Palestina Occupata – Murad Fawzi Abu Seifen aveva 15 anni. I soldati israeliani l’hanno ucciso la sera del 5 novembre a Al-Yamoun (nordovest di Jenin) sparandogli tre proiettili nel cranio da una distanza di 60/80 metri. Poi hanno impedito all’ambulanza di raggiungere il luogo e ne hanno sequestrato il giovane corpo, caricandolo sulla jeep militare e allontanandosi dalla città, impedendo alla famiglia di fare l’ultimo saluto all’adolescente e di seppellirlo. Anche Yamen Hamed Yousef Hamed aveva 15 anni. È stato ucciso da un proiettile delle IDF che gli ha trapassato il torace mentre camminava in uno degli ingressi della sua città, Silwad. Era il 30 ottobre. Almeno 10 proiettili sono stati sparati verso il gruppo di ragazzini dalle forze di occupazione durante uno dei loro continui raid. Gli israeliani l’hanno lasciato sanguinare per circa mezz’ora, impedendo all’ambulanza di raggiungere il luogo e sparando contro i residenti che cercavano di avvicinarsi. Jameel Atef Jameel Hanani di anni ne aveva 17. E’ stato ucciso da un soldato israeliano appostato all’interno di un blindato militare israeliano intorno alle 22 del 2 novembre nella città palestinese di Beit Furik, a est di Nablus, nel nord della Cisgiordania occupata. Gli hanno sparato da 50/70 metri di distanza, nell’addome. È morto in ospedale poco dopo.
Questi sono solo gli ultimi tre dei 216 bambini uccisi secondo l’OCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari Umanitari) dai soldati d’Israele dal 7 ottobre 2023, in quella che è una vera e propria guerra all’infanzia qui, in Cisgiordania occupata. Come a Gaza, lo sterminio dei bambini è una politica di guerra che non conosce pietà né limiti e l’esecuzione di minorenni è una prassi. Sono almeno 44 i minori uccisi dall’inizio del 2025, ossia 1 su cinque dei palestinesi assassinati in Cisgiordania.
La guerra ai bambini
Già nel dicembre del 2023, l’UNICEF aveva riportato che lo sterminio di bambini palestinesi in Cisgiordania, inclusa Gerusalemme Est, aveva raggiunto «livelli senza precedenti». Nei tre mesi successivi al 7 ottobre 2023, Israele aveva già ucciso 83 bambini palestinesi in Cisgiordania, più del doppio di quelli uccisi nell’intero 2022, che era già considerato uno degli anni con il maggior numero di minorenni palestinesi assassinati. Almeno 576 bambini erano rimasti feriti durante lo stesso periodo.
«Le forze israeliane stanno uccidendo i bambini palestinesi con brutalità e crudeltà su tutto il territorio palestinese occupato», ha dichiarato il direttore della DCIP (Defence for Children International Palestine) Khaled Quzmar. «Né una singola persona è stata dichiarata responsabile dell’omicidio di questi bambini, incoraggiando le forze israeliane a continuare impunite», ha detto Said Abu Eqtaish, anch’egli della DCIP. I video e le testimonianze riportate mostrano infatti una deliberata missione omicida delle IDF nei confronti dei minori. Omicidi mai puniti, anzi. Spesso celebrati come vittorie.
Mohammed Bahjat Mohammad Hallaq aveva solo 9 anni. Stava giocando a calcio con altri bambini nel villaggio di Al-Rihiya, a sud di Hebron, quando due jeep militari israeliane hanno fatto irruzione nella cittadina. I soldati hanno iniziato a lanciare gas lacrimogeni e proiettili veri contro i ragazzini, che sono scappati via. È stato allora che un soldato si è inginocchiato e ha sparato un solo colpo verso Mohammed, da 200 metri di distanza, trapassandolo da parte a parte. Era il 20 ottobre 2025. Vari testimoni dicono di aver visto il soldato alzare l’arma verso il cielo in segno di vittoria, mentre il bambino cadeva a terra. Altri due proiettili furono sparati contro un altro ragazzino che aveva tentato di soccorrerlo.
Il video che mostra la morte di Saddam Hussein Iyad Mohammad Rajab è scioccante. Una telecamera di sicurezza ha ripreso il bambino di 10 anni mentre, il 31 gennaio del 2025, un soldato israeliano gli ha sparato all’addome durante un incursione a Tulkarem. Il padre del bambino fu detenuto circa un’ora mentre cercava disperato di portare il figlio all’ospedale. Anche l’ambulanza fu trattenuta e rallentata durante il trasferimento del bimbo a Nablus. Fu lì che un soldato ha detto al padre di Saddam: «Sono io che ho sparato a tuo figlio. Se Dio vorrà, morirà».
