sabato 8 Novembre 2025

Morti sul lavoro, la strage silenziosa: 784 vittime da gennaio a settembre

Continua a mietere vittime la strage sui luoghi di lavoro del nostro Paese. È quanto attestato dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro e Ambiente Vega Engineering, che evidenzia dati impietosi: da gennaio a settembre 2025 si sono registrati 784 decessi, 8 in più rispetto allo stesso periodo del 2024. Il bilancio comprende 575 morti in occasione di lavoro e 209 in itinere, con oltre la metà del territorio nazionale classificato a rischio elevato. I settori più colpiti rimangono le costruzioni e le attività manifatturiere, mentre le regioni del Nord mostrano i numeri assoluti più alti, nonostante un rischio relativo inferiore rispetto al Mezzogiorno. La situazione, in realtà, è ancora più preoccupante: il computo è stato infatti redatto sulla base dei dati diramati dall’INAIL, che – come hanno già provato recenti rapporti di centri di ricerca indipendenti – non contemplano la totalità dei casi effettivi.

L’analisi del rischio morte sul lavoro rivela un’Italia spaccata in due. Come attestato dal report, a finire in zona rossa a settembre 2025, con un’incidenza superiore al 25% rispetto alla media nazionale di 24 morti ogni milione di lavoratori, sono Basilicata, Umbria, Campania, Puglia e Sicilia. Seguono, in zona arancione (ove si segnala un’incidenza infortunistica compresa tra il valore medio nazionale e il 125% dell’incidenza media nazionale), Liguria, Calabria, Abruzzo, Trentino-Alto Adige, Veneto, Piemonte e Sardegna. La maglia nera per il maggior numero assoluto di vittime in occasione di lavoro spetta alla Lombardia con 73 decessi, seguita da Veneto (60), Campania (57), Piemonte ed Emilia-Romagna (47).

I lavoratori di età maggiore ai 65 anni rappresentano il target più vulnerabile, con un’incidenza di mortalità che raggiunge i 78 decessi ogni milione di occupati. Seguono i lavoratori tra i 55 e i 64 anni (37,5) e quelli tra i 45 e i 54 anni (24,6). Numericamente, però, la fascia più colpita è quella tra i 55 e i 64 anni, con 200 vittime sulle 575 totali in occasione di lavoro. Risulta poi particolarmente allarmante la situazione dei lavoratori stranieri, che registrano un rischio di morte sul lavoro più che doppio rispetto agli italiani: 49,7 morti ogni milione di occupati contro i 21,0 degli italiani. In totale, sono 171 gli stranieri vittime di infortuni sul lavoro, di cui 125 deceduti in occasione di lavoro e 46 in itinere. Negativo anche il bilancio delle vittime di sesso femminile: le donne coinvolte in incidenti mortali sono infatti 68, con 33 decessi in occasione di lavoro e 35 in itinere, segnando un aumento di 5 unità rispetto al 2024.

Il settore delle costruzioni si conferma il più pericoloso con 99 decessi, seguito da attività manifatturiere (83), trasporti e magazzinaggio (71) e commercio (54). Per quanto riguarda la distribuzione temporale, il venerdì risulta il giorno più luttuoso della settimana, con il 22,3% degli infortuni mortali, seguito dal lunedì (20,8%) e dal giovedì (16,8%). Le denunce di infortunio totali mostrano un lieve aumento dello 0,7%, passando dalle 433.002 di fine settembre 2024 alle 435.883 di quest’anno. Le attività manifatturiere registrano il numero più alto di denunce (52.283), seguite da costruzioni (28.210) e sanità (27.492).

Eppure, questi dati sembrano costituire solo una sottostima del reale bilancio. Basti pensare che, a inizio agosto, l’Osservatorio Nazionale Morti sul Lavoro ha attestato in un suo rapporto che in Italia, dal 1° gennaio 2025 sino al 31 luglio, sono deceduti 873 lavoratori, di cui 621 sul posto di lavoro, con una media di una morte ogni 6 ore. Un computo che va ben oltre le statistiche dell’INAIL, che escludono migliaia di lavoratori non assicurati o assicurati con altri enti. L’Osservatorio ha specificato che, tra le vittime, oltre il 30% ha più di 60 anni (di cui il 17% oltre 70) e il 32% è costituito da stranieri. Le categorie più colpite includono i lavoratori agricoli, gli autotrasportatori e chi soffre per stress da superlavoro.

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Stefano Baudino

Laureato in Mass Media e Politica, autore di dieci saggi su criminalità mafiosa e terrorismo. Interviene come esperto esterno in scuole e università con un modulo didattico sulla storia di Cosa nostra. Per L’Indipendente scrive di attualità, politica e mafia.

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