Nel silenzio generale, la guerra civile yemenita ha preso un nuovo slancio. Da giorni, infatti, le forze del Consiglio di Transizione Meridionale (STC), gruppo separatista sostenuto dagli Emirati Arabi, hanno lanciato un’offensiva senza precedenti ai danni del Consiglio Direttivo Presidenziale (PLC), quello che viene generalmente indicato come il governo centrale – sostenuto dall’Arabia Saudita. A rompere i fragili equilibri sembra essere stato un contenzioso riguardo a un’area petrolifera; l’operazione dell’STC, denominata “Promising Future”, ha interessato le aree dei governatorati di Hadhramaut e di Al-Mahrah, che secondo alcune fonti sarebbero stati interamente conquistati. L’STC avrebbe anche costretto le forze del PLC ad abbandonare la loro attuale capitale provvisoria, Aden. Per ora, l’avanzata dell’STC non ha interessato i territori controllati da Ansar Allah, il gruppo considerato vicino all’Iran meglio noto con il nome di Houthi; la cartina del Paese, tuttavia, è – almeno momentaneamente – mutata drasticamente.
Non è chiaro cosa esattamente abbia spinto l’STC ad attaccare i territori del PLC. Secondo la versione più ripresa da analisti e media internazionali a fare scattare la miccia sarebbe stato il dispiegamento di soldati da parte dell’Alleanza Tribale di Hadhramaut – milizia vicina al PLC – attorno ai pozzi petroliferi di PetroMasila (la maggiore compagnia petrolifera del Paese) situati nella valle dell’Hadramaut; le aree interessate dagli attacchi sono infatti ricche di petrolio e idrocarburi. Lo scopo ufficiale del dispiegamento di soldati da parte delle forze tribali era quello di «difendere le risorse nazionali da potenziali aggressioni o interferenze esterne» nella valle, ma l’STC ha accusato l’Alleanza di essere vicina a «gruppi terroristici» e di collaborare con Ansar Allah, favorendo il contrabbando. Altri analisti hanno osservato che l’attacco da parte dell’STC non arriva casualmente, bensì in un periodo di apertura diplomatica tra gli stessi Ansar Allah e Arabia Saudita; in tale ottica, l’avanzata dell’STC servirebbe a capitalizzare sulle aree a controllo saudita prima del raggiungimento di eventuali accordi. In ogni caso, martedì 2 dicembre l’STC ha iniziato a mobilitare le proprie forze verso l’area settentrionale del Governatorato di Hadramaut, e il giorno dopo ha inaugurato la vera e propria offensiva.
Per attaccare i territori del PLC, le STC hanno mobilitato le Forze d’élite Hadrami e le Brigate di Supporto alla Sicurezza. L’avanzata ha proceduto a passi spediti: durante la prima mattina di combattimenti, le Forze di élite Hadrami sono entrate nella città di Seiyun, conquistandone anche la periferia e l’aeroporto; nella medesima giornata, si sono spinte fino alla periferia di Al-Hawi, e nella notte sono entrate ad Al-Mukalla, città portuale nel medesimo Governatorato; è questo il momento in cui hanno annunciato il nome della propria operazione, Futuro Promettente. Giovedì 4 dicembre le forze affiliate alle STC hanno continuato l’avanzata nel Governatorato di Hadramaut, arrivando nei pressi di Al-Abr, una delle più importanti roccaforti militari dei filo-sauditi; hanno poi spinto le proprie milizie verso est, entrando nel Governatorato di Al-Mahrah; qui hanno conquistato la città costiera di Sayhut, quella di Nishtun, e quella di al-Ghaydah, arrivando temporaneamente fino al confine con l’Oman; intanto, hanno iniziato l’avanzata verso il Governatorato di Marib.
Venerdì, le forze saudite sono riuscite a riprendere il controllo del confine con l’Oman e hanno respinto l’avanzata ad Al-Mahrah; hanno poi rafforzato la roccaforte di Al-Abr, ma, finora, con scarso successo. Alla fine della scorsa settimana, l’STC era riuscito ad avanzare anche nelle regioni di Shabwa e di Marib e si era assicurato l’isola di Perim, situata presso il Golfo di Aden; nel frattempo, avrebbe anche cacciato i funzionari e i militari affiliati al PLC dalla stessa Aden e si sarebbe spinta fino a toccare Taizz, una delle maggiori città del Paese. L’STC controlla inoltre almeno la metà del Governatorato di Hadramaut e della quasi totalità della costa di Al-Mahrah; Al Jazeera e il Guardian (citando un centro di analisi) riportano invece che tali province sarebbero state conquistate interamente, e che il PLC ora manterrebbe solo parte del Governatorato di Marib e di quello di Taizz. Tra ieri e oggi, l’Arabia Saudita avrebbe bloccato i voli verso Aden e l’STC avrebbe consolidato le posizioni conquistate.
La guerra civile in Yemen va avanti ormai da oltre dieci anni. All’inizio degli anni ’10 del Ventunesimo secolo, il Paese fu uno dei tanti teatri delle cosiddette “Primavere Arabe”. Le rivolte portarono alla rimozione del presidente Saleh e alla scalata al potere del suo vice, Hadi. Nel 2014, Ansar Allah lanciò una vasta offensiva, conquistando la capitale e costringendo Hadi alle dimissioni; nel 2015, il Paese era diviso in due: Ansar Allah aveva il controllo del nord, Hadi del sud. Fu qui che l’Arabia Saudita entrò in scena: Riyad creò quella che prese il nome di “coalizione anti-Houthi” a sostegno del presidente Hadi, a cui aderirono diversi Paesi del Golfo e del Mar Rosso, tra cui proprio gli Emirati Arabi Uniti. Nonostante i tentativi di rovesciamento, Ansar Allah tenne; nel malcontento generale, i Movimenti del Sud, che miravano alla creazione di uno Stato indipendente nello Yemen meridionale, si unirono, e nel 2017 nacque il Consiglio di Transizione del Sud, sostenuto dagli Emirati. L’STC riconobbe il PLC ed entrò a farvi parte, ma con il sostegno di un potentato regionale avanzò in diverse delle aree meridionali del Paese, finendo per esercitare un controllo di fatto su di esse. A oggi, dopo l’avanzata dell’ultima settimana, controllerebbe il 60% del Paese.




