Il Parlamento ha approvato in via definitiva la legge che introduce la Valutazione di Impatto Generazionale (VIG) per ogni nuova norma. La VIG è un insieme di pratiche e sistemi di analisi che sondano il possibile effetto delle nuove norme sui più giovani e sulle generazioni future. Il provvedimento istituisce un sistema di valutazione degli effetti sociali, ambientali e intergenerazionali delle nuove leggi, attuando quanto previsto dall’articolo 9 della Costituzione riformato nel 2022. Non è ancora noto come la VIG verrà implementata nel sistema normativo: entro sei mesi il Governo dovrà emanare i decreti attuativi per definirla nel dettaglio, e istituire un Osservatorio presso la Presidenza del Consiglio con il compito di monitorare le proposte di legge e avanzarne di altre. Le associazioni che ne hanno promosso l’istituzione hanno celebrato l’approvazione della legge, auspicandosi che non finisca per risolversi in un passaggio formale e privo di contenuto.
La VIG viene introdotta nella nuova legge sulla semplificazione e il miglioramento del sistema normativo, approvata il 29 ottobre. A normarla sono gli Articoli 4 e 5. Il principio su cui si basa la VIG è quello secondo cui “le leggi della Repubblica promuovono l’equità intergenerazionale anche nell’interesse delle generazioni future” (comma 1 dell’Articolo 4), che richiama la riformulazione dell’Articolo 9 della Costituzione così come modificato nel 2022: “[La Repubblica] tutela l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni”. Il provvedimento descrive la VIG come “uno strumento informativo che consiste nell’analisi preventiva degli atti normativi del Governo, ad esclusione dei decreti-legge, in relazione agli effetti ambientali o sociali indotti dai provvedimenti, ricadenti sui giovani e sulle generazioni future, con particolare attenzione all’equità intergenerazionale”. La VIG, insomma, valuterebbe gli effetti delle norme in programma sulle generazioni future per assicurare l’equità tra le generazioni.
La VIG verrà svolta nell’ambito dell’Analisi di Impatto della Regolamentazione (AIR), disciplinata dall’Articolo 14 della legge 246 del 2005. L’AIR consiste nella “valutazione preventiva degli effetti di ipotesi di intervento normativo ricadenti sulle attività dei cittadini e delle imprese e sull’organizzazione e sul funzionamento delle pubbliche amministrazioni, mediante comparazione di opzioni alternative”. Essa, analogamente alla VIR, valuta i possibili effetti delle nuove leggi sulle comunità locali valutando per esempio i costi ed eventuali alternative, con l’obiettivo di garantire la libertà individuale e il corretto funzionamento della concorrenza. Il governo ha ora sei mesi di tempo per individuare i criteri generali e le procedure della VIG, nonché i casi in cui essa non si applicherà. Verrà inoltre istituito l’Osservatorio nazionale per l’impatto generazionale delle leggi che avrà “funzioni di monitoraggio, analisi, studio e proposta dei possibili strumenti” per assicurare l’equità intergenerazionale; l’organizzazione e il funzionamento dell’Osservatorio verranno definiti con Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri entro i prossimi due mesi. I membri dell’Osservatorio, comunque, non avranno diritto ad alcuno stipendio o gettone di sorta.
A promuovere l’introduzione della VIG è stata, tra le altre l’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS), che ha accolto positivamente la legge. «La VIG non deve però diventare un semplice adempimento burocratico», ha ammonito il direttore scientifico del gruppo, «e va svolta al meglio, anche per coinvolgere di più la società nell’attività legislativa». La sua istituzione risponde a una esigenza emersa da tempo, tanto in Italia, quanto in seno alle istituzione europee: colmare il divario generazionale. L’espressione “divario generazionale” indica il “ritardo” accumulato dalle persone fino ai 35 anni nel raggiungimento della maturità economica e sociale rispetto alla generazione dei loro genitori: in Italia, i ragazzi escono di casa dopo i 30 anni, il 14% delle persone tra i 15 e i 19 anni non è impegnato né nel lavoro né nello studio (i cosiddetti “Neet”), e l’età media in cui si diventa genitori è in costante aumento.
Nel 2022, per contrastare il divario generazionale, l’UE ha chiesto ai Paesi di adottare misure per includere i giovani nel processo decisionale e per valutare l’impatto delle politiche su di essi, il cosiddetto “Youth Check”. In Italia è stata implementata una forma di Youth Check nel 2021, con l’istituzione del Comitato per la Valutazione dell’Impatto Generazionale delle Politiche Pubbliche (COVIGE), un organo di monitoraggio che valuta gli effetti delle politiche pubbliche sui cittadini di età compresa tra i 14 e i 35 anni e che identifica le politiche più efficaci da adottare. L’anno seguente, il COVIGE ha avanzato le Linee guida per la valutazione dell’impatto delle politiche generazionali, poi adottate con decreto ministeriale, e implementate da alcuni enti territoriali. L’istituzione della VIG si colloca sulla scia delle richieste dell’UE e delle politiche che l’Italia porta avanti da tempo, e sarebbe tesa a fare un passo avanti nell’istituzionalizzazione delle politiche per i giovani.




 
         
    

Mi sembra dovrebbero capire, quello che capì Costantino: Di togliere del leggi il troppo ed il vano non di aggiungere, ma i dementi a Roma e Bruxelles continuano inventare leggi cretine per darsi importanza e così trovarsi qualche fidanzata anche se più brutti degli Orchi e noi li dobbiamo sopportare.