giovedì 18 Dicembre 2025

Assange denuncia la Fondazione Nobel: da simbolo di pace a strumento di guerra

Il Premio Nobel per la Pace non è più un simbolo di riconciliazione, ma una leva di potere. A sostenerlo è Julian Assange, il fondatore di Wikileaks, che ha denunciato la Fondazione Nobel accusandola di aver trasformato uno dei riconoscimenti più prestigiosi al mondo in uno strumento di legittimazione geopolitica. Secondo Assange il fatto che il premio nell’ultima edizione sia stato assegnato a María Corina Machado – ritenuta responsabile di aver incoraggiato l’escalation militare degli Stati Uniti contro il Venezuela – significa che il Nobel non celebra più la fine delle guerre, ma ne diventa uno strumento di legittimazione.

«Il fondo di dotazione per la pace di Alfred Nobel non può essere speso per promuovere la guerra. Né può essere utilizzato come strumento per un intervento militare straniero. Il Venezuela, qualunque sia lo status del suo sistema politico, non fa eccezione», scrive infatti nella denuncia evidenziando che il testamento di Nobel, vincolante per la legge svedese, «stabilisce chiaramente che ogni anno il denaro del premio per la pace sarà assegnato alla persona che durante l’anno precedente “ha apportato il massimo beneficio all’umanità” svolgendo “il maggior o il migliore lavoro per la fratellanza tra le nazioni, per l’abolizione o la riduzione degli eserciti permanenti e per l’organizzazione e la promozione di congressi per la pace”». E quindi, siccome «qualsiasi esborso in contrasto con questo mandato costituisce un’appropriazione indebita del fondo di dotazione, il trasferimento in sospeso di 11 milioni di corone svedesi (circa 1 milione di euro) e l’attuale consegna, il 10 dicembre 2025, della medaglia del premio a María Corina Machado, in violazione di questa restrizione all’erogazione, sembrano costituire atti di grave criminalità».

Secondo l’esposto: «Esistono numerose dichiarazioni pubbliche, accessibili ai sospettati, che dimostrano che il governo degli Stati Uniti e María Corina Machado hanno sfruttato l’autorità del premio per fornire loro un casus moralis per la guerra con l’obiettivo di insediarla con la forza al fine di saccheggiare 1,7 trilioni di dollari in petrolio venezuelano e altre risorse». E, per Assange, non si può prescindere «dall’enorme accumulo di forze militari statunitensi al largo delle coste del Venezuela, iniziato ad agosto e che ora conta oltre 15mila effettivi, e ha già commesso innegabili crimini di guerra, tra cui l’attacco letale a imbarcazioni civili e sopravvissuti in mare, che ha ucciso almeno 95 persone». A sostegno della tesi riporta anche la dichiarazione dell’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, che ha definito gli attacchi statunitensi contro imbarcazioni civili come «esecuzioni extragiudiziali».

L’accusa di Assange ha lo scopo di bloccare immediatamente i fondi rimanenti e di avviare un’indagine penale, in un quadro condiviso da 21 organizzazioni pacifiste norvegesi che avevano boicottato la cerimonia di assegnazione. La denuncia penale, rivolta a 30 persone legate alla Fondazione Nobel, inclusi i vertici come la presidentessa Astrid Söderbergh Widding e la direttrice esecutiva Hanna Stjärne, è stata depositata presso le autorità svedesi competenti, in particolare l’Autorità Svedese per i Reati Economici e l’Unità Svedese per i Crimini di Guerra, con richieste che includono il congelamento dei fondi del Premio Nobel per la Pace assegnato a Machado e un’indagine penale completa sui dirigenti coinvolti.

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Mario Catania

Giornalista professionista freelance, specializzato in cannabis, ambiente e sostenibilità, alterna la scrittura a lunghe camminate nella natura.

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