Quelle che erano state definite “Olimpiadi a costo zero” hanno bisogno di soldi. La Fondazione Milano-Cortina ha infatti chiesto alle regioni Lombardia e Veneto una lettera di patronato per aumentare la propria linea di credito con le banche di 120 milioni di euro. La richiesta di garanzie agli enti regionali emerge da una deliberazione della giunta regionale veneta, promossa dallo stesso governatore Luca Zaia: la Fondazione, si legge nella delibera, ha un bisogno urgente di liquidità per far fronte a vuoti di cassa, obblighi di contributi relativi ai diritti televisivi, e al ritardo nel «subentro del Commissario Straordinario» per le Paralimpiadi, creato ad hoc dal governo con il Decreto Sport per coprire i contratti relativi all’evento paralimpico.
La richiesta di lettere di patronato da parte della Fondazione Milano Cortina alle regioni Lombardia e Veneto è stata emessa lo scorso 12 agosto, ed è stata accolta dal Veneto con una deliberazione datata 22 settembre. Il testo sponsorizzato da Zaia, fa una lunga premessa relativa agli oneri sui diritti televisivi che la Fondazione, in quanto Comitato Organizzatore, è tenuta a coprire: il Broadcasting Refund Agreement, siglato tra il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) e la Fondazione, stabilisce che il CIO anticipi alla Fondazione una parte dei ricavi televisivi, impegnando quest’ultima a «rimborsare al CIO quanto eventualmente già ricevuto a titolo di anticipo sui diritti televisivi relativi all’evento» in caso di limitazioni, spostamenti o cancellazioni. Le regioni si sono impegnate a coprire parte di tali costi al posto della Fondazione nel caso dovesse essere necessario. Nella richiesta di garanzie, si legge che «il piano di erogazione dei contributi per broadcasting e top programme da parte del Comitato Olimpico Internazionale» è stato «ridefinito», e attualmente «prevede l’erogazione di una percentuale di tali contributi solo pari al 60% prima dei Giochi Olimpici e Paralimpici Invernali del 2026». Insomma: il CIO ha anticipato alla Fondazione il 60% dei ricavi provenienti dai diritti televisivi, e tale somma, a quanto pare, non basta.
La disponibilità di liquidi della Fondazione non scarseggia solo a causa della mancata copertura totale degli anticipi sui diritti tv. La Fondazione ha infatti parlato di una «differenza strutturale tra gli incassi e le spese» che deriva da un disallineamento temporale tra uscite ed entrate, e che avrebbe così generato un sostanziale vuoto di cassa: in particolare, si fa riferimento alle «tempistiche di pagamento effettivamente negoziate con i fornitori e gli appaltatori di lavori, beni e servizi, maggiormente anticipate rispetto alle previsioni iniziali, nonché le scadenze più dilatate nel tempo degli incassi dei corrispettivi da sponsorizzazione». La Fondazione, insomma, ha fatto male i calcoli: le scadenze dei pagamenti sono più vicine di quanto originariamente previsto, ma i guadagni provenienti dalle sponsorizzazioni non arriveranno in tempo per coprire gli oneri.
Terzo e ultimo punto che giustifica la richiesta di garanzie, è quello del «ritardo del subentro del Commissario Straordinario di cui all’articolo 5 [ndr. del Decreto Sport] nei contratti della Fondazione stipulati per le Paralimpiadi». Lo scorso giugno, il governo ha istituito un nuovo Commissario per le Paralimpiadi con il compito di «favorire l’inclusione sociale e l’abbattimento delle barriere», e soprattutto, quello di «subentrare nei rapporti giuridici della Fondazione», assumendosi gli oneri dei contratti siglati dalla Fondazione nell’ambito delle Paralimpiadi. Già ai tempi, L’Indipendente aveva ipotizzato che con tale mossa il governo sembrasse volere scorporare una parte dei costi della Fondazione – precisamente 328 milioni, destinati proprio all’istituzione del Commissario – alleggerendone il bilancio. La recente richiesta di garanzie della Fondazione pare confermare tale ipotesi: fino alla scesa in campo del Commissario, infatti, gli oneri relativi ai contratti paralimpici spettano alla Fondazione, ma essa non pare avere abbastanza liquidità per affrontarli.
La richiesta di garanzia per 120 milioni di euro si uniscono agli oltre 45 milioni già chiesti dalla Fondazione nel 2021, e ha portato così all’emissione di una lettera di patronato dal valore complessivo di oltre 165 milioni. Essa segue le difficoltà finanziarie già affrontate dalla Fondazione, che avrebbe fronteggiato un deficit stimato in oltre 500 milioni di euro, mai ufficialmente riconosciuto dagli organizzatori.




