Con il nono pacchetto di semplificazione normativa, la Commissione europea ha proposto un allentamento delle regole su pesticidi e prodotti chimici agricoli, presentato come misura per ridurre costi e burocrazia. Secondo la Commissione europea, il pacchetto consentirebbe risparmi annui per oltre 1 miliardo di euro alle imprese e alle amministrazioni. Tra le misure figurano l’estensione a tempo indeterminato di alcune autorizzazioni fitosanitarie, il raddoppio dei periodi di tolleranza per pesticidi vietati fino a tre anni e procedure accelerate per i biopesticidi. Le organizzazioni ambientaliste denunciano una deregolamentazione pericolosa, mentre Bruxelles difende la riforma come risposta alle richieste degli Stati membri e del settore agricolo.
Le modifiche più allarmanti toccano il ciclo di vita delle autorizzazioni. Attualmente, i pesticidi ricevono un primo via libera della durata di 10 anni, con un rinnovo possibile dopo 15 anni previa una nuova valutazione dei rischi. Nella bozza trapelata a novembre la Commissione aveva ipotizzato scenari in cui molte autorizzazioni sarebbero state estese senza i cicli di revisione ordinari; tale bozza parlava di una copertura molto ampia (si è citato anche «a circa il 90 per cento delle sostanze attive approvate») ma questa formulazione proveniva da un documento non definitivo e ha suscitato forti contestazioni. La nuova proposta introduce la possibilità di autorizzazioni a tempo indeterminato per una vasta gamma di sostanze. Dopo le proteste della comunità scientifica e della società civile, la Commissione ha in parte moderato la formulazione ufficiale, prevedendo ora una «rivalutazione mirata» per le sostanze con lacune nei dati o classificate come «candidate alla sostituzione», ma rimane la preoccupazione che il principio della rivalutazione periodica obbligatoria venga indebolito.
Altro punto critico è il raddoppio del cosiddetto “periodo di tolleranza”. Oggi, quando un pesticida viene vietato, può rimanere sul mercato per un certo periodo prima di essere ritirato. La Commissione propone di estendere questo termine a due anni per la distribuzione e la vendita, più un anno supplementare per l’utilizzo delle scorte esistenti, portando il totale a un massimo di tre anni. Questa estensione è giustificata dall’esecutivo con la necessità di dare tempo agli Stati membri di trovare alternative praticabili, ma è fortemente contestata da ONG e scienziati per il rischio di prolungare l’esposizione a sostanze pericolose. La proposta contiene inoltre una clausola particolarmente ambigua che limita l’autonomia degli Stati membri. Essa stabilisce che «gli Stati membri dovranno basarsi sull’ultima valutazione condotta a livello dell’UE», impedendo di fatto alle autorità nazionali di considerare studi scientifici indipendenti e più recenti non ancora integrati nei pareri dell’Agenzia europea per la sicurezza alimentare (EFSA) o dell’Agenzia europea per le sostanze chimiche (ECHA).
Il pacchetto non contiene solo elementi di deregolamentazione. Una misura presentata in positivo è l’accelerazione delle procedure per l’accesso al mercato dei biopesticidi, strumenti alternativi alla chimica di sintesi. Il commissario per la Salute, Olivér Várhelyi, sottolinea che così gli agricoltori «avranno a disposizione strumenti più numerosi e migliori per proteggere efficacemente le loro culture e i loro prodotti». Tuttavia, gli esperti di PAN Europe mettono in guardia: la proposta introduce «un’ampia definizione di sostanze di controllo biologico» che include anche analoghi sintetici progettati per imitare i composti naturali, i quali possono avere «diversi profili di tossicità o impatti ecologici».
Nello specifico, Bruxelles presenta l’intervento come un insieme di misure «volte a razionalizzare e semplificare la legislazione dell’UE in materia di sicurezza alimentare e dei mangimi», evidenziando il potenziale effetto sui costi (oltre un miliardo in costi di conformità, 428 milioni di euro all’anno di risparmi per le imprese e 661 milioni per le amministrazioni nazionali). Il vicepresidente Valdis Dombrovskis, tra le altre cose, sostiene che le proposte «eliminano le sovrapposizioni nei requisiti e nella rendicontazione, affrontano le incertezze giuridiche ed eliminano le procedure che avevano scarso valore aggiunto». Anche il commissario per la Salute incoraggia l’innovazione: gli agricoltori — dice Olivér Várhelyi — «avranno a disposizione strumenti più numerosi e migliori per proteggere efficacemente le loro culture e i loro prodotti».
Dieci associazioni italiane, tra cui Greenpeace, WWF e LIPU, denunciano invece che queste riforme fanno parte di «un più ampio atteggiamento dell’attuale Commissione Von der Leyen, che si sta piegando alle richieste dell’agroindustria, dando priorità ai profitti a breve termine di pochi». In un appello congiunto, chiedono ai cittadini di mobilitarsi per fermare la deriva deregolamentatrice e chiedere all’Europa di rafforzare, anziché indebolire, la transizione verso un’agricoltura libera dai pesticidi.




