lunedì 17 Novembre 2025

Bimbi “perfetti” in laboratorio: il progetto segreto dei magnati della Silicon Valley

Da mesi, dietro le vetrate di un laboratorio di San Francisco, un gruppo di miliardari della Silicon Valley sta tentando di riscrivere il codice della vita. Secondo un’inchiesta del Wall Street Journal, la startup Preventive, sostenuta da due nomi simbolo della rivoluzione digitale – Sam Altman, CEO di OpenAI, e Brian Armstrong, fondatore di Coinbase – lavora alla creazione di embrioni geneticamente modificati per prevenire malattie e migliorare la specie. L’obiettivo dichiarato è “eliminare la sofferenza”, ma la promessa di un’umanità senza difetti cela un progetto ben più ambizioso: fabbricare bambini “perfetti”. E così, evocando scenari fantascientifici in stile Gattaca, si riapre la porta all’eugenetica, che torna mascherata da progresso: il confine tra cura e controllo si assottiglia, mentre il sogno di prevenire le malattie cede il passo alla selezione degli embrioni e all’editing genetico.

Fondata nel maggio 2025 e nascosta dagli occhi indiscreti in un coworking di San Francisco, Preventive ha raccolto oltre 30 milioni di dollari con l’intento di creare embrioni sani e ottimizzati, sfruttando la tecnologia di editing genetico CRISPR-Cas9 e lo screening poligenico, un test genetico sugli embrioni che analizza centinaia di varianti del DNA per stimare la probabilità di sviluppare malattie o tratti complessi, come altezza o intelligenza. Il progetto prevede la selezione di gameti sintetici e la mappatura del DNA per “correggere” le mutazioni indesiderate. Fonti interne citate dal WSJ parlano di una coppia che sarebbe già stata contattata per ottenere il primo bambino “perfezionato”, ma il CEO di Preventive, Lucas Harrington, nega qualsiasi sperimentazione in corso e promette «massima trasparenza». Intorno a Preventive si sta formando un ecosistema di startup che usano algoritmi per analizzare il DNA embrionale e prevedere tratti genetici e patologie. Tra gli investitori figurano ancora Armstrong, Peter Thiel – già ossessionato come Altman dalla ricerca nel campo della longevità – e Alexis Ohanian. Siamo alle soglie di una nuova frontiera della biologia predittiva, dove la vita inizia già sotto il segno della selezione. Non si tratta più di curare patologie, ma di programmare la vita. È il sogno di una nuova élite biotecnologica che, dopo aver digitalizzato l’intelligenza, vuole ora perfezionare il codice genetico e creare esseri omologati e perfetti. La comunità scientifica, però, resta scettica: l’American College of Medical Genetics definisce lo screening poligenico privo di valore clinico.

Gli scenari che sembrano futuristici altrove sono già realtà nella Silicon Valley. Diversi esponenti delle Big Tech, tra cui lo stesso Sam Altman ed Elon Musk, avrebbero utilizzato lo screening poligenico per selezionare gli embrioni dei propri figli. Ma è Brian Armstrong a spingersi oltre: punta a usare l’editing genetico per “migliorare” la prole e ottenere meno rischi cardiaci, ossa più forti, prestazioni ottimali. Il fondatore di Coinbase avrebbe persino valutato di lanciare il progetto in segreto per forzare la normativa americana e l’accettazione pubblica, ipotesi che la sua portavoce ha, però, negato. L’editing genetico resta, infatti, vietato in gran parte del mondo per i rischi ereditari e le implicazioni etiche. L’unico precedente noto è quello del genetista cinese He Jiankui, condannato nel 2018 dopo aver creato due gemelle resistenti all’HIV.

Jacques Testart, pioniere della fecondazione assistita, aveva previsto il ritorno dell’eugenetica legittimata dal mercato e mascherata da libertà di scelta: la scienza senza limiti avrebbe generato un «eugenismo dolce, invisibile e democratico». È la selezione dei nascituri in nome dell’amore, del benessere e della perfezione, auspicata dallo scienziato che si fa demiurgo e spezza gli equilibri naturali, che sfida e altera le leggi biologiche, giocando a fare dio. Oggi, genitori e investitori chiedono figli ottimizzati come prodotti di alta gamma. L’embrione diventa un codice da riscrivere, la nascita un atto tecnico, la vita una merce su misura. Non è più la natura a selezionare, ma l’algoritmo. La promessa di libertà si rovescia in uniformità: bambini più sani, più belli, più conformi. Ma anche più fragili, perché privati dell’imperfezione che li rende umani. La corsa alla perfezione genetica s’inserisce nella visione transumanista che sogna di abolire malattia, vecchiaia e morte. È la stessa fede tecnologica che permea la Silicon Valley, dove il progresso è diventato religione e la manipolazione del DNA un nuovo culto prometeico. Questa eugenetica di ritorno rischia di trascinarci in una distopia lucida e disumanizzante, dove la tecnica prende il posto dell’etica e la fragilità viene cancellata in nome di una perfezione solo apparente.

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Enrica Perucchietti

Laureata con lode in Filosofia, vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. Collabora con diverse testate e canali di informazione indipendente. È autrice di numerosi saggi di successo. Per L’Indipendente cura la rubrica Anti fakenews.

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