Un’importante squadra di calcio di Serie B, la Juve Stabia, sarebbe controllata dalla Camorra napoletana. Per questo motivo, su proposta congiunta del Procuratore nazionale antimafia, del Procuratore di Napoli e del questore della città partenopea, il Tribunale ha emesso un provvedimento che ha posto la società campana in amministrazione giudiziaria. Come riporta una nota della Polizia, infatti, le indagini hanno permesso di accertare «un sistema di condizionamento mafioso dell’attività economica della società calcistica da parte del clan camorristico D’Alessandro, egemone nel territorio stabiese», che vedeva in capo a persone direttamente collegate al clan la gestione di numerosi servizi connessi allo svolgimento delle competizioni sportive del club.
«L’attuale proprietà della società calcistica è subentrata in relazioni economiche di antica data, che sin dall’origine si sono rivelate sottoposte al condizionamento mafioso e rispetto alle quali non si è dotata di adeguati meccanismi di controllo e prevenzione – si legge nel comunicato diramato dalle forze dell’ordine –. Questa gestione ha avuto particolari ripercussioni nel nevralgico settore della sicurezza e della gestione degli steward, dove l’assenza di strumenti di verifica e garanzia ai quali è affidato il servizio, ha condizionato la gestione, anche sotto il profilo dell’ordine pubblico, degli eventi sportivi». L’influenza criminale, che si configura, secondo il questore di Napoli, come «un oggettivo sistema di condizionamento mafioso dell’attività economica della società», veniva esercitata anche nei settori della bouvetteria, delle pulizie, dei servizi sanitari, e, fino all’anno scorso, del trasporto della prima squadra. Inoltre, i controlli effettuati presso il servizio di biglietteria hanno evidenziato «la presenza di punti vendita compromessi nei quali venivano rilasciati biglietti con dati anagrafici alterati, per consentire l’accesso allo stadio a persone pregiudicate e colpite da Daspo, molti dei quali vicini al clan D’Alessandro».
È emersa poi la diffusa infiltrazione da parte del medesimo clan camorristico nella tifoseria organizzata locale. Assai eloquente l’episodio avvenuto il 29 maggio 2025, quando, in occasione dell’evento di celebrazione dell’ottima stagione della squadra, i membri dei tre gruppi ultras della tifoseria, «alcuni dei quali colpiti da Daspo e con profili criminali», si sono «proposti pubblicamente sul palco con i vertici della società, autorità civili e istituzioni pubbliche». Secondo il collaboratore di giustizia Pasquale Rapicano, inoltre, il clan D’Alessandro controllerebbe anche il settore delle ambulanze presso lo stadio. Anche il settore giovanile del club è risultato controllato da personaggi legati alla Camorra. In questo caso, parla da sola una circostanza emblematica: durante un colloquio in carcere tra l’esponente del clan Cesarano Silverio Onorato, recluso al 41-bis, e suo figlio, che puntava a un posto da titolare, gli avrebbe detto di recarsi dal team manager del club Pino di Maio e dirgli di essere «il figlio di Silverio Onorato».
«La Juve Stabia era diventata un mezzo della Camorra per farsi pubblicità e gestire il potere – ha dichiarato il Procuratore di Napoli Nicola Gratteri –. Erano presenti in tutti i servizi, era un pacchetto completo: i calciatori dovevano solo giocare, al resto pensava la Camorra». Gli ha fatto eco il Procuratore Nazionale Antimafia Giovanni Melillo, che ha spiegato come tutta la rete di servizi fosse «sottoposta al condizionamento dei clan per indifferenza, sottovalutazione e connivenza». Il prefetto di Napoli, Michele di Bari, ha confermato essere sul tavolo «la possibilità che alcune delle prossime gare della Juve Stabia possano essere rinviate» al fine di permettere alla nuova gestione della società di riorganizzare servizi essenziali come la sicurezza e il ticketing, fortemente inquinati dalle infiltrazioni dei clan.
Non è il primo caso in cui si delinea uno scenario simile per un club calcistico negli ultimi mesi. A settembre, il Tribunale di Catanzaro ha disposto l’amministrazione giudiziaria per un anno nei confronti del Crotone, che attualmente milita nel girone C della Serie C. La DDA ha infatti evidenziato come siano emersi «sufficienti indizi» per ritenere che l’attività economica del club, «compresa quella di carattere imprenditoriale», sia stata «sottoposta, nel corso dell’ultimo decennio, direttamente o quantomeno indirettamente a condizioni di intimidazione e assoggettamento ad opera di esponenti di locali cosche di ‘ndrangheta». A maggio, il tribunale di Bari aveva disposto l’amministrazione giudiziaria per la società calcistica del Foggia, sempre in Serie C, mirando a tutelare i dirigenti dell’azienda dalle influenze mafiose. Secondo quanto attestato dalle indagini, infatti, un gruppo di ultras collegato ai clan locali avrebbe esercitato intimidazioni sulla società per vedersi garantita la gestione delle sponsorizzazioni e degli accrediti per l’ingresso alle partite.