giovedì 18 Settembre 2025

Preservare la foresta amazzonica tutela la salute delle popolazioni: lo studio

La conservazione delle foreste amazzoniche non risulta solo cruciale per il clima e la biodiversità, ma risulta collegata a benefici per la salute di milioni di persone: è quanto emerge da un nuovo studio condotto da un team di scienziati locali, sottoposto a revisione paritaria e pubblicato sulla rivista Communications Earth & Environment. Analizzando vent’anni di dati su 27 malattie, tra cui malaria, malattia di Chagas e hantavