venerdì 21 Novembre 2025

In Sardegna quattro operai protestano da giorni vivendo sospesi a 40 metri d’altezza

Da cinque giorni quattro operai dell’Eurallumina stanno trascorrendo giorno e notte a quaranta metri di altezza sul silo dello stabilimento di Portovesme, nel Sulcis, in una protesta estrema per ottenere risposte dalle istituzioni. I lavoratori, che sfidano il maestrale e le temperature rigide in un presidio permanente, chiedono lo sblocco dei fondi necessari alla ripartenza della fabbrica dopo sedici anni di fermo. Non è la prima volta che i lavoratori di Portovesme si mobilitano a causa della crisi dell’area industriale della regione: già nel 2023 altri operai erano rimasti in presidio sulla vetta di una ciminiera dell’azienda metallurgica per protestare contro il caro energia.

Le rivendicazioni economiche – i 10 milioni che i lavoratori considerano dovuti per legge e la promessa di investimenti fino a 300 milioni per riavviare la produzione – sono al centro del contendere. Il provvedimento che ha bloccato i beni in Italia della Rusal, multinazionale russa proprietaria dello stabilimento, ha di fatto paralizzato la prospettiva di riavvio dell’impianto, primo anello della filiera strategica dell’alluminio. Il Ministero dell’Economia e delle Finanze, tramite l’Agenzia del Demanio, è diventato il soggetto competente per la custodia e la gestione della fabbrica, spostando la soluzione del problema a livello nazionale. È in questo vuoto che si inserisce la disperata richiesta dei lavoratori. Enrico Pulisci, rappresentante dei lavoratori, ha spiegato le ragioni della mobilitazione, chiedendo al ministero e al governo di dare «subito risposte certe sullo stanziamento dei fondi». «Teniamo a precisare – ha aggiunto – che in questi 16 anni la Rusal ci ha messo 24 milioni all’anno. Esclusi gli ammortizzatori sociali, non siamo sovvenzionati da contributi pubblici».

A sostegno degli operai sono scese in campo anche le sigle sindacali Filctem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e Rsa Eurallumina, che in un comunicato congiunto pubblicato negli scorsi giorni hanno ritenuto «paradossale» la «disparità di trattamento applicata all’Eurallumina rispetto ad altre aziende europee consociate della stessa UC RUSAL (in Svezia, Germania, Irlanda)», in cui i rispettivi esecutivi, pur aderendo al regime sanzionatorio, «hanno scelto di tutelare le imprese ritenute strategiche, mantenendole operative». In sindacati hanno inoltre evidenziato come la gestione finanziaria dello stabilimento, pari a oltre 20 milioni annui, sia stata «sostenuta sino a settembre 2025 dalla stessa Proprietà (RUSAL), mentre la normativa prevederebbe la gestione, anche finanziaria, da parte del C.S.F. tramite l’Agenzia del Demanio con fondi ministeriali».

Nella giornata di ieri si è registrato un primo timido segnale di movimento. La presidente della Regione Sardegna, Alessandra Todde, ha infatti incontrato il ministro Giancarlo Giorgetti a Roma, e durante il colloquio è stato affrontato anche il caso Eurallumina. «Ci siamo confrontati con il ministro Giorgetti sulla situazione di Eurallumina – ha dichiarato Todde -, ed è emerso che la volontà del MEF è di collaborare e di rimettersi al tavolo anche con l’azienda per capire come poter definire una direttrice che possa chiudere il contenzioso». La governatrice sarda ha portato ai lavoratori un messaggio di apertura: «Quello che porto a casa è un messaggio per l’azienda di riaprire immediatamente un tavolo condiviso con il MEF: c’è disponibilità e apertura per poter affrontare insieme il problema. L’invito all’azienda è quindi quello di non irrigidirsi perché c’è una volontà espressa dal governo, insieme ovviamente alla Regione, per poter trovare dei punti di caduta in tempi rapidi».

Non è la prima volta che gli operai di Portovesme attuano questo tipo di protesta. Era già successo tra la fine di febbraio e l’inizio di marzo 2023, quando quattro di loro si erano asserragliati sulla ciminiera dell’impianto Kss, a 100 metri di altezza, per denunciare il caro energia che stava portando alla fermata di quasi tutti gli impianti dello stabilimento. Dopo un’iniziale stop arrivato in seguito a rassicurazioni e promesse da parte del governo, la protesta si era riaccesa a fine marzo a seguito della fumata nera di un vertice sulla vertenza presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy, con gli operai che hanno deciso di installarsi sul tetto e incatenati ai tornelli dell’impianto a Portovesme.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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