martedì 30 Dicembre 2025

“Dust”: l’impresa in solitaria di Lorenzo Barone tra deserto, oceano e giungla amazzonica

Arrivare fino al limite estremo che il corpo e la mente umana possono sopportare, per poi spingerlo un po’ più in là. Potremmo riassumere con questa frase l’attitudine di Lorenzo Barone, avventuriero 28enne sempre alla ricerca di nuove prove – durissime per i percorsi, le durate e gli ostacoli sul tragitto – con cui misurarsi in solitaria, senza nessun aiuto esterno. Su Instagram si descrive come colui che ha passato più di mille notti in tenda in giro per il mondo ed è noto per aver percorso fino ad oggi oltre 100mila chilometri grazie alle sue sole forze, camminando, andando in bici o in canoa, in più di 60 Paesi del mondo.

Ma se già ci ha abituato a realizzare imprese che sembrano andare oltre le capacità umane, l’ultima avventura intrapresa va ben oltre qualsiasi immaginazione. Il progetto, che prende il nome di “Dust, la via della sabbia”, si basa su 4 grandi tappe. La prima, da poco conclusa, ha visto Lorenzo attraversare in bici il deserto del Sahara. In 19 giorni e mezzo ha percorso la bellezza di 3341 km di dune e sabbia per arrivare a Dakhla. «Nelle ultime settimane ho attraversato in bici foreste, montagne, oasi e zone desertiche. Sono stato ospite dei nomadi, ho fatto a gara con i ragazzini in bici dei villaggi e ho bevuto tè con sconosciuti che mi hanno aperto casa», ha scritto sui social spiegando che: «Ogni giorno ho registrato e trascritto brevi audio con sensazioni, emozioni e resoconti dettagliati. Se riuscirò a portare a termine ciò che ho iniziato, forse da tutto questo nascerà qualcosa che rimarrà nel tempo».

Da qui partirà la seconda tappa, che prevede nientemeno che l’attraversamento dell’oceano Atlantico in canoa, a remi. «Quando ho raggiunto la costa, vedere l’Atlantico davanti a me è stata un’emozione enorme. In tutti i miei viaggi quel blu e quell’orizzonte sconfinato sono sempre stati un limite invalicabile. Pensare che questa volta proverò a superarlo mi terrorizza, ma allo stesso tempo mi affascina», ha scritto. Nell’ultimo post fatto ad oggi sui social prima di iniziare la traversata, spiega: «Sono partito da Nouadhibou, in Mauritania. Ancora vedo le luci all’orizzonte e questi sono gli ultimi attimi in cui ho ancora connessione internet. Davanti a me l’Oceano Atlantico che tenterò di attraversare in barca a remi, in solitaria». Per chi se lo chiedesse: «Niente vela, niente motore, niente supporti esterni, niente pilota automatico e niente internet. Solo una barca in compensato marino e tutta l’attrezzatura di sicurezza necessaria, eliminando il superfluo. È un’esperienza che volevo vivere da tempo nella sua forma più cruda e vera, ora ho modo di farlo. Per chi vorrà seguirmi, l’unico modo è tramite la posizione GPS che traccerà la mia rotta».

Attualmente Lorenzo ha percorso circa 1500 km, e si trova a circa un terzo del tragitto per arrivare in Sud America e iniziare la terza tappa, che prevede l’attraversamento della giungla amazzonica e, infine, le Ande, con la scalata alla vetta del vulcano più alto al mondo, l’Ojos del Salado (6.893 m). Per dirla con le sue parole, scritte prima di partire: «L’obiettivo è attraversare il Sahara, l’Atlantico, l’Amazzonia e le Ande interamente e consecutivamente a propulsione umana, tutte senza supporto esterno, seguendo il viaggio delle polveri sahariane che fertilizzano la foresta amazzonica. Questa estate ho attraversato la depressione di Bodélé, in Ciad (nella foto di copertina, NdA), per raccogliere un primo campione di polvere nel luogo dove tutto ha inizio. Verrà analizzato e, al mio ritorno, con i sedimenti raccolti in Amazzonia si effettueranno ulteriori studi».

Fondamentale, in tutto questo, è stata la certosina preparazione, fisica, mentale, del viaggio e dell’attrezzatura, che ha richiesto «un anno e mezzo di lavoro, pianificazione, burocrazia, allenamenti e logistica per dare forma a quattro spedizioni in una». Anche perché Lorenzo non ha un team alle spalle, e si è fatto aiutare da sponsor per la parte economica e da amici o familiari per tutto il resto. E le cose da organizzare non erano poche: «Logistica, allenamenti, scelta e modifiche dell’attrezzatura, preparazione documenti e burocrazia, foto, video, editing, testi, email, colloqui, eventi, collaborazioni, contratti, fatture, calcoli provviste e ricambi, gestione del budget, manutenzione, controllo attrezzatura e modifiche, ottenimento codici, attivazione dispositivi, pianificazione rotte, ricerca contatti locali, coordinamento spedizioni, valutazione rischi, gestione emergenze con piani A-B-C, controllo e studio del meteo, spostamenti per valutazione imbarcazioni in UK e Francia, ecc.», racconta. «Ho passato inoltre ore, giorni e settimane per trovare o attendere le offerte più economiche, così da ridurre i costi al minimo, dai siti dell’usato agli sconti sulle scorte di cibo al supermercato».

Negli anni ha sottolineato più volte l’importanza della fase dei preparativi perché «può essere più intensa dell’avventura stessa, e questo mi affascina. Perché pedalare, camminare, pagaiare, sciare o remare… Quello, in fondo, potrebbe farlo chiunque».  Chiunque in grado di gestire la propria mente in questo modo. Perché superare se stessi, o i limiti che altri hanno fissato per noi, spostando l’asticella sempre un po’ più in là, non è solo una questione di fisico, ma è soprattutto mentale. È nella testa che tutto accade, che si percepisce la fatica, la solitudine e le difficoltà. Ed è nella testa che uno può trovare le risposte, i giusti stimoli, e la forza di andare oltre per scrivere una pagina nuova nella storia delle imprese straordinarie.

«C’è chi ha paura di morire e chi di non vivere», racconta in una video-intervista realizzata dal giornalista Matteo Gracis, che l’ha incontrato nei giorni prima della partenza. «Non vorrei arrivare a 70 o 80 anni e, guardandomi indietro, avere il pensiero che avere potuto vivermela meglio».

Avatar photo

Mario Catania

Giornalista professionista freelance, specializzato in cannabis, ambiente e sostenibilità, alterna la scrittura a lunghe camminate nella natura.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

Articoli correlati

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

Articoli nella stessa categoria