lunedì 24 Novembre 2025

«Ridate i figli alla famiglia nel bosco»: oltre 130 mila firme in pochi giorni

Sono già più di 133 mila le firme della petizione online lanciata l’11 novembre dalla associazione animalista Meta Parma su Change.org in sostegno della famiglia anglo-australiana residente nei boschi di Palmoli, nel Chietino, in seguito a un provvedimento del Tribunale per i minori dell’Aquila che ha disposto la sospensione della potestà genitoriale e l’allontanamento dei tre figli. La petizione ribadisce che i genitori «non sono poveri, non vivono in condizioni precarie, hanno semplicemente fatto una scelta» di vita consapevole e alternativa.

La coppia si è stabilita in un’ex casa colonica nei pressi di Vasto, in provincia di Chieti, acquistata nel 2024, insieme ai tre figli: la maggiore di 8 anni, Rose Utopia, e due gemelli di 6, Galorian e Bluebell. Nathan Trevallion, cittadino inglese e Catherine Louise Birmingham, australiana, hanno scelto di vivere senza allaccio elettrico tradizionale ma con pannelli solari e batterie, sufficienti per le necessità quotidiane. La coppia, che rivendica autonomia economica e libertà educativa, ha adottato la modalità di apprendimento domiciliare noto come unschooling, in cui i bimbi non seguono lezioni o programmi scolastici prestabiliti, ma imparano partendo dai propri interessi ed esperienze quotidiane. L’allarme delle autorità è scattato dopo un episodio di intossicazione da funghi velenosi nel settembre 2024, seguito da una segnalazione dei carabinieri che parlavano di “isolamento” e “condizioni abitative non idonee”. Il Tribunale ha disposto l’allontanamento dei tre minori il 13 novembre e l’affidamento in una casa-famiglia, motivando con «la deprivazione del confronto fra pari in età da scuola elementare» e «il pericolo per l’integrità fisica» nella condizione abitativa. Gli avvocati della famiglia contestano i fatti: sostengono che la figlia maggiore abbia regolare attestato di idoneità per il passaggio alla classe terza e che i bambini sono seguiti da un pediatra, fanno la spesa al supermercato, regolari gite e hanno contatti con i coetanei.

«Riporterò a casa i miei figli» promette il padre. «Torneremo a essere un nucleo familiare» assicura la madre, l’unica che per ora può stare con i figli nella casa-famiglia. Il legale della famiglia ha annunciato un ricorso contro il provvedimento del tribunale, denunciando «falsità» nell’ordinanza e un sistema “in cortocircuito”. L’avvocato, Giovanni Angelucci, ha spiegato che nel ricorso saranno inseriti anche tutti i certificati di idoneità statica della casa e «un progetto per poter realizzare un bagno adiacente all’abitazione, dotato di un sistema di fitodepurazione». Il legale ha anche chiarito la questione sanitaria: i bambini hanno effettuato il primo ciclo di vaccini obbligatori, ma non hanno completato i richiami successivi, «perché non vanno a scuola». Verranno presentati anche i documenti con la richiesta dei genitori di avvalersi dell’istruzione parentale.

In parallelo, è stata annunciata una manifestazione nazionale di solidarietà per il 6 dicembre a Roma, davanti al ministero della Famiglia e delle Pari Opportunità, per manifestare contro la decisione del Tribunale per i minorenni dell’Aquila che ha disposto l’allontanamento dei tre bambini. A cementare la protesta è una seconda petizione lanciata sempre su Change.org, che definisce il provvedimento una «misura estrema» fondata su un pregiudizio culturale e ribadisce che il caso «riguarda tutti noi». Almeno altre sette petizioni sono state avviate dopo il provvedimento giudiziario. Altri appelli raccolgono centinaia di firme per richiedere il ricongiungimento o per denunciare un intervento statale basato sullo stile di vita non convenzionale dei genitori e non su un reale pericolo per i bambini.

La vicenda ha acceso il dibattito pubblico e politico: il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha definito «estremamente doloroso e grave» il distacco dei minori e ha annunciato un approfondimento ispettivo, mentre il vice-premier Matteo Salvini ha parlato di un «sequestro indegno e vergognoso». Dalla parte opposta, l’Associazione Nazionale Magistrati ha ribadito che l’ordinanza del tribunale «si fonda su valutazioni tecniche ed elementi oggettivi» relativi a sicurezza, condizioni sanitarie e obbligo scolastico. Ora, la vicenda si sposta sul piano giudiziario, con il ricorso annunciato dalla difesa e l’attesa della decisione della corte. Intanto, la mobilitazione online continua a crescere, alimentando un confronto che ha trasformato il caso in un simbolo dello scontro tra modelli educativi, autonomia familiare e intervento dello Stato.

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Enrica Perucchietti

Laureata con lode in Filosofia, vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. Collabora con diverse testate e canali di informazione indipendente. È autrice di numerosi saggi di successo. Per L’Indipendente cura la rubrica Anti fakenews.

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