Pretendere di fare la “guerra alla droga” arrestando i consumatori, è come pensare di sconfiggere l’obesità arrestando le persone che mangiano troppo: un fallimento annunciato. È quanto sostengono da tempo i movimenti antiproibizionisti, che si sono dati appuntamento a Roma, dal 6 al 9 novembre, per ribattere punto su punto alla Conferenza sulle droghe organizzata negli stessi giorni dal governo Meloni. D’altra parte, fanno notare, l’uso di stupefacenti è presente nelle società umane dalla notte dei tempi, in tutte le società, ecco perché la pretesa di eliminare le droghe dalla società e criminalizzare i consumatori è buona solo per la propaganda politica, ma si rivela controproducente nella pratica. Quello che chiedono è che la politica produca norme, iniziando a inquadrare la questione dal punto di vista sociale, sanitario e dei diritti umani
È quello che l’Onu chiede da tempo, da quando a livello internazionale l’approccio proibizionista ha iniziato a perdere consenso. Nel giugno del 2022, in occasione della Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico di droga, l’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani (OHCHR) rilasciò una lunga dichiarazione per chiedere di porre fine alla cosiddetta “guerra alla droga” e a promuovere politiche antidroga saldamente ancorate ai diritti umani. I dati e l’esperienza accumulati dagli esperti delle Nazioni Unite hanno dimostrato che la guerra alla droga mina la salute e il benessere sociale e spreca risorse pubbliche senza riuscire a sradicare la domanda di droghe illegali e il mercato delle droghe illegali. Peggio ancora, questa “guerra” ha generato in molti casi narcoeconomie a livello locale, nazionale e regionale, a scapito dello sviluppo nazionale”. In un importante studio pubblicato nel 2021, la stessa agenzia ha rilevato che la “guerra alla droga” ha portato all’incarcerazione di massa attraverso il profiling razziale, le leggi e le procedure di perquisizione e sequestro, l’eccessiva detenzione preventiva, le condanne sproporzionate e la criminalizzazione delle persone che fanno uso di droghe.
Nel settembre 2023, sempre l’OHCHR ha pubblicato uno storico rapporto mettendo in evidenza che la guerra alla droga, è innanzitutto una guerra contro le persone che la utilizzano. Nel 2024 l’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani Volker Türk, ha sottolineato la necessità di un cambiamento di approccio che dia priorità alla salute, alla dignità e all’inclusione: «La criminalizzazione e il proibizionismo non sono riusciti a ridurre l’uso di droga e non sono riusciti a scoraggiare i crimini correlati alla droga. Queste politiche semplicemente non funzionano e stiamo deludendo alcuni dei gruppi più vulnerabili delle nostre società». Ad aprile 2024, durante la 67essima sessione dei lavori della Commission on Narcotics Drug, per la prima volta nella storia la riduzione del danno viene inserita in una risoluzione approvata dalla Commissione stupefacenti dell’Onu.
Eppure l’impostazione che quasi tutto l’Occidente mantiene, è proprio quello della war on drugs lanciata da Nixon nel 1971, quando, con la necessità di compattare le fila dei suoi elettori, identificò negli stupefacenti il nemico numero uno della Nazione. Ecco perché in Italia, dopo che il governo ha convocato la Conferenza nazionale sulle dipendenze per i prossimi 7 e 8 novembre, è stata lanciata, dal basso, una contro-conferenza con appuntamenti previsti per il 6, il 7 e l’8 novembre, quando la Million Marijuana March, storica parata antiproibizionista, tornerà per le strade di Roma dopo la sfilata di aprile, nata per contestare le norme del decreto Sicurezza. «Sulle droghe abbiamo un piano. Fermiamo la guerra alla droga, contro il governo della paura garantiamo diritti civili e sociali» è lo slogan della manifestazione che vede impegnate diverse associazioni promotrici come A Buon Diritto, ARCI, Antigone, Associazione Luca Coscioni, CGIL, CNCA, Forum Droghe, Gruppo Abele, LILA, Meglio Legale, Milion Marijuana March e altri.
«Il 7 e 8 novembre è stata annunciata la Conferenza Nazionale governativa sulle Droghe. Il copione appare già scritto dalle norme repressive approvate da questo governo: dal decreto anti-rave, al decreto anti-giovani (cosiddetto Caivano) che ha riempito di minori le carceri, sino alle norme che trasformano il codice stradale in una legge che criminalizza ulteriormente i consumatori di droghe. Il Decreto Sicurezza che viola, infine, la Costituzione restringendo le libertà individuali e per pura ideologia assimila una sostanza senza effetti psicoattivi, come la cannabis light, alle sostanze psicotrope vietate», raccontano spiegando che: «Nel solco di questa storia già scritta, il Governo ha escluso, nella preparazione alla Conferenza Nazionale, tutte le organizzazioni della società civile esperta e delle Persone che Usano Droghe (PUD). Una scelta che segna una sostanziale differenza con la precedente Conferenza Nazionale del 2021 che aprì il confronto a tutti, approvando documenti innovativi per le politiche sulle droghe ed elaborando il Piano Nazionale sulle Droghe, non a caso ignorato dal governo Meloni». E quindi la volontà è quella di proporre «la nostra strategia e le pratiche necessarie per porre fine alla guerra alle droghe e alle persone che le usano, alle discriminazioni sociali, al razzismo istituzionale e allo stigma, e promuovere politiche attive rispettose delle conoscenze, delle esperienze, dei diritti e della salute».
Il programma è vasto e articolato. Si parte oggi, 6 novembre, con la prima sessione plenaria dalle 17.30, presso la Città dell’altra economia. Si continua il venerdì 7 a partire dalle 9, con dibattiti e convegni. E si continuerà anche l’8 fino alle 14, ora in cui è previsto il ritrovo per la partenza della Million Marijuana March da piazza Ugo La Malfa.





