venerdì 19 Dicembre 2025

Lo sgombero più grande della storia della Catalogna lascia senza casa 400 persone

BARCELLONA – A pochi giorni dalle festività natalizie quattrocento persone sono state sgomberate senza alcuna alternativa da un’ex scuola di proprietà comunale in disuso da diversi anni. Alle prime luci dell’alba di mercoledì 17 dicembre si è prodotto quello che a tutti gli effetti è stato definito come «lo sgombero più grande della storia della Catalogna». Intorno alle 7 del mattino, decine di camionette delle forze dell’ordine hanno circondato l’area intorno all’Antic Institut d’Educaciò Secundaria B9, situato nel comune di Badalona, a pochi chilometri a nord da Barcellona.

Da alcuni anni centinaia di persone avevano trovato rifugio all’interno dell’edificio, in special modo quando, nel dicembre del 2020, un’altra struttura pubblica in stato di abbandono istituzionale prese fuoco e causò la morte di cinque persone residenti. Secondo quanto denunciato dagli attivisti del sindacato, le operazioni di soccorso e di spegnimento dell’incendio messe in moto dal corpo dei vigili del fuoco furono ostacolate dalla decisione presa mesi prima dal sindaco e rappresentante del Partido Popular della città, Xavier García Albiol, di interrompere l’accesso all’acqua all’interno dell’edificio. A cinque anni di distanza, lo stesso sindaco Albiol (al suo terzo mandato) ha minacciato lo sgombero dell’Istituto B9 senza offrire però alcuna alternativa né soluzione alle persone, di fatto, lasciate in mezzo alla strada.

Foto di Armando Negro

Al contrario, nei suoi profili social e in varie interviste rilasciate alla stampa locale, il popolare ha indurito la sua posizione, affermando che «il comune di Badalona non spenderà nemmeno un euro per le persone sgomberate». A motivare la brutalità di queste misure, secondo il sindaco, risiederebbe la necessità di risolvere un presunto conflitto tra la comunità che abitava lo stabile e una parte del vicinato. «Pedro e i suoi soci dicono che dobbiamo accogliere tutti, adesso tocca a lui cercar loro una casa» ha affermato Albiol alla stampa, facendo riferimento al presidente del governo spagnolo Pedro Sánchez. In tutto questo, la Generalitat della Catalogna, sotto la guida del Partito Socialista Catalano (PSC), si è girata dall’altra parte, pronunciandosi con poca incisività sulla questione.

«Nonostante il tempo inclemente, nonostante le mediazioni, nonostante tutto, sembra essere più importante l’opinione di un singolo, il sindaco in questo caso, che ha criminalizzato la maggioranza delle persone» mi spiega una persona che vive nel quartiere. «Hanno strumentalizzato i vicini, ma qui si può vedere quanti siamo davvero». Fin dalla prime ore del mattino, infatti, decine di persone sono accorse per donare sostegno alla causa. Residenti del vicinato, collettivi impegnati nella lotta per il diritto alla casa e sindacati antirazzisti situati di fronte al cordone della polizia hanno espresso la loro solidarietà con cori e urla mentre osservavano le persone uscire dalla struttura con i propri averi. Solo mezz’ora dopo l’inizio dello sgombero si sono verificati momenti di tensione: gli agenti della Àrea de Brigada Mòbil (BRIMO), schierati in assetto antisommossa per impedire l’accesso ai manifestanti, hanno iniziato a caricare le persone, tra cui chi è accorso per protestare e chi aveva appena subito lo sgombero, con spintoni e manganellate.

Il macrodispiegamento delle forze dell’ordine previsto per l’operazione ha incluso non solo gli agenti della Guardia Urbana e dei Mossos d’Esquadra, generalmente impiegati per questo tipo di attuazioni, ma anche di più di cinquanta agenti del Cuerpo Nacional de Policia, dei quali molti appartenenti alla Brigada Provincial de Extranjeria y Fronteras de Barcelona. Questo corpo si occupa della detenzione e la deportazione delle persone senza permesso di soggiorno all’interno dei Centri di Internamento di Stranieri (CIE), strutture detentive equivalenti ai CPR italiani. 

Foto di Armando Negro

«Non vogliono e non hanno mai avuto l’intenzione di voler gestire tutto questo» mi spiega un attivista del sindacato per la casa di Badalona. «Loro spostano povertà da una parte all’altra; siamo in un periodo di crisi politica e loro sanno chiaramente chi dovrà pagare il prezzo di questo: la classe lavoratrice e in questo caso il proletariato migrante».

L’operazione di polizia, che si è conclusa intorno alle 11 del mattino, ha prodotto varie centinaia di identificazioni e la detenzione e la deportazione di quindici persone verso il CIE della Zona Franca di Barcellona. 

Nonostante lo sgombero fosse stato annunciato da svariate settimane e la situazione, grazie anche alle denunce dei sindacati attivi sul territorio, fosse risultata evidentemente drammatica, durante tutta la mattina si sono recati sul posto solo due persone impiegate nei Servizi Sociali della città. Alcune persone volontarie nei collettivi presenti allo sgombero hanno provato a offrire sostegno davanti alla grave inadempienza istituzionale, provando a raccogliere dati e fare un conteggio reale delle persone sgomberate.

Foto di Armando Negro

Intorno alle 18, varie persone si sono radunate dinanzi alla piazza del Comune (pattugliata e chiusa dalle forze dell’ordine) per protestare contro le misure promosse dal sindaco. Varie centinaia di manifestanti hanno sfilato per le strade della città raggiungendo il recinto della scuola B9. Qui molte delle persone senza più una casa si sono organizzate per trascorrere la notte, ricevendo da un lato il sostegno delle persone manifestanti che hanno portato vivande e coperte, dall’altro un’ulteriore umiliazione da parte del sindaco Albiol che ha deciso di staccare la corrente in tutta l’area.

Secondo il Centre d’Estudis d’Opinió (CEO), l’accesso alla casa è la principale preoccupazione per le persone residenti in Catalogna. La gestione di questo problema da parte del Governo centrale e regionale sta mettendo in evidenza la poca efficacia di misure che risultano spesso inutili. L’ambiguità politica di fronte alla speculazione economica portata avanti dai fondi d’investimento crea confusione e non permette di identificare chi realmente ha generato questa situazione. Mentre vengono attuate politiche tiepide, parallelamente si affermano politici come Albiol, che per salvaguardare gli interessi dei giganti economici, instaurano la guerra dei penultimi contro gli ultimi.

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Armando Negro

Laureato in Lingue e Letterature straniere, specializzato in didattiche innovative e contesti indipendentisti. Corrispondente da Barcellona, per L’Indipendente si occupa di politica spagnola, lotte sociali e questioni indipendentiste.

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