La magistratura contabile ha inferto un nuovo colpo al progetto del Ponte sullo Stretto: la Sezione centrale di controllo di legittimità della Corte dei Conti non ha concesso il visto di legittimità al terzo atto aggiuntivo della convenzione tra il Ministero delle Infrastrutture e la società concessionaria Stretto di Messina Spa, ampliando la crisi amministrativa aperta dal precedente rifiuto sul provvedimento Cipess. Questo nuovo stop, strettamente collegato alla precedente bocciatura della delibera Cipess di fine ottobre, blocca di fatto la definizione degli impegni amministrativi e finanziari necessari per la progettazione e realizzazione dell’opera, mettendo in discussione l’intero impianto giuridico del progetto.
La Corte dei Conti, in una nota ufficiale, ha comunicato di aver respinto il decreto n. 190 del primo agosto 2025, adottato «ai sensi dell’articolo 2, comma 8, del decreto-legge 31 marzo 2023, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 maggio 2023, n. 58, recante “Disposizioni urgenti per la realizzazione del collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria”». Mentre si attendono le motivazioni complete – le prime previste entro fine novembre, le seconde per metà dicembre – gli scenari possibili per l’esecutivo si delineano tra due opzioni principali. La prima, più rischiosa, sarebbe procedere con una “registrazione con riserva”, procedura tecnicamente consentita ma che aprirebbe un nuovo fronte di scontro con la magistratura contabile. L’alternativa, preferibile ma potenzialmente più lunga, consisterebbe nell’apportare le correzioni necessarie per superare i rilievi della Corte, eventualmente ricorrendo a una nuova delibera.
Il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha commentato la decisione affermando: «Nessuna sorpresa: è l’inevitabile conseguenza del primo stop della Corte dei conti. I nostri esperti sono già al lavoro per chiarire tutti i punti. Resto assolutamente determinato e fiducioso». Una posizione condivisa dal suo ministero, che in una nota ufficiale ha espresso fiducia «sulla prosecuzione dell’iter amministrativo in attesa delle motivazioni della Corte». Anche la società concessionaria Stretto di Messina Spa ha cercato di minimizzare l’accaduto. Il presidente Giuseppe Recchi ha definito la decisione «non un atto nuovo» poiché «gli argomenti trattati sono strettamente collegati» al primo stop, annunciando un Consiglio di Amministrazione per il 25 novembre per esaminare la situazione. L’amministratore delegato Pietro Ciucci ha aggiunto che l’esito era «prevedibile perché l’atto convenzionale è funzionalmente collegato alla delibera di approvazione del progetto definitivo del ponte del Cipess del 6 agosto», confermando la «piena collaborazione» della società per fornire «tutti i nuovi approfondimenti richiesti».
A fine ottobre era arrivata la prima pronuncia della Corte dei Conti, che aveva respinto la delibera del Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) che impegna 13,5 miliardi di euro per la costruzione del Ponte. Secondo le prime ricostruzioni giornalistiche le motivazioni ricalcherebbero i dubbi già espressi dalla Corte lo scorso settembre nella sua richiesta di chiarimenti: documentazione carente, calcoli poco chiari, e mancato rispetto delle norme ambientali. Tra le altre cose, i magistrati avevano evidenziavano la mancata coerenza dei calcoli relativi alle spese per il Ponte, rilevando un «disallineamento tra l’importo asseverato dalla società Kpmg in data 25 luglio 2025 – quantificato in euro 10.481.500.000 – e quello di euro 10.508.820.773 attestato nel quadro economico approvato il 6 agosto 2025», evidenziando come diverse voci, dagli oneri per le condizioni contrattuali (cct) a quelli per la sicurezza, fossero lievitate rispetto al progetto preliminare. L’esecutivo si è scagliato contro la decisione dei magistrati: la presidente del consiglio Giorgia Meloni l’ha definita «l’ennesimo atto di invasione della giurisdizione sulle scelte del Governo e del Parlamento», mentre il ministro Salvini ha affermato che il governo andrà avanti per la propria strada. Ora è arrivato il secondo colpo.
Cadono così ancora nel vuoto i fragorosi annunci del Ministro Salvini sull’inizio dei lavori, che ormai si fanno fatica a contare. Nel marzo del 2023, durante la trasmissione “Cinque minuti su Rai 1”, Salvini dichiarò che i lavori sarebbero iniziati «entro l’estate 2024», per poi ripeterlo due mesi dopo in occasione della conferenza stampa di presentazione del decreto che ha riattivato la Società Stretto di Messina, e poi a settembre, in seguito a un incontro del cda della società. A fine maggio 2024, Salvini aveva sbandierato l’obiettivo di «aprire i cantieri entro l’anno 2024». L’“annuncite” è ricomparsa nell’aprile di quest’anno, quando Salvini ha annunciato che l’inizio della costruzione fosse distante solo «poche settimane». Lo scorso 19 maggio, il Ministro ha invece affermato che i cantieri sarebbero stati aperti entro l’estate di quest’anno. In ultimo, l’orizzonte temporale si è spostato all’autunno 2025, ma come un macigno sono arrivate le pronunce dei giudici amministrativi.





Ovviamente se costruito alla prima tempesta fa la fine del ponte Morandi: Tu vo fà l’americano..