lunedì 3 Novembre 2025

Trump minaccia di invadere la Nigeria per “proteggere i cristiani”

«Se attaccheremo, sarà un’operazione rapida, feroce e risolutiva, proprio come quei delinquenti terroristi attaccano i nostri AMATI cristiani!». Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha minacciato sul suo social Truth un raid in Nigeria per «spazzare via i terroristi islamici», responsabili del «massacro di migliaia di cristiani». Il leader statunitense ha paventato il blocco immediato di tutti gli aiuti americani e ha annunciato di aver ordinato al Pentagono di prepararsi a un’operazione «a colpi di arma da fuoco» se il governo nigeriano non metterà fine a quella che definisce una «minaccia esistenziale» al cristianesimo. La mossa ha provocato immediata sorpresa e reazione di Abuja, che respinge le accuse di Washington.

Su Truth, Trump ha puntato il dito contro il governo nigeriano accusandolo di tollerare l’uccisione di cristiani e ha puntato il dito contro i gruppi estremisti di Boko Haram e la Provincia dell’Africa Occidentale dello Stato Islamico (ISWAP) come responsabili di «atrocità orribili» contro i cristiani. Il capo del Pentagono, Pete Hegseth, ha risposto prontamente al post presidenziale con un «Sì, signore» su X, ribadendo: «Il Dipartimento della Guerra si sta preparando per l’azione». Anche a bordo dell’Air Force One, il tycoon ha confermato la sua intenzione di inviare truppe in Nigeria o di effettuare raid aerei: «Potrebbe essere», ha spiegato Trump, «Stanno uccidendo un gran numero di cristiani, non permetteremo che ciò accada», ha aggiunto. Le minacce di Trump seguono l’attenzione posta dal senatore Ted Cruz all’inizio del mese, che ha accusato la Nigeria di consentire un “massacro” di cristiani.

Con oltre 240 milioni di abitanti, divisi tra musulmani e cristiani, la Nigeria è da anni teatro di violenze diffuse. Nel Nord-Est, Boko Haram e ISWAP hanno causato decine di migliaia di morti dal 2009, colpendo sia cristiani sia musulmani. Secondo i dati dell’Armed Conflict Location & Event Data Project (ACLED), tra gennaio 2020 e settembre 2025 si contano 11.862 attacchi contro civili e 20.409 vittime: 385 episodi hanno mirato a cristiani (317 morti) e 196 a musulmani (417). Gran parte della violenza, specie nel Nord-Ovest, deriva da banditi e milizie etniche. Dall’ascesa di Bola Tinubu nel 2023, si stimano 10.000 morti, centinaia di rapimenti e 3 milioni di sfollati. Le regioni di Benue e Plateau restano epicentro di uccisioni e distruzioni di scuole e luoghi di culto. Secondo la International Society for Civil Liberties and Rule of Law (Intersociety), oltre 52.000 cristiani sono stati uccisi dal 2009, mentre la violenza si espande verso Sud tra conflitti per la terra e risorse. Il presidente nigeriano Bola Ahmed Tinubu ha respinto il quadro delineato da Trump: «La libertà religiosa e la tolleranza sono state un principio fondamentale della nostra identità collettiva e lo rimarranno sempre». In un comunicato ufficiale, Abuja ha definito la minaccia come una tattica coercitiva, rilevando che la violenza nel Paese non colpisce solo cristiani, e che la sovranità nazionale non consente interventi unilaterali.

Dal punto di vista geopolitico, l’annuncio di Trump apre molti interrogativi. Washington, richiamando valori come la libertà religiosa, si pone come protettore dei cristiani in un’ottica che mescola politica estera, pressione ideologica e retorica evangelica che strizza l’occhio alla base MAGA. Sul piano geopolitico, l’iniziativa di Washington sembra rispondere più a calcoli di potenza che a preoccupazioni umanitarie. Le minacce di Trump giungono, infatti, in una fase in cui la Cina sta consolidando la propria presenza strategica in Nigeria e nell’Africa occidentale. L’aggiornamento delle relazioni bilaterali a partenariato strategico globale, l’istituzione di un comitato intergovernativo di cooperazione e le intese sul Global South hanno rafforzato il ruolo di Pechino come alleato privilegiato di Abuja. In questo quadro, la retorica americana sulla “difesa dei cristiani” rischia di fungere da pretesto per un intervento coercitivo volto a recuperare influenza politica ed economica in un’area sempre più orientata verso l’Eurasia. Tale approccio muscolare, basato sulla pressione e sulla forza, potrebbe inasprire le tensioni locali, compromettere la stabilità regionale e spingere ulteriormente la Nigeria – e con essa una parte dell’Africa occidentale – nell’orbita cinese.

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Enrica Perucchietti

Laureata con lode in Filosofia, vive e lavora a Torino come giornalista, scrittrice ed editor. Collabora con diverse testate e canali di informazione indipendente. È autrice di numerosi saggi di successo. Per L’Indipendente cura la rubrica Anti fakenews.

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