venerdì 31 Ottobre 2025

I dipendenti di Amazon chiedono alla Big Tech di assumere una posizione etica sull’IA

C’è chi costruisce l’intelligenza artificiale e chi, dentro le sue stesse fabbriche, ne teme la direzione. I lavoratori di Amazon hanno deciso di parlare, chiedendo attraverso una lettera aperta all’azienda di adottare un approccio più responsabile e umano nei confronti dell’implementazione degli strumenti di intelligenza artificiale. Per loro, la corsa al dominio tecnologico non è solo una sfida d’innovazione, ma una minaccia concreta alla democrazia, al lavoro e all’intero pianeta. Non è una battaglia qualunque: Amazon Web Services (AWS), la piattaforma cloud del colosso, alimenta oggi gran parte dello sviluppo globale dell’IA — compreso quello che rifornisce le forze militari impegnate a Gaza.

Il comunicato, promosso dal collettivo Amazon Employees for Climate Justice (AECJ) e aperto a tutte le persone dipendenti dell’azienda che desiderassero sottoscriverlo, raccoglie una serie di critiche rivolte all’intero settore dell’IA, mettendone particolarmente in luce i collegamenti tra i problemi riscontrati e le politiche aziendali di Amazon. Il gruppo accusa la società di aver abbandonato le promesse legate agli obiettivi climatici, di aver aumentato le emissioni per mantenere i vasti data center, di aver contribuito alla militarizzazione degli strumenti di sorveglianza, di collaborare con produttori di armi autonome e di sorvegliare tanto i propri dipendenti quanto i clienti.

L’esempio più recente di questa tendenza risale appena al 16 ottobre, quando Ring — la controllata di Amazon specializzata in videocitofoni — ha “annunciato con entusiasmo” di condividere le registrazioni dei propri utenti con Nova, la piattaforma di Flock Safety utilizzata da forze di polizia e servizi di immigrazione statunitensi. Le autorità non dovranno ottenere un mandato per accedere alle clip: useranno invece la funzione Community Requests per chiedere ai cittadini, in modo volontario, di consegnare i file di loro interesse. Già ad aprile Ring aveva rivelato un accordo analogo anche con Axon Enterprise, azienda che fornisce dispositivi e software per la sicurezza pubblica, ma che è perlopiù nota per la produzione di taser e bodycam.

La AECJ esprime preoccupazione per la strategia di Amazon, che impone l’uso di strumenti di intelligenza artificiale al personale con l’obiettivo di consolidare una Big Tech che sia in grado di operare con meno dipendenti, ma la cui produttività sia enfatizzata da soluzioni tecnologiche mirate. Il CEO, Andy Jassy, dichiara infatti di voler usare gli agenti di IA per rendere il lavoro «ancora più eccitante e divertente», tuttavia pochi giorni fa ha non di meno annunciato esuberi pari a 14.000 posizioni professionali. Secondo quanto riporta Gizmodo, il dirigente avrebbe confessato agli investitori che questi licenziamenti non siano dovuti alla sostituzione dei lavoratori con IA, né a ragioni finanziarie, bensì «a una questione culturale».

In questo clima tutt’altro che accogliente, i lavoratori chiedono ad Amazon di assumere una posizione di leadership etica che possa imporsi come modello per l’intero settore tecnologico, una premessa che viene articolata in tre punti principali:

  1. Alimentare i sistemi di intelligenza artificiale esclusivamente con energie rinnovabili locali e sospendere la fornitura di strumenti di IA destinati ad accelerare l’estrazione di idrocarburi;
  2. Promuovere un’implementazione dell’IA che includa il contributo di tutti i gruppi di lavoro dell’azienda, non soltanto dei vertici manageriali;
  3. Cessare la vendita di tecnologie di intelligenza artificiale utilizzate per la sorveglianza, la violenza e la deportazione di massa.

“I dipendenti di Amazon che firmano questa lettera credono nella costruzione di un mondo migliore, non nella costruzione di bunker in cui potersi rintanare”, conclude il comunicato, riferendosi alla tendenza di alcuni superricchi a predisporre rifugi nel timore che un’ipotetica intelligenza artificiale generale possa destabilizzare la società in modo violento. “Vogliamo che i benefici promessi dall’IA diano a tutti più libertà di giocare e rilassarsi, di trascorrere del tempo con le proprie famiglie e con gli amici, di emozionarsi a contatto con la natura, di creare, di sentirsi al sicuro essendo chi siamo”.

 

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Walter Ferri

Giornalista milanese, per L’Indipendente si occupa della stesura di articoli di analisi nel campo della tecnologia, dei diritti informatici, della privacy e dei nuovi media, indagando le implicazioni sociali ed etiche delle nuove tecnologie. È coautore e curatore del libro Sopravvivere nell'era dell'Intelligenza Artificiale.

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