martedì 30 Dicembre 2025

La grande abbuffata del riarmo: dalle aziende 5 miliardi di utili agli azionisti

Il settore della difesa europeo sta vivendo una stagione di guadagni senza precedenti, con gli azionisti dei principali gruppi che nel 2025 incasseranno una remunerazione record di 5 miliardi di euro, la cifra più alta degli ultimi dieci anni. Secondo un’analisi svolta da Vertical Research Partners per il Financial Times, la crescita è spinta dall’impennata della spesa militare globale dopo l’invasione russa dell’Ucraina, un contesto che si traduce in un flusso continuo di commesse per i produttori di armamenti. L’analisi segnala anche un aumento degli investimenti in produzione e ricerca e sviluppo, mentre negli Stati Uniti i dividendi del settore difensivo sono in calo.

Fra i gruppi che hanno fatto registrare i maggiori guadagni figurano Bae Systems, Thales, Dassault, Rheinmetall, Leonardo, Babcock, Saab e Hensoldt. Aziende che stanno anche rinforzando gli investimenti: Vertical Research stima che la quota di ricavi destinata a spesa in conto capitale e ricerca e sviluppo sia salita dal 6,4% al 7,9% rispetto al periodo precedente l’invasione russa. In Italia, il caso più emblematico è Leonardo: nei primi nove mesi del 2025 il gruppo ha riportato ricavi per 13,4 miliardi di euro (+11,3%), un EBITA di 945 milioni (+18,9%) e un utile netto ordinario di 466 milioni (+28%); il portafoglio ordini è stato riportato a circa 47,3 miliardi, con una copertura produttiva superiore a due anni e mezzo. Sempre nel 2025 Leonardo ha staccato una cedola (a valere sul bilancio 2024) di 0,52 euro per azione. 

Tale tendenza segna una differenza rispetto alla dinamica osservata negli Stati Uniti, dove, dopo il picco del 2023, i rendimenti per gli azionisti dei principali contractor sono diminuiti e gli investimenti hanno registrato un lieve calo. Oltreoceano, il settore è finito sotto accusa con il sospetto di privilegiare i riacquisti di azioni a scapito della capacità produttiva. L’ex presidente Donald Trump ha sollecitato i contractor a investire di più, mentre il segretario al Tesoro Scott Bessent ha parlato di aziende «gravemente in ritardo nelle consegne» e invocato «un po’ più di ricerca e un po’ meno riacquisti di azioni». Secondo gli analisti di Vertical Research, tuttavia, l’idea che l’industria Usa stia sottoinvestendo o «facendo profitti eccessivi» «non è supportata dai fatti», dal momento che «i riacquisti di azioni e i dividendi, come quota della capitalizzazione di mercato, si sono quasi dimezzati negli ultimi due anni».

In Europa, il quadro è trainato da piani di riarmo monumentali. La Germania, ad esempio, ha varato un maxi-piano decennale da 1.000 miliardi di euro per le forze armate, con investimenti stabilmente superiori al 2% del Pil. L’Italia, dal canto suo, ha richiesto 14,9 miliardi di euro di prestiti al fondo europeo Safe per potenziare la propria industria della difesa. Questi sforzi nazionali si inseriscono in un contesto più ampio: la Commissione Europea programma investimenti per circa 6.800 miliardi entro il 2035, mentre la Nato ha fissato l’obiettivo di portare la spesa per la difesa al 5% del Pil degli alleati entro la stessa data.

Nel frattempo, però, la società civile non sta a guardare. Da mesi, infatti, numerose organizzazioni europee sono impegnate nella campagna “Stop ReArm Europe”, evidenziando come il piano di riarmo «andrà solo a beneficio dei produttori di armi in Europa, negli Stati Uniti e altrove». In Italia, nell’ambito della medesima iniziativa, una vasta coalizione composta da 500 organizzazioni sociali, sindacali e politiche ha tenuto lo scorso 18 dicembre un’assemblea online dal titolo emblematico “Se vuoi la Pace, prepara la Pace“, prima tappa di un percorso che culminerà in un’assemblea nazionale a Bologna i prossimi 24 e 25 gennaio. Finalità dei promotori – tra cui Sbilanciamoci, Rete Italiana Pace e Disarmo, Greenpeace e Arci – è creare una convergenza per fermare quella che definiscono una pericolosa spirale di militarizzazione, che sottrae risorse allo stato sociale e minaccia la pace stessa.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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