Le proteste degli agricoltori sono tornate a Bruxelles. Oggi in occasione dell’avvio dell’ultimo consiglio europeo dell’anno, migliaia di lavoratori hanno invaso le strade della capitale belga e si sono scontrati con la polizia, per contestare le politiche agricole comunitarie e l’accordo dell’UE con Mercosur, l’unione economica degli Stati sudamericani, a ora in fase di discussione per la ratifica finale. La Francia guida il fronte contrario all’accordo, e ha raccolto il sostegno della presidente Meloni che ha affermato che firmarlo così come scritto ora sarebbe «prematuro». La manifestazione è stata organizzata da Copa-Cogeca, un’alleanza tra le maggiori associazioni di categoria europee, e ha radunato circa diecimila agricoltori, oltre 1.000 dei quali arrivati a Bruxelles a bordo degli ormai simbolici trattori con cui da tre anni sfilano per le strade di tutta Europa. Giunti nel quartiere europeo, dove si trovano le istituzioni comunitarie, gli agricoltori hanno paralizzato le strade, incendiato copertoni, e ingaggiato scontri con le forze dell’ordine.
I trattori sono iniziati ad arrivare a Bruxelles da tutta Europa sin dall’alba. Da quanto comunicano i maggiori giornali belgi diverse linee di trasporto urbano su superficie sono state interrotte, mentre la polizia ha chiuso altrettante strade, specialmente quelle che circondano le sedi istituzionali nel quartiere europeo. I manifestanti si sono radunati in presidio alla Gare du Nord (la stazione ferroviaria); sin dalla mattina gruppi di agricoltori hanno provato a sfondare cordoni delle forze di polizia, che hanno fatto ricorso agli idranti; attorno alle 12:30, i manifestanti si sono mossi in corteo in direzione del quartiere europeo. Un folto gruppo si è fermato a Piazza Lussemburgo, piazza centrale nel quartiere, dove ha stabilito una sorta di centro di raduno permanente: qui i presenti hanno incendiato copertoni, danneggiato vetrine e ingaggiato scontri con la polizia provando ad avvicinarsi ai palazzi europei. I manifestanti hanno lanciato pietre, petardi e patate alla polizia che ha risposto con i gas lacrimogeni. Dopo ore di presidio, la polizia è entrata in piazza caricando i manifestanti.
La protesta di oggi è stata una delle maggiori manifestazioni di categorie degli ultimi anni. Gli agricoltori e gli allevatori contestano i tagli alla politica agricola comune previsti nel nuovo bilancio UE (stimati al 20%/25%), il suo programmato accorpamento con i fondi di coesione, i vincoli burocratici giudicati eccessivi e l’accordo con il blocco Mercosur. Quest’ultimo prevedrebbe una drastica riduzione dei dazi reciproci per diverse categorie di prodotti, tra cui proprio quelli del settore agricolo: secondo gli agricoltori l’accordo non contiene abbastanza tutele per i lavoratori del settore europeo, e finirebbe per avvantaggiare i prodotti esteri – soggetti a norme e controlli meno rigidi – sul mercato. Gli agricoltori chiedono maggiori finanziamenti al settore agricolo, una revisione degli accordi commerciali in vigore con gli altri Paesi e una riduzione delle importazioni dall’Ucraina, e deroghe alle norme ambientali; per quanto riguarda l’accordo con il blocco Mercosur, gli agricoltori chiedono maggiori tutele al settore con l’istituzione di meccanismi di salvaguardia in caso il mercato finisca per favorire i prodotti sudamericani, e l’istituzione di un meccanismo di reciprocità che permetta di importare solo i beni che seguono le medesime norme che si seguono in Europa.
La manifestazione di Copa-Cogeca non è l’unica che ha interessato l’Europa e le istituzioni europee nell’ultimo periodo. Ieri, gli agricoltori della Via Campesina, movimento dal basso che punta a raggiungere gli obiettivi di sostenibilità e sovranità alimentare, hanno organizzato una protesta presso l’aeroporto di Liegi per analoghi motivi. Gli agricoltori della Via Campesina, contrariamente alle corporazioni come Copa-Cogeca o l’italiana Coldiretti, chiedono uno stop alle deregolamentazioni dei meccanismi che regolano i mercati agricoli e gli standard di qualità, tracciabilità e sostenibilità, ritenendo che lo smantellamento di questo sistema sia un pretesto per promuovere nuovi accordi di libero scambio. Piuttosto che una riduzione dei vincoli, chiedono norme per regolamentare il mercato e maggiori sussidi e investimenti per i piccoli e medi imprenditori.




