martedì 23 Dicembre 2025

Leonardo Maria Del Vecchio: l’ereditiere che sta cercando di costruire un impero mediatico

Dopo il tentativo di ingresso nel gruppo Gedi, editore tra gli altri di la Repubblica e La Stampa, Leonardo Maria Del Vecchio mette ora un piede nel cuore dell’editoria italiana acquisendo il 30 per cento de Il Giornale, attraverso la sua holding di investimento LMDV. L’entrata del quartogenito del fondatore di Luxottica nel giornale fondato da Indro Montanelli nel 1974 inaugura la creazione di un impero mediatico e riattiva un copione ricorrente della storia economica italiana: il passaggio dei grandi patrimoni familiari dall’industria e dalla finanza al controllo dei luoghi in cui si forma e si orienta il discorso pubblico.

In un Paese attraversato da una crisi strutturale dell’editoria, l’arrivo di un azionista “forte” non porta solo capitali, ma ridefinisce equilibri, pone interrogativi sull’indipendenza delle redazioni e riapre il tema, mai risolto, del pluralismo reale dell’informazione. Prima di virare “a destra” con l’accordo sul Giornale, Del Vecchio aveva presentato un’offerta da circa 140 milioni di euro per le testate del gruppo Gedi, rifiutata da John Elkann. Archiviata quella trattativa, l’ereditiere ha chiuso l’ingresso nel quotidiano milanese per una cifra stimata intorno ai 30 milioni, affiancando Antonio Angelucci, già proprietario di altre testate e parlamentare della Lega. Parallelamente, sono proseguono le interlocuzioni per l’acquisto della maggioranza di QN – Il Giorno, Il Resto del Carlino, La Nazione – controllata dalla famiglia Monti Riffeser. Letta nel suo insieme, la strategia appare coerente, volta a costruire una presenza trasversale nell’editoria nazionale, nonostante un comparto che non promette rendimenti elevati, ma offre prestigio, relazioni e una capacità indiretta di incidere sull’agenda pubblica e politica. Le reazioni dei media all’operazione non si sono fatte attendere: è il caso di Repubblica, che ha proposto un ritratto insolitamente severo di Del Vecchio una volta passato alla “concorrenza”, quando in passato aveva adottato per lui toni lusinghieri dalle sue stesse colonne.

Leonardo Maria Del Vecchio, già in grado di esercitare un peso significativo sulle pagine economiche dei principali quotidiani del Paese, era finito lo scorso anno al centro della cronaca giudiziaria, con l’accusa di aver fatto sorvegliare alcuni familiari, contestata dall’interessato e tuttora al vaglio della magistratura. Se la sua immagine pubblica è spesso associata a quella di un giovane ereditiere, deciso e ambizioso, un ritratto più critico emerge facendo i conti in tasca al quarto dei sei figli del fondatore di Luxottica. Negli ultimi anni, il rampollo ha adottato una strategia di espansione basata su un significativo ricorso all’indebitamento, con passivi che superano diverse centinaia di milioni di euro. Del Vecchio è capo delle strategie di EssilorLuxottica e presidente di Ray-Ban, ma gli investimenti personali passano attraverso LMDV Capital Srl, che controlla altre 17 società. Ed è proprio sulla sua holding che grava una parte consistente di questi debiti. Il bilancio 2024, approvato a fine ottobre, chiude con ricavi di 66,9 milioni di euro e il primo utile netto di appena 31.917 euro dopo le perdite di -1,855 milioni del 2023 e -1.129 euro del 2022, l’anno di avvio. Il patrimonio netto ammonta a 156,443 milioni di euro, di cui però 146,728 milioni di euro è indisponibile, accantonata a riserva di rivalutazione. I debiti della holding – saliti da 92 a 358 milioni – sono finanziati in parte con prestiti bancari e in parte tramite obbligazioni interne garantite dallo stesso Del Vecchio tramite fideiussioni personali. Il ricorso alla leva finanziaria non si limita ai soli prestiti, ma coinvolge anche garanzie personali rilasciate a favore di importanti istituti di credito, a testimonianza di una elevata esposizione individuale nel sostegno della holding. Questi debiti, sebbene coperti da asset e partecipazioni di valore, delineano un quadro in cui la liquidità “reale” e la solidità finanziaria appaiono meno scontate di quanto il patrimonio familiare possa far credere.

In questo contesto, l’ingresso in un settore poco redditizio come quello dell’editoria assume una valenza ulteriore: non solo una mossa di prestigio, ma anche un tentativo di rafforzare notorietà e relazioni in una fase in cui la struttura finanziaria personale e societaria è sotto pressione. Leonardo Maria Del Vecchio potrà anche rivendicare autonomia e buone intenzioni, ma finché l’editoria resterà terreno di conquista delle grandi famiglie, ogni promessa di rinnovamento continuerà ad assomigliare a una variazione su una storia già vista.

Avatar photo

Enrica Perucchietti

Laureata con lode in Filosofia, vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. Collabora con diverse testate e canali di informazione indipendente. È autrice di numerosi saggi di successo. Per L’Indipendente cura la rubrica Anti fakenews.

Ti è piaciuto questo articolo? Pensi sia importante che notizie e informazioni come queste vengano pubblicate e lette da sempre più persone? Sostieni il nostro lavoro con una donazione. Grazie.

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

Articoli correlati

1 commento

Iscriviti a The Week
la nostra newsletter settimanale gratuita

Guarda una versione di "The Week" prima di iscriverti e valuta se può interessarti ricevere settimanalmente la nostra newsletter

Ultimi

+ visti