Dopo anni di cure dimagranti, John Elkann, patron di Stellantis e della holding Exor, cassaforte della famiglia Agnelli, sembra pronto a lasciare gli ultimi pezzi editoriali pregiati: le testate La Repubblica e La Stampa. Le trattative sono ben vive, con potenziali compratori già allo studio. Per La Stampa, la cui vendita appare in fase più avanzata, è in piedi da tempo una trattativa con il Gruppo Nem guidato da Enrico Marchi. Per Repubblica, invece, è allo studio una proposta greco-saudita del gruppo guidato da Kyriakos Kyriakou. A spingere verso la cessione sono i conti in rosso: le perdite accumulate ammontano a quasi mezzo miliardo, un dato che supporta quelle che in molti ritengono essere le intenzioni dell’imprenditore di disfarsi dei due giornali.
Alta è la preoccupazione dei giornalisti dei due quotidiani. Mercoledì 15 ottobre, in un comunicato, l’assemblea delle giornaliste e dei giornalisti di Repubblica ha affermato di seguire «con grande attenzione le insistenti indiscrezioni riguardanti la cessione di attività del gruppo Gedi e dello stesso quotidiano». I giornalisti hanno proseguito ritenendo «fondamentale chiarire che, a prescindere dall’esito di qualsivoglia trattativa, Repubblica è anzitutto un patrimonio delle sue lettrici e dei suoi lettori, un presidio di informazione autonoma e critica, fondamentale nel sistema democratico del Paese. La proprietà del gruppo Gedi – hanno concluso – deve sapere che il nostro giornale può essere in vendita, ma non sarà mai in vendita il nostro giornalismo».
Allo stesso modo, il 18 ottobre il Cdr de La Stampa ha pubblicato un comunicato: «Le voci sulla possibile cessione de La Stampa e la sua eventuale separazione dal gruppo Gedi creano allarme e grande preoccupazione nelle redazioni. In gioco c’è infatti il destino di centinaia di posti di lavoro giornalistici e non». L’assemblea di redazione, «dopo un approfondito dibattito e nell’intenzione di poter lavorare senza ulteriori destabilizzazioni», ha chiesto un incontro con la proprietà, «perché sia l’azionista Exor a chiarire la situazione e a fornire le necessarie garanzie e prospettive». Il Cdr ha messo in chiaro che «questa o qualunque altra proprietà dovranno garantire gli attuali livelli occupazionali, la conferma e lo sviluppo dei progetti in cantiere o già in essere e gli investimenti necessari a sostenere il nostro lavoro in uno scenario sempre più competitivo».
Gli eloquenti numeri sembrano spiegare la determinazione di Elkann. Il quadro è drammatico: Repubblica, il giornale fondato da Eugenio Scalfari, ha perso, solo nel 2024, oltre 191.000 lettori (-6 per cento), scendendo a 98.400 copie cartacee con una perdita del 10,7 per cento. La Stampa ne ha salutati quasi 313.000 (-15,8 per cento), precipitando a 60.300 copie. Il digitale non offre sollievo: Repubblica ha quasi dimezzato le copie (da 36.975 a poco più di 20.000). Il gruppo Gedi nel 2024 ha chiuso con 224 milioni di fatturato e 15 milioni di perdite. Secondo le stime più recenti, il valore de La Stampa si aggirerebbe intorno ai 50 milioni di euro, mentre il totale di Gedi varrebbe 118 milioni. Nel frattempo, mentre l’Italia svende i suoi gioielli, Elkann investe lontano da Torino e Milano, costruendo un portafoglio di investimenti internazionale e sovente orientato verso il lusso e i beni di alto valore: da Louboutin a Hermès, da Philips all’Economist.