mercoledì 17 Dicembre 2025

Chi è la nostra corrispondente che rischia ogni giorno per raccontare la Palestina

I grandi media italiani, anche quando provano a raccontare ciò che accade nella Palestina occupata, scrivono osservando la realtà attraverso il monitor di un computer. Il risultato è che quasi mai possiamo avere informazioni di prima mano, verificate sul campo. E mentre sui media, addomesticati da una tregua falsa che fa credere che non ci sia più niente da raccontare, si spengono i riflettori sulla Palestina, L’Indipendente, pur con mezzi molto inferiori ai grandi giornali, ha scelto di andare ancora una volta controcorrente e di cercare di fare vero giornalismo: da alcune settimane una nostra inviata si trova all’interno della Cisgiordania occupata. Si muove tra città e villaggi palestinesi – Tulkarem, Nablus, Jenin, Al-Khalil, Masafer Yatta – condividendo quotidianità, restrizioni e rischi con la popolazione e con i pochi volontari internazionali rimasti. I pericoli non vengono dai palestinesi, che l’hanno accolta, ma dai coloni e dai soldati israeliani: è entrata fingendosi turista perché “l’unica democrazia del Medio Oriente” non vuole giornalisti che documentino come si comporta, è spesso costretta a indossare il giubbotto antiproiettile perché nelle città palestinesi i raid dell’esercito di occupazione sono costanti e i soldati non si fanno remore a premere il grilletto. I suoi articoli sono firmati con uno pseudonimo, Moira Amargi: una precauzione obbligata perché, se la sua identità fosse pubblica, il rischio di arresto ed espulsione da parte delle autorità di Tel Aviv sarebbe concreto, come avviene nei peggiori regimi dittatoriali.

Grazie al suo lavoro i lettori de L’Indipendente hanno potuto apprendere una realtà che non trova spazio sui media, ottenendo racconti e immagini di prima mano che hanno testimoniato, ad esempio, la condizione dei 40.000 abitanti di Tulkarem a cui da mesi è impedito il ritorno a casa, i raid dell’esercito israeliano che assediano città come Tubas e Aqaba, le incursioni armate nei campi profughi dove interi isolati vengono rasi al suolo e i civili giustiziati sul posto. Attraverso i suoi reportage abbiamo visto la violenza dei coloni che incendiano una moschea, attaccano contadini e volontari internazionali, fino al pestaggio di tre volontari italiani; abbiamo ascoltato, dall’interno di Hebron, i festeggiamenti dei coloni che incitano all’uccisione degli arabi mettendo a nudo la realtà più brutale dell’apartheid; abbiamo compreso come persino la raccolta delle olive sia diventata un atto di resistenza quotidiana per chi vuole semplicemente vivere e lavorare la propria terra.

Questi racconti non arrivano da un ufficio stampa o da un’agenzia, ma dal confronto diretto con chi subisce occupazione, sfratti, arresti e violenze armate: voci che, senza una presenza giornalistica stabile in Palestina, resterebbero inascoltate. L’Indipendente è oggi l’unico media italiano ad avere una propria inviata che vive stabilmente all’interno della Cisgiordania occupata.

Si tratta di uno sforzo che comporta, come è facile intuire, anche costi economici ingenti per un media come L’Indipendente, che rifiuta ogni forma di inserzione pubblicitaria e non riceve fondi pubblici. Abbiamo scelto di rendere i reportage di Moira Amargi liberi per tutti i lettori, senza paywall, perché riteniamo sia doveroso fare in modo che informazioni di questo tipo possano girare il più possibile. Ma, se possiamo permetterci di raccontare quanto accade in Palestina avvalendoci non solo dei giornalisti in redazione ma anche di un inviato sul campo è grazie al sostegno dei nostri abbonati, che sono la nostra unica fonte di finanziamento. A tutti i lettori non abbonati va invece un piccolo appello: se consideri importante che questo tipo di giornalismo continui a esistere e possa rafforzarsi, l’abbonamento a L’Indipendente è lo strumento più concreto per renderlo possibile: è grazie a questo patto con i lettori che possiamo restare sul posto e continuare a raccontare, con onestà e rigore, ciò che altrove viene taciuto. Mentre chi è già abbonato, con il Natale che si avvicina, può pensare a un regalo utile: quello di una informazione verificata e senza padroni, anche dalla Palestina. 

L'Indipendente non riceve alcun contributo pubblico né ospita alcuna pubblicità, quindi si sostiene esclusivamente grazie agli abbonati e alle donazioni dei lettori. Non abbiamo né vogliamo avere alcun legame con grandi aziende, multinazionali e partiti politici. E sarà sempre così perché questa è l’unica possibilità, secondo noi, per fare giornalismo libero e imparziale. Un’informazione – finalmente – senza padroni.

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