittuale del contenzioso e dell’arbitrato di matrice occidentale, la mediazione privilegia il consenso, la riconciliazione e la comprensione reciproca. Questo approccio offre vantaggi unici nella risoluzione delle controversie, nella riduzione delle divisioni, nel rafforzamento del capitale sociale internazionale e nella costruzione di un ordine globale più cooperativo».
L’iniziativa di Pechino di istituire un nuovo organismo giuridico internazionale è in linea con l’obiettivo dei BRICS – il gruppo di economie mondiali “emergenti” di cui fa parte la stessa Cina – di porre le basi per un nuovo ordine globale, “libero” dall’egemonia occidentale e incentrato sul multipolarismo. In questo senso, i Paesi aderenti al gruppo che si è rapidamente espanso negli ultimi anni hanno anche stabilito la necessità di riformare le Nazioni Unite. Affinché la nuova organizzazione sia legittimata ci vorrà tempo, ma è chiara la volontà dei Paesi del Sud globale e della Cina di superare il modello unipolare occidentale. «Per crescere e prosperare, questo germoglio ha bisogno della cura e del sostegno della comunità internazionale. La Cina attende con ansia la rapida ratifica della Convenzione da parte dei firmatari e accoglie con favore la partecipazione attiva di altri Paesi», ha dichiarato Wang Yi.