Nella notte tra il 23 e il 24 settembre la Global Sumud Flotilla, la spedizione internazionale composta da oltre cinquanta imbarcazioni partite da diversi porti del Mediterraneo che trasporta attivisti e aiuti umanitari diretti a Gaza, è stata attaccata da una serie di droni che avrebbero sganciato bombe assordanti, oggetti non identificati e spray urticanti nelle acque internazionali a sud dell’isola di Creta. Secondo i resoconti diffusi dagli organizzatori, almeno tredici episodi esplosivi si sarebbero verificati nell’arco della notte, con momenti di particolare intensità dopo l’una e quarantacinque. Le esplosioni hanno generato lampi e boati che hanno seminato il panico tra i passeggeri e provocato danni a più imbarcazioni: la Zefiro ha subito la distruzione dello strallo di prua, mentre la Morgana ha riportato gravi problemi alla vela principale. Non ci sono stati feriti, ma le comunicazioni radio sono state interrotte e i sistemi di bordo danneggiati, rendendo più difficile mantenere la rotta verso la Striscia. Gli organizzatori avvertono che la situazione rappresenta il culmine di una campagna di intimidazioni già registrata lungo la traversata del Mediterraneo da parte di Israele, accusato di screditare e mettere in pericolo i più di 500 civili disarmati impegnati nella missione umanitaria.
Maria Elena Delia, portavoce italiana della missione che viaggiava sulla Morgana, ha parlato di “violazione gravissima” e denunciato che “le comunicazioni sono state bloccate”, avvertendo che la vita dei partecipanti è stata messa a rischio. Il messaggio della portavoce è stato condiviso da diverse ONG e attivisti coinvolti nella spedizione, che sottolineano come le azioni subite violino “ogni principio del diritto marittimo internazionale”. Nei video diffusi si vedono lampi e si odono esplosioni isolate al largo, mentre le navi cercano di mantenere la rotta verso Gaza. Tra le imbarcazioni colpite figura anche la cosiddetta Family Boat, una delle principali della Flotilla, che trasportava membri del Comitato direttivo della missione e batteva bandiera portoghese. Le accuse si sono concentrate sull’ipotesi di un coinvolgimento israeliano, anche se nessuna autorità ha finora rivendicato l’operazione e non ci sono conferme indipendenti sull’origine dei droni. Dal governo italiano è arrivata una prima reazione attraverso il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha chiesto chiarimenti e garanzie per la sicurezza dei cittadini italiani a bordo. La Farnesina segue l’evolversi della situazione e ha attivato i canali diplomatici. Da parte degli organizzatori l’attacco è stato definito un atto di guerra contro civili disarmati, un crimine da sottoporre alle Nazioni Unite e alla comunità internazionale. La GSF chiede agli Stati membri dell’ONU di garantire protezione immediata alle imbarcazioni, con scorte marittime, osservatori diplomatici e misure di sicurezza, e invita l’Assemblea Generale ad affrontare il tema con una risoluzione urgente.
La Global Sumud Flotilla è partita a fine agosto da diversi porti mediterranei, tra cui Barcellona, Genova, Tunisi e Catania. Riunisce decine di imbarcazioni e centinaia di volontari provenienti da oltre quaranta Paesi con l’obiettivo dichiarato di rompere l’assedio imposto a Gaza e portare sostegno materiale e politico alla popolazione palestinese. Già lungo la rotta le navi avevano denunciato episodi di sorveglianza da parte di droni, manovre di disturbo e tentativi di sabotaggio. L’attacco della scorsa notte rappresenta un salto di qualità, trasformando un’iniziativa umanitaria in un bersaglio militare di fatto. Il ricorso a bombe sonore e all’impiego sistematico di droni ha un valore intimidatorio evidente, ma non meno rilevante è il profilo politico: la missione intende portare la questione di Gaza al centro del dibattito internazionale e l’aggressione potrebbe avere l’effetto opposto a quello sperato da chi l’ha ordinata, accendendo i riflettori sulla determinazione dei volontari. Gli attivisti, infatti, ribadiscono la loro intenzione di non arretrare: «Gli atti di aggressione volti a intimidire e ostacolare la nostra missione non ci scoraggeranno. La nostra missione pacifica per rompere l’assedio su Gaza e stare in solidarietà con la sua popolazione continua con determinazione e risolutezza». All’alba, nonostante i danni e lo shock, la Flotilla ha annunciato di proseguire la rotta. La traversata verso la Striscia si conferma così non solo un atto di solidarietà, ma una sfida aperta alle logiche dell’assedio e della guerra.
grazie e ancora grazie. Sono con voi. Vi stimo immensamente