Una crudeltà non nuova, se si pensa al genocidio tuttora in corso a Gaza, dove Israele ha ucciso almeno 20mila bambini nei primi 23 mesi di guerra. Più di un bambino ogni ora, circa il 2% di tutta la popolazione infantile gazawi. E ne ha feriti almeno 42.011, lasciando 21mila bambini con amputazioni e disabilità permanenti. Ma sono migliaia i minori che ancora mancano all’appello, forse ancora dispersi sotto le macerie di una Striscia quasi completamente distrutta.
Il numero più alto di detenzioni di bambini dal 2016
La guerra ai bambini palestinesi in Cisgiordania assume anche il volto della detenzione, un’arma da sempre utilizzata dallo Stato sionista per terrorizzare e torturare i giovani palestinesi. Sono circa 360 i minorenni della Cisgiordania trattenuti nelle carceri israeliane, quasi la metà senza accuse né processo. Si tratta del più alto numero di bambini detenuti dal 2016. Il 41% sono in “detenzione amministrativa”, ossia una forma di incarcerazione che non necessita di motivazioni né processi. Circa 140 i minori imprigionati sulla base di prove segrete, sconosciute sia a loro che ai loro avvocati, e la loro detenzione può essere rinnovata a tempo indeterminato. A essi si aggiungono circa 115 giovani palestinesi trattenuti nelle carceri sioniste perché trovati illegalmente nel “territorio israeliano”. Secondo l’ONG Save the Children, sono circa 10mila i bambini che sono stati detenuti nelle galere di Tel Aviv negli ultimi 20 anni.
«Questa è una tattica per controllare i bambini palestinesi, per impedirgli di crescere normalmente e di avere una educazione, un futuro» ha detto Kathryn Ravey, parte di DCIP, ad Al Jazeera. «Ogni anno Israele perseguita tra i 500 e i 700 bambini nelle corti militari. Un abuso sistematico che va contro ogni forma di diritto e di giusto processo». I bambini rischiano infatti anni di prigionia per aver lanciato una pietra – reato per la quale la pena arriva a 20 anni – o perché semplicemente accusati di aver reagito contro i carri armati che invadevano il loro quartiere o villaggio, senza nessuna prova. Nonostante l’occupazione della Cisgiordania e di Gerusalemme Est sia riconosciuta come illegale e condannata dall’ONU e dalla Corte Internazionale di Giustizia, nonostante secondo il diritto internazionale un popolo sotto occupazione ha il diritto di resistere – anche con le armi -, Israele imprigiona e tortura anche i bambini che rispondono con le pietre alla sua violenza.
Le condizioni delle carceri infatti sono durissime; i detenuti testimoniano violenze sistematiche, come botte, assenza di cibo, vestiti, cure mediche.
Ayham al-Salaymeh, 14 anni, è diventato il più giovane palestinese a scontare una pena in carcere a dicembre del 2024, dopo aver passato un anno e mezzo di domiciliari. Suo padre ha espresso preoccupazione per la salute di Ayham in carcere, sottolineando che ex detenuti che pesavano più di suo figlio avevano perso decine di chili di peso. «Il ragazzo ora pesa 30 kg, dopo un anno di prigionia, cosa gli succederà?» ha detto in un video diventato virale. Walid Ahmed, 17 anni, è morto nel carcere di Megiddo pochi mesi dopo. Secondo l’autopsia, la prima causa di morte è stata la fame, legata alla mancanze di cure mediche.
Grazie a una nuova legge approvata alla Knesset a novembre 2024, le autorità israeliane sono ora autorizzate a detenere palestinesi dai 12 anni in su se riconosciuti colpevoli di omicidio terroristico, omicidio colposo o tentato omicidio. Una misura che, secondo le organizzazioni per i diritti umani, è motivata dalla vendetta piuttosto che da esigenze di sicurezza. Secondo la legge, approvata come misura temporanea e della durata di cinque anni, i minori condannati possono essere detenuti in strutture chiuse fino al compimento dei 14 anni, dopodiché possono essere trasferiti in carceri ordinarie. Una legge identica, approvata nel 2016, era scaduta nel 2020.
Una guerra totale all’infanzia, fatta di uccisioni, reclusioni, ma anche trasferimenti forzati e privazioni di casa, scuola, sicurezza. Questa è la vita dei bambini in Cisgiorania: anche se. in netto peggioramento dal 7 ottobre 2023, tali condizioni hanno sempre caratterizzato la repressione israeliana dall’occupazione del 1967. Ad oggi, sono migliaia i bambini che hanno dovuto lasciare la propria casa – o che non hanno più una casa – a causa delle operazioni militari di Tel Aviv nei campi profughi di Jenin e Tulkarem. Altri centinaia i bambini rimasti per strada per le demolizioni forzate aumentate a dismisura in questi ultimi due anni. Senza parlare di tutte le conseguenze che queste politiche di sfollamento forzato e detenzione implicano: assenza di educazione, traumi psicologici, distruzione del futuro. Una guerra ai bambini a cui nessuno sembra riuscire, o volere, mettere un punto.







Non chiamate guerra le azioni criminali, di stranieri, contro gente che vive nel proprio paese.