Oggi, 28 novembre, è sciopero generale. A proclamare lo sciopero sono stati USB, Cobas e altri sindacati di base, rilanciando il motto “Blocchiamo Tutto” che ha riecheggiato per le piazze italiane durante gli scioperi dello scorso settembre e paralizzato il Paese in nome del sostegno alla Palestina. Lo sciopero di oggi è stato chiamato per contestare la legge di Bilancio, e specialmente l’aumento delle spese militari a discapito degli investimenti in sanità, scuola, servizi di assistenza e trasporti; centrale anche in questo caso, il coinvolgimento italiano nel genocidio palestinese, per cui è prevista una manifestazione anche domani. A venire coinvolti sono il settore dei trasporti su ogni scala, la sanità e le scuole. In parallelo è stato indetto anche uno sciopero dei giornalisti, che tuttavia risulta slegato dalle richieste dei sindacati di base. Per la giornata sono in programma cortei e presidi in tutte le maggiori città, alcuni dei quali iniziati sin dall’alba.
Lo sciopero di oggi è stato chiamato settimane fa dai sindacati di base, e ha raccolto subito diverse adesioni all’interno del mondo civile e sociale. Nonostante gli appelli, CGIL, CISL e UIL non hanno risposto alla chiamata e hanno organizzato scioperi per il prossimo mese. I sindacati contestano la «Finanziaria di guerra», criticando l’aumento delle spese militari a scapito dei servizi pubblici, il sottofinanziamento di sanità, scuola e trasporti, e l’assenza di misure per ridurre il precariato e incrementare i salari. Chiedono «massicci investimenti nei settori pubblici di Sanità, Scuola, Università, Trasporti, Servizi di assistenza e il taglio drastico delle spese militari». Tra le richieste anche il rinnovo dei contratti pubblici e privati, un adeguamento salariale e delle pensioni all’inflazione e «la rottura dei legami economici e del sostegno militare allo Stato di Israele, in solidarietà con la lotta per l’autodeterminazione del popolo palestinese». Proprio per la Palestina, domani è in programma una manifestazione nazionale che si svolgerà nelle città di Milano e Roma. Oggi si muoveranno anche i collettivi studenteschi di diverse città e il Global Movement to Gaza.
Il primo settore a sollevarsi è stato quello dei trasporti ferroviari, con i lavoratori di Ferrovie dello Stato che hanno interrotto la garanzia dei treni per 24 ore da ieri alle 21; a venire coinvolti sono anche il trasporto regionale, che incrocerà le braccia dalle 9 alle 18 e dalle 21 al termine del servizio, e quello locale della maggior parte dei centri urbani, Milano esclusa. Alle 6 di oggi, inoltre, sono iniziati i presidi presso il varco portuale di Livorno e quello di Massa, mentre alle 8:30 i manifestanti hanno iniziato a riunirsi in piazza Verdi a Genova; proprio a Genova sono presenti anche i noti attivisti Greta Thunberg e Thiago Avila, conosciuto per la sua partecipazione alla Freedom Flotilla e alla Global Sumud Flotilla. Sono poi previste manifestazioni in tutte le maggiori città, e non solo: il 24 novembre USB ha diffuso una lista dei presidi e delle manifestazioni in programma per oggi, nella quale si contavano 40 piazze.
Parallelamente allo sciopero generale è previsto anche uno sciopero dei giornalisti contro il mancato rinnovo del contratto collettivo nazionale, scaduto nel 2016. Lo sciopero è svincolato dalle richieste dei sindacati di base ed è stato lanciato dopo l’interruzione della trattativa tra FNSI, sindacato unitario dei giornalisti, con gli editori.





Non basta lo sciopero, occorrono i trattori pieni di merda che la gettino sulle case dei parlamentari, anche della finta opposizione.