giovedì 11 Dicembre 2025

Diffuso il nuovo piano per la pace in Ucraina: i dettagli

Sovranità nazionale, confini protetti da garanzie di sicurezza internazionali, ingresso nell’Unione Europea e un sostanzioso piano di investimenti americani ed europei per permettere la ricostruzione. Sarebbero questi, a grandi linee, alcuni dei 20 punti che costituirebbero il nuovo piano per la pace tra Ucraina e Russia, che sarebbe al momento in discussione. A fornire i dettagli è il Washington Post, che cita funzionari europei, ucraini e americani. L’accordo si comporrebbe di tre documenti: il piano di pace vero e proprio, le garanzie di sicurezza e un piano di ripresa economica. Nella serata di ieri, il presidente ucraino Zelensky ha confermato di aver incontrato l’amministratore delegato di BlackRock, Larry Fink, insieme ad altri funzionari americani, per discutere alcuni dettagli del piano di ricostruzione dell’Ucraina.

Secondo quanto anticipato da funzionari americani e ucraini al giornalista David Ignatius, il piano prevedrebbe l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea entro il 2027. La rapidità del processo preoccuperebbe alcune cariche UE, ma Trump riterrebbe che in questo modo si potrebbe aggirare una eventuale opposizione dell’Ungheria. In particolare, secondo i funzionari, l’ingresso nell’Unione permetterebbe di controllare e contrastare la «cultura della corruzione» nelle istituzioni ucraine. Stati Uniti ed Europa dovrebbero poi siglare piani separati per quanto riguarda le garanzie di sicurezza a Kiev in caso la Russia violasse il patto di pace. I dettagli sarebbero ancora in via di definizione (anche quelli riguardanti le tempistiche di un eventuale intervento UE), ma Zelensky starebbe insistendo affinchè gli USA firmino il piano e lo facciano ratificare dal Congresso. Un altro punto in discussione riguarderebbe i limiti posti all’esercito ucraino: vi sarebbe infatti la volontà di aumentare il numero massimo da 600 mila unità, inizialmente proposto dagli Stati Uniti, a 800 mila (che, commenta il WP, «sarà a malapena quello che rimarrà all’Ucraina dopo la guerra»). In ogni caso, a supportare l’esercito dovrebbero esservi anche altri organismi, come la Guardia Nazionale.

Lungo la linea di cessate il fuoco, dal Donetsk a Zaporizhzhia fino a Kherson, dovrebbe essere poi stabilita una zona demilitarizzata. Oltre questa linea (DMZ), vi dovrebbe essere un’ulteriore zona dove verrebbe proibita la presenza di armi pesanti e posta sotto stretto controllo, sul modello della linea divisoria tra Corea del Nord e del Sud. Per quanto riguarda uno dei punti dolenti e «irrinunciabili» delle trattative, ovvero lo «scambio di terre», USA e Ucraina starebbero ancora discutendo le modalità: la Russia vorrebbe infatti che Kiev rinunciasse a circa il 25% del Donetsk e gli USA starebbero insistendo nel dire che l’Ucraina li perderà in ogni caso sul campo nel giro dei prossimi sei mesi, motivo per il quale dovrebbe accettare ora di cedere le terre, limitando ulteriori perdite. Per quanto riguarda l’impianto nucleare di Zaporizhzhia, il più grande d’Europa, questo dovrebbe passare sotto controllo statunitense – condizione accolta favorevolmente da alcuni funzionari ucraini, che riterrebbero la presenza americana un deterrente per la Russia in caso di eventuale attacco.

Infine, gli investimenti statunitensi ed europei costituirebbero la base per la ricostruzione del Paese una volta finito il conflitto. Nelle conversazioni, oltre alla Banca Mondiale, è stato coinvolto anche Larry Fink e il suo piano di sviluppare un fondo per lo sviluppo dell’Ucraina. Proprio ieri, l’AD di BlackRock ha incontrato Zelensky, insieme al segretario del Tesoro USA Scott Bessent e il genero di Trump, l’uomo d’affari Jared Kushner, in quello che «potrebbe essere considerato il primo incontro del gruppo che lavorerà a un documento riguardante la ricostruzione e la ripresa economica dell’Ucraina». In questa sede, avrebbero anche discusso dei «20 punti del documento quadro per porre fine alla guerra». Questi punti, dichiara Zelensky, rappresentano «un documento fondamentale» per porre fine alla guerra. Da questo documento «se ne stanno sviluppando almeno altri due», uno riguardante la sicurezza («in particolare le garanzie di sicurezza con gli Statit Uniti»), l’altro riguardante i piani di ricostruzione, nella quale «sarà coinvolta anche l’Europa».

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Valeria Casolaro

Ha studiato giornalismo a Torino e Madrid. Dopo la laurea in Scienze della Comunicazione, frequenta la magistrale in Antropologia. Prima di iniziare l’attività di giornalista ha lavorato nel campo delle migrazioni e della violenza di genere. Si occupa di diritti, migrazioni e movimenti sociali.

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