In provincia di Como anche la semplice parola “Pace” è divisiva. Il sindaco di Inverigo ha infatti fatto rimuovere uno striscione fatto appendere dai bambini della Scuola primaria “Don Gnocchi” recante proprio la scritta “Pace” in bianco su sfondo rosso. Lo striscione era stato fatto dagli stessi studenti ed esposto in occasione della giornata della pace lo scorso 4 ottobre. Lo striscione è stato rimosso per «motivi di sicurezza», e perché «tutte le idee e tutti i pensieri dovrebbero comunque trovare spazio», ha affermato il primo cittadino. Il lavoro dei bambini è stato rimosso anticipatamente dagli insegnanti, che lo hanno recuperato ed esposto presso la rotonda della Fondazione Don Gnocchi che si occupa di bambini con disabilità. Nei giorni seguenti, il caso ha fatto discutere, arrivando anche ai banchi del Parlamento, dove è stata depositata un’interrogazione ai ministri dell’Interno e dell’Istruzione.
Lo striscione degli alluni della scuola Don Gnocchi era stato appeso lo scorso 3 ottobre, mentre in parallelo in tutta Italia si stava svolgendo lo sciopero generale per la Palestina e la Global Sumud Flotilla, la missione umanitaria che intende rompere l’assedio marittimo israeliano su Gaza, le cui navi sono state intercettate dalla marina dello Stato ebraico a inizio mese. La composizione era stata fatta dagli stessi studenti, in occasione della giornata della pace del 4 ottobre, ma è durata poco. In una manciata di ore è arrivato l’ordine di rimuovere lo striscione per «motivi di sicurezza» e per «evitare polemiche»; gli insegnanti hanno anticipato l’intervento della polizia e hanno recuperato lo striscione per spostarlo altrove e salvare il lavoro dei bambini. Dopo essere stato interrogato dai genitori, il sindaco avrebbe fornito i propri chiarimenti sulla vicenda, che sono stati ripresi dai media.
La scelta di rimuovere lo striscione, ha assicurato il sindaco, non sarebbe in alcun modo legata a «motivazioni politiche» e non vorrebbe «censurare» le idee degli alunni; essa sarebbe piuttosto stata mossa da questioni di «sicurezza», perché le recinzioni della scuola avrebbero il solo scopo di garantire la tutela degli alunni. L’esposizione di uno striscione è consentito, ma solo «all’interno degli spazi scolastici a ciò preposti»; autorizzarlo, ritiene il sindaco, avrebbe creato «un precedente che renderebbe difficile negare future richieste di affissione di qualsiasi natura, anche di contenuti non condivisibili o non attinenti all’attività didattica». La risposta riportata dai media termina con un auspicio che la scuola rimanga «un ambiente neutrale, dedicato all’educazione e all’insegnamento, evitando così di generare inutili polemiche». La parola “Pace”, insomma, rischia di creare polemiche.
L’insolito caso di Inverigo ha fatto rapidamente il giro del Paese, arrivando anche in Parlamento. I deputati Devis Dori e Luana Zanella di Alleanza Verdi e Sinistra hanno infatti depositato una interrogazione ai ministri dell’Interno e dell’Istruzione chiedendo loro se siano a conoscenza dei fatti e se ritengano legittimo l’intervento delle forze dell’ordine per rimuovere uno striscione con la scritta “Pace” priva di simboli e colori di sorta dai cancelli di una scuola. I deputati propongono inoltre di mandare una nota alle amministrazioni territoriali «affinché la parola “Pace” sia considerata valore fondante e non un problema d’ordine pubblico», richiamando l’articolo 11 della Costituzione.