Gli Stati Uniti hanno presentato una bozza di piano di pace per l’Ucraina in 28 punti, alcuni dei quali già anticipati dai media, che la Casa Bianca ha definito «in evoluzione» e su cui adesso emergono ulteriori dettagli. Secondo la portavoce della Casa Bianca, Karoline Leavitt, l’inviato speciale del Presidente Steve Witkoff e il segretario di Stato americano Marco Rubio hanno lavorato «con discrezione» al piano per circa un mese. Stando al Financial Times, Trump vorrebbe la firma di Volodymyr Zelensky sull’accordo entro giovedì. Frustrazione dall’Europa, tagliata fuori dalle trattative: Germania, Francia e Regno Unito ribadiscono il sostegno a Kiev, che giudica alcune clausole assurde e inaccettabili, come la cessione del Donbass. Il presidente ucraino, pur non sbilanciandosi sui contenuti dell’iniziativa che appare penalizzante per Kiev, si è detto «pronto a collaborare» e disposto a parlarne «nei prossimi giorni» con Trump. La Russia ha fatto sapere di non aver ancora ricevuto il piano del presidente americano.
I 28 punti
- Conferma della sovranità dell’Ucraina.
- Accordo globale di non aggressione tra Russia, Ucraina ed Europa, con risoluzione di tutte le ambiguità passate.
- Impegno russo a non invadere i Paesi vicini e stop all’ulteriore espansione NATO.
- Dialogo Russia-NATO mediato dagli USA per la sicurezza e la distensione.
- Garanzie di sicurezza affidabili per l’Ucraina.
- Limitazione delle forze armate ucraine a 600.000 unità.
- Neutralità costituzionale dell’Ucraina e non integrazione futura nella NATO.
- La NATO accetta di non schierare truppe in Ucraina.
- Gli aerei da combattimento europei saranno basati in Polonia.
- Meccanismo di garanzie e sanzioni con compenso agli USA e decadenza in caso di aggressione ucraina o attacchi ingiustificati.
- Idoneità dell’Ucraina all’UE e accesso preferenziale al mercato europeo.
- Piano globale di ricostruzione con Fondo di sviluppo e finanziamento della Banca Mondiale.
- Reintegrazione della Russia nell’economia globale e possibile revoca sanzioni; reintegrazione nel G8 e la conclusione di un accordo di cooperazione economica a lungo termine con gli Stati Uniti.
- Investimento di 100 miliardi di dollari di beni russi congelati per ricostruzione Ucraina con compartecipazione USA ed Europa, con gli Stati Uniti che riceveranno il 50% dei profitti dell’iniziativa. L’Europa aggiungerà altri 100 miliardi di dollari per aumentare l’importo degli investimenti disponibili per la ricostruzione dell’Ucraina.
- Gruppo di lavoro congiunto USA-Russia sulla sicurezza.
- La Russia sancirà per legge la sua politica di non aggressione nei confronti dell’Europa e dell’Ucraina.
- Proroga dei trattati su non proliferazione e controllo nucleare tra USA e Russia, compreso il trattato START I.
- Impegno ucraino a restare Stato non nucleare, in conformità con il Trattato di non proliferazione delle armi nucleari.
- La centrale nucleare di Zaporižžja sarà messa in funzione sotto la supervisione dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) e l’elettricità prodotta sarà distribuita in parti uguali tra Russia e Ucraina al 50%.
- Programmi educativi per promuovere comprensione reciproca.
- La Crimea, Lugansk e Donetsk saranno riconosciute come regioni russe de facto, anche dagli Stati Uniti. Kherson e Zaporižžja saranno congelate lungo la linea di contatto, il che significherà un riconoscimento de facto lungo tale linea.
- Impegno reciproco a non modificare i confini con la forza.
- Libero uso del Dnepr per scopi commerciali e corridoi per esportazione di cereali nel Mar Nero.
- Comitato umanitario per prigionieri, ostaggi e ricongiungimenti.
- L’Ucraina organizzerà le elezioni entro 100 giorni.
- Amnistia totale per le azioni di guerra e rinuncia a richieste legali future.
- Accordo vincolante supervisionato da Consiglio di pace con sanzioni in caso di violazione.
- Cessate il fuoco immediato dopo il ritiro concordato delle parti.
Le reazioni internazionali

Le risposte internazionali al piano statunitense sono state immediate e divergenti. Il cancelliere tedesco Friedrich Merz, il presidente francese Emmanuel Macron e il primo ministro britannico Keir Starmer hanno telefonato oggi pomeriggio al presidente ucraino Volodymyr Zelensky per ribadire il loro «sostegno pieno e incondizionato» all’Ucraina e sottolineare che qualsiasi accordo dovrà «preservarne la sovranità e garantirne la sicurezza futura». La Francia, tramite il ministro degli Esteri Jean‑Noël Barrot, ha chiarito che la pace non può significare «capitolazione» dell’Ucraina: «Vogliamo una pace giusta che rispetti la sovranità di ogni Paese». Nel Regno Unito, un portavoce del Foreign Office ha dichiarato che Londra condivide l’obiettivo della Casa Bianca di porre fine alla guerra, ma ha sottolineato che ciò richiede un «ritiro immediato delle truppe russe». Il presidente del Consiglio europeo Antonio Costa si è rifiutato di commentare, limitandosi a specificare che «All’UE non è stato comunicato alcun piano in maniera ufficiale». Il capo della diplomazia comunitaria Kaja Kallas ha affermato che «qualsiasi piano per porre fine alla guerra deve includere Ucraina ed Europa», respingendo l’idea di un’intesa negoziata senza il coinvolgimento dell’UE e di Kiev. Dello stesso avviso il titolare della Farnesina, Antonio Tajani, che ha ribadito che «l’Europa dovrà essere parte della trattativa», anche perché bisognerà discutere di come ritirare le sanzioni comminate alla Federazione. Fuori dal coro, la voce ungherese: continuare a sovvenzionare «una mafia di guerra corrotta» in Ucraina sarebbe impensabile, ha commentato Péter Szijjártó riferendosi allo scandalo corruzione esploso a Kiev negli scorsi giorni che ha indebolito il leader ucraino.
Secondo Reuters, l’Ucraina sta subendo una pressione maggiore rispetto al passato, da parte di Washington, affinché accetti il quadro di un accordo di pace, comprese minacce di cessare la fornitura di intelligence e armi. Nonostante ciò, il principale negoziatore di Kiev, Rustem Umerov, ha chiarito che l’Ucraina non accetterà alcun accordo di pace con la Russia che oltrepassi le sue “linee rosse”. Mosca ha fatto sapere attraverso il suo portavoce Dmitry Peskov che non ha ancora ricevuto ufficialmente il piano e che «niente sta venendo discusso in modo sostanziale». «Siamo completamente aperti, manteniamo la nostra apertura ai negoziati di pace», ha precisato il portavoce del Cremlino, che ha invitato Zelensky a negoziare “ora”, in quanto «Il suo margine di manovra decisionale si sta riducendo man mano che il territorio viene perso durante le azioni offensive delle forze armate russe».




