Il Tribunale Amministrativo Regionale del Lazio ha archiviato 107 denunce contro altrettanti attivisti per l’ambiente per una azione dimostrativa condotta il 22 novembre 2024 a Roma. In quell’occasione, gli attivisti si erano riuniti in tenda in piazza del Viminale, davanti al palazzo del Ministero dell’Interno, dove avevano scaricato 5 tonnellate di letame. La manifestazione era stata portata avanti per contestare le politiche climatiche del governo e il pacchetto di leggi “Sicurezza”, poi convertito in decreto legge l’11 aprile 2025. Gli attivisti erano stati portati in Questura, per poi venire denunciati per manifestazione senza preavviso; con la sentenza, il TAR archivia la vicenda per insussistenza del reato. Nonostante ciò, rimangono ancora attivi 33 fogli di via, che vietano agli attivisti di entrare in città; uno di questi, è stato emesso contro una persona che viveva a Roma per motivi di lavoro, ed è stato confermato dallo stesso TAR.
La sentenza del TAR del Lazio è stata resa nota oggi, martedì 4 novembre, dopo quasi un anno di indagini preliminari. Durante la manifestazione, gli attivisti avevano occupato la piazza antistante il palazzo del Viminale con le tende, scaricandovi 5 tonnellate di letame. Al termine della protesta, erano intervenute le forze dell’ordine, portando 74 attivisti in Questura, dove li hanno trattenuti per circa 8 ore; erano poi arrivate le denunce per violazione dell’art. 18 TULPS e 33 fogli di via della durata da 6 mesi a due anni e mezzo. «Il giudice ha adesso disposto l’archiviazione per insussistenza del reato, precisando nel decreto che non è possibile punire con manifestazione non preavvisata chi semplicemente partecipa a quella manifestazione», si legge in un comunicato del gruppo.
Nonostante ciò, restano ancora attivi i fogli di via, uno dei quali confermato dallo stesso TAR. La persona in questione, Sabina, viveva e lavorava a Roma, e la Questura aveva già respinto una sua precedente richiesta di annullamento; nonostante il suo legame con Roma, «i giudici non hanno riconosciuto la documentazione presentata dai legali che attestava i suoi legami con la città, costringendola a lasciare la capitale», spiega il comunicato. «Secondo i legali di Extinction Rebellion, si tratta di un’applicazione illegittima del Codice Antimafia del 2011, che stabilisce chiaramente che il foglio di via non può essere emesso nei confronti di chi vive, lavora o studia nella città interessata».
Non è la prima volta che la repressione contro le azioni di protesta non violente per il clima subisce una battuta d’arresto in tribunale. Nell’ottobre del 2024, era stata disposta l’archiviazione delle accuse contro sessantacinque attivisti – afferenti proprio al movimento XR – che avevano occupato il grattacielo di Intesa Sanpaolo, a Torino, in occasione del G7 per il clima. In quel caso, come in numerosi altri, la procura aveva riconosciuto che «non è stata infranta alcuna norma penale», smontando così le accuse occupazione, violenza privata e manifestazione non preavvisata formulate dalla Digos.




