martedì 16 Dicembre 2025

A Palermo si pagano mazzette anche per la riconsegna delle salme: chiesti 15 arresti

Un sistema criminale organizzato per speculare sul dolore dei familiari in lutto. È quanto avrebbero gestito, secondo la Procura di Palermo, quattro dipendenti della camera mortuaria del Policlinico cittadino, in combutta con undici imprenditori e dipendenti di aziende funebri locali. Per accelerare il rilascio di una salma, per vederla una volta ancora, persino per far togliere un pacemaker prima della cremazione, era infatti necessario pagare. Un tariffario preciso, da 50 a diverse centinaia di euro, regolava servizi che sarebbero invece dovuti essere gratuiti o già compresi nel “pacchetto”. I magistrati, guidati dal procuratore Maurizio de Lucia, hanno chiesto al giudice delle indagini preliminari l’arresto dei quindici indagati, accusati a vario titolo di associazione a delinquere, concussione e corruzione.

I magistrati, nella richiesta di misure cautelari, hanno parlato di una «rete di anomali e patologici rapporti e relazioni che quotidianamente caratterizzavano l’attività degli operatori della camera mortuaria». Sottolineando come, «con cadenza sistematica e quotidiana, gli impiegati praticavano il mercimonio della propria pubblica funzione». L’indagine avrebbe documentato quasi cinquanta episodi corruttivi in poco più di un anno, compresa la pratica relativa alla salma di Francesco Bacchi, il giovane ucciso a Balestrate nel gennaio 2024.

L’inchiesta ha preso il via a gennaio dello scorso anno, scattando in modo quasi fortuito nella cornice di un’indagine a Milano. Intercettando una telefonata tra un’impresa funebre lombarda e una palermitana, gli investigatori hanno sentito il titolare di quest’ultima, Francesco Trinca, spiegare al collega che per il trasferimento di una salma in Lombardia occorreva sostenere una spesa aggiuntiva di 100 euro da versare a un impiegato dell’obitorio. «Perché qua funziona così», avrebbe detto Trinca, che non sapeva di essere ascoltato. Una frase che ha spinto i pm del capoluogo siciliano ad approfondire la questione, attivando una serie di intercettazioni telefoniche e videoriprese che hanno confermato l’esistenza di un meccanismo assai rodato.

Secondo la ricostruzione della Procura, attorno a questo business si sarebbe creata una vera e propria rete illecita. Come evidenziano le intercettazioni, il sistema prevedeva un mercimonio quotidiano e spartizioni dei guadagni anche in caso di assenze. Uno dei dipendenti, in una conversazione, diceva: «Noi siamo abituati che tutti quelli delle ditte lasciano dei soldi… E li dobbiamo dividere». Un altro, parlando dei proventi, dichiarava: «Solo giugno, dal primo fino all’ultimo, ho messo da parte 400 euro». In un dialogo particolarmente emblematico, un addetto parlava così a un nuovo operatore funebre: «Qua buono mangiamo», e subito dopo precisava: «Qua devi fare quello che ti diciamo noialtri».

Le richieste di pagamento erano standardizzate e spaziavano a seconda della prestazione illecita richiesta. Cinquanta euro era la tariffa per consentire a un uomo di vedere la salma della moglie nei sotterranei dell’ospedale, prima del trasferimento in obitorio. Cento euro servivano per “olire” le pratiche burocratiche e accelerare il rilascio del defunto. In alcuni casi si arrivava a chiedere 200 euro per operazioni come l’espianto di un pacemaker, necessario prima della cremazione. Le imprese funebri, a loro volta accusate di corruzione, erano complici nel presentare queste richieste come normali e inevitabili, trasferendo il costo aggiuntivo sulle famiglie già provate dal lutto.

La richiesta di arresto dovrà ora essere valutata dal giudice per le indagini preliminari, che disporrà gli interrogatori prima di decidere sull’applicazione delle misure cautelari. Nel frattempo, i quattro dipendenti coinvolti nell’inchiesta sono stati trasferiti dalla direzione del Policlinico ad altri incarichi.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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