Un’importante operazione di prevenzione amministrativa antimafia ha sbarrato la strada a sedici aziende, la maggior parte edili, che puntavano ad accedere agli appalti per le opere infrastrutturali delle Olimpiadi di Milano-Cortina 2026 e alla ricostruzione post-sisma nell’Italia Centrale. I provvedimenti di interdizione sono stati emessi ieri, venerdì 17 ottobre, dalla Struttura per la prevenzione antimafia del Viminale guidata dal prefetto Paolo Canaparo, e sono scattati dopo accertati «collegamenti diretti con esponenti della criminalità organizzata in grado di incidere sulle scelte imprenditoriali». Le misure disposte mirano a impedire che capitali illeciti delle organizzazioni criminali trovino accesso agli appalti e ai finanziamenti pubblici più consistenti. Sono ormai numerosi gli indicatori che, nel corso del tempo, hanno confermato il grande interesse mafioso per le opere legate ai Giochi olimpici.
Le aziende interdette – attive principalmente nel settore edile e in prevalenza con base al Sud – avevano tutte fatto richiesta di iscrizione nell’Anagrafe Antimafia degli Esecutori, passo obbligatorio per partecipare a gare pubbliche di tale portata. La mappatura geografica delle sedi sociali è assai eloquente: ben sette imprese hanno sede nella provincia di Foggia, due in quella di Caserta, altrettante in provincia di Catania e una ciascuno nelle province di Torino, Teramo, Modena, Lecco e Ancona. Questo dato conferma il forte interesse dei clan, non solo pugliesi della Sacra Corona Unita, ma anche di mafia, camorra e ‘ndrangheta, per i capitali legati a grandi eventi e alla ricostruzione. Le indagini della struttura del Viminale hanno portato alla luce un quadro di compromissione preoccupante. Dall’analisi sono emerse «connivenze, alleanze e accordi di mutua convenienza, legami parentali e frequentazioni assidue con esponenti di clan» attraverso cui le organizzazioni criminali «da un lato esercitano sempre di più una illecita pressione ed ingerenza sul tessuto socio-economico, e dall’altro rafforzano la capacità di infiltrare e condizionare la rete produttiva anche ricorrendo a forme di intimidazione ed estorsione». Non si tratta quindi di mere suggestioni, ma di legami strutturati e pericolosi, in grado di alterare la concorrenza e il mercato.
Con i sedici provvedimenti firmati dal prefetto Canaparo, salgono a 40 le interdittive disposte nei primi dieci mesi del 2025. Un numero in netta crescita: nel 2024, infatti, le interdittive erano state 26, mentre nel 2023 se ne contavano 19. Accanto alle sedici interdittive, l’operazione ha incluso anche due provvedimenti di cosiddetta “prevenzione collaborativa” della durata di un anno, emessi nei confronti di altre due imprese di Foggia interessate ai lavori di ricostruzione post-terremoto. In questi casi, i tentativi di infiltrazione e di agevolazione dei clan pugliesi accertati dal Gruppo interforze antimafia sono stati ritenuti occasionali. Scaduti i dodici mesi, se le verifiche non evidenzieranno altri tentativi di infiltrazione mafiosa, le due imprese potranno ottenere una liberatoria. Diversamente, riceveranno a loro volta un’interdittiva.
Non è la prima volta che scatta il campanello dall’allarme sulle strategie mafiose di attacco ai lavori per i Giochi. A giugno, nella sua ultima relazione al Parlamento, la Direzione Investigativa Antimafia aveva segnalato il rischio concreto di infiltrazioni mafiose nei cantieri delle Olimpiadi invernali Milano-Cortina 2026. Uno dei 50 provvedimenti antimafia emessi nel 2024 in Lombardia ha infatti colpito una società edile milanese coinvolta nella costruzione di un parcheggio interrato a Sondrio, opera inserita nel piano olimpico. Gli amministratori dell’azienda sono risultati legati a cosche della ‘Ndrangheta. La DIA ha sottolineato come la criminalità organizzata, in particolare quella calabrese, stia cercando di sfruttare i grandi eventi per penetrare nell’economia legale e negli appalti pubblici.
Lo scorso febbraio, la Prefettura di Verona aveva emesso un’interdittiva antimafia nei confronti di due aziende del settore delle costruzioni che puntavano a partecipare agli appalti per le Olimpiadi invernali. Secondo quanto ricostruito dagli uffici della Prefettura scaligera, le due società – con sede legale a Verona e Legnago – avrebbero infatti avuto connessioni con personaggi organicamente attivi in un network ‘ndranghetista che da tempo operava nel territorio veronese. Nel 2022, inoltre, era stato arrestato a Milano Pietro Paolo Portolesi, presunto affiliato alla ’Ndrangheta, con l’accusa di trasferimento fraudolento di beni e valori. Una delle sue società aveva partecipato alla gara per lo smaltimento delle macerie nel cantiere del villaggio olimpico di Porta Romana, a Milano.