venerdì 19 Settembre 2025

Meta annuncia i Meta Ray-Ban Display, gli smart glasses di nuova generazione

In occasione del Meta Connect 2025, Meta ha annunciato il lancio di un dispositivo noto come Meta Ray-Ban Display, una forma evoluta degli smart glasses che negli scorsi anni la Big Tech ha già commercializzato al fianco di Ray-Ban. La grande differenza? Stavolta all’interno della lente è presente un display, un dettaglio che potrebbe trasformarli da semplice gadget social a strumenti funzionali di realtà aumentata. Lo strumento si dota di comandi rapidi facilitati da un braccialetto sensorizzato e di funzionalità avanzate supportate dall’ intelligenza artificiale. Nulla si è invece detto sull’eventuale introduzione di soluzioni concrete per mitigare l’impatto dello strumento sulla privacy di coloro che finiscono sotto lo sguardo dell’indossatore.

Allontanandosi progressivamente dal miraggio del metaverso, Meta si sta sempre più appoggiando alla collaborazione che ha stretto con EssilorLuxottica per commercializzare prodotti capaci di ibridare reale e digitale. Meta Ray-Ban Display promette un’esperienza più immersiva grazie a comandi touch sulle aste e al suo braccialetto “neurale” che dovrebbe essere in grado di rilevare i gesti del polso. “Promette”, perché la dimostrazione live al Meta Connect 2025 ha riservato momenti imbarazzanti con intoppi che, dopo lunghi incespicamenti, sono stati attribuiti a una pessima connessione Wi-fi. Il prodotto sarà comunque venduto negli Stati Uniti il prossimo 30 settembre al prezzo di 799 dollari.

Se Meta Ray-Ban Display riuscirà a funzionare come si deve, finirà indiscutibilmente con l’essere uno strumento tech estremamente attraente. È l’apice delle odierne evoluzioni tecniche di Meta, il più grande successo che l’azienda può vantare nella gamma dei prodotti. Allo stesso tempo, però, gli smart glasses in questione sono spesso additati come un pericoloso strumento di videosorveglianza che rischia di violare la riservatezza dell’individuo o prestarsi ad altri usi degni di allarme. 

Nel 2024, un ex veterano statunitense, Shamsud-Din Jabbar, ha utilizzato occhiali Meta per filmare il French Quarter di New Orleans prima di compiere una strage a Capodanno che ha mietuto 14 vittime. Nel giugno del 2025, si è scoperto che almeno un agente della Polizia di Frontiera degli Stati Uniti (CBP) indossava l’apparecchio di registrazione durante un raid. Anche in Italia si è già assistito a derive allarmanti: Maria Rosaria Boccia, influencer e imprenditrice protagonista del cosiddetto “Caso Sangiuliano”, ha usato proprio i Ray-Ban Meta per riprendere aree conversazioni confidenziali e segreti ministeriali.

Questi episodi rappresentano certamente abusi da parte degli utenti, tuttavia evidenziano chiaramente come dispositivi concepiti per il consumo digitale, se non adeguatamente implementati, possano sfociare in panorami lesivi della privacy e addirittura mettere a repentaglio la sicurezza istituzionale. Sin dal 2021, il Garante della privacy italiano e il suo omologo irlandese hanno manifestato dubbi sulla legittimità dello strumento, tuttavia Meta ha difeso il prodotto sottolineando la presenza di un LED che si illumina durante le riprese video. Peccato che la prassi comune abbia dimostrato quanto sia facile oscurare o ignorare quel segnale, vanificando del tutto quest’unica funzione di trasparenza. Anzi, attorno all’occultazione del LED luminoso si è sviluppato addirittura un vivacissimo mercato parallelo, il quale prospera sulla base di un pubblico che, evidentemente, vuole registrare in maniera segreta le persone che gli sono attorno.

Il quadro è aggravato dalla fame di dati che caratterizza il settore dell’intelligenza artificiale. Meta, come molti suoi concorrenti, ha un interesse concreto a raccogliere contenuti multimediali per addestrare modelli sempre più sofisticati. Per questo motivo, l’azienda si arroga il diritto di fare ciò che vuole di video, audio e immagini processate o analizzate da Meta AI, anche quando l’operazione viene eseguita direttamente dagli smart glasses. E il Meta Ray-Ban Display ambisce a rendere ancora più pervasive e permeabili attraverso il sistema “Live AI”. Il sistema normativo europeo sta, almeno per il momento, arginando le derive più estreme di questo approccio, tuttavia, in un prossimo futuro, potremmo vivere in un mondo in cui contenuti trafugati attraverso gli smart glasses finiranno direttamente negli archivi di Meta, diventando di loro proprietà.

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Walter Ferri

Giornalista milanese, per L’Indipendente si occupa della stesura di articoli di analisi nel campo della tecnologia, dei diritti informatici, della privacy e dei nuovi media, indagando le implicazioni sociali ed etiche delle nuove tecnologie. È coautore e curatore del libro Sopravvivere nell'era dell'Intelligenza Artificiale.

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