mercoledì 19 Novembre 2025

Il piano di Crosetto: 5.000 uomini per preparare l’Italia alla “guerra ibrida”

«Siamo sotto attacco: il tempo per agire è subito»: così riporta il documento redatto dal ministro della Difesa Guido Crosetto, ora al vaglio del Parlamento. A minacciare l’Occidente è l’Italia sarebbe la «guerra ibrida» portata avanti, in particolare, da Russia, Cina, Iran e Corea del Nord, combattuta tanto a colpi di disinformazione e pressione politica quanto di minacce cibernetiche. Per questo, l’Italia avrebbe bisogno della creazione di un’Arma Cyber, composta di almeno cinquemila unità tra personale civile e militare. La nuova unità sarebbe operativa tutto il giorno e tutti i giorni, contando su una capacità di 1.200-1.500 persone che aumenterebbero poi gradualmente. Solamente due settimane fa, Crosetto aveva dichiarato che l’esercito italiano avrebbe bisogno di almeno trentamila soldati in più.

Con «minaccia ibrida» si intendono «azioni coordinate in più domini condotte da attori statuali e non-statuali, al di sotto della soglia del conflitto armato e spesso non attribuibili, mirate a danneggiare, destabilizzare o indebolire». Si tratterebbe, in sostanza, della «disinformazione» e della «influenza politica» (tra le altre cose) esercitate dalla Russia, o della «strategia multi-vettoriale» della Cina, che «combina leve economiche, tecnologiche, informative e diplomatiche per indebolire l’UE e acquisire know-how strategico», o ancora di «azioni di terrorismo e attacchi cibernetici» da parte dell’Iran e dell’uso di «leve di pressione strategica» (quali «strumenti cibernetici, finanziari e informativi») da parte della Corea del Nord. A richiedere una protezione particolare, spiega il ministro, sarebbero tanto le infrastrutture critiche (energia, trasporti, telecomunicazioni, sanità, finanza) quanto la società civile, attraverso la costruzione di una resilienza alla disinformazione, alfabetizzazione digitale e co-regolamentazione dello spazio digitale. «Siamo sotto attacco e “bombe hybrid continuano a cadere”: il tempo per agire è subito», si legge nel rapporto.

I pericoli, per l’Italia, riguarderebbero in particolar modo settore energetico, infrastrutture critiche (porti, aeroporti, reti elettriche, sistemi di comunicazione) ed «ecosistema politico-sociale», il quale può essere oggetto di «ingerenze straniere, campagne di disinformazione e sfruttamento di divisioni sociali». Secondo il rapporto, nei primi sei mesi del 2025 sarebbero stati 1.549 gli «eventi cyber», in aumento del 53% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, e il numero di «incidenti» confermato di 346 (+98%). Ad essere colpiti sarebbero soprattutto il settore sanitario e il comparto manufatturiero: «le nostre aziende sono bersagli facili», dichiara Crosetto. Per tale motivo sarebbe necessario, oltre al potenziamento di almeno «10/15 mila unità» degli organici militari dedicati al settore cyber, creare una vera e propria «Arma Cyber», composta di personale civile e militare per un totale di cinquemila unità, «con una prevalente componente operativa». Il primo obiettivo sarebbe quello di creare una capacità iniziale di 1.200-1.500 unità, successivamente potenziata.

L’Italia, insomma, si prepara alla guerra su tutti i fronti, facendo lievitare le spese per la Difesa alla cifra più alta di sempre (34 miliardi di euro previsti per il 2026). Solamente due settimane fa, infatti, il ministro aveva dichiarato che per essere pienamente efficiente e preparato alle minacce l’esercito italiano dovrebbe salire a duecentomila unità, aumentando di 30 mila il numero di uomini rispetto ai 170 mila attualmente disponibili.

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2 Commenti

  1. Sti cretini non capiscono che nemmeno il Pentagono riesce ad avere tecnici decenti nell’informatica, perché un giovane dovrebbe prendere un posto di lavoro a poche migliaia di dollari o euro, con infiniti limiti per sicurezza connessi, quando nel privato se è ta i migliori, le offerte sono nell’ordine delle centinaia di migliaia se non milioni a go, go?

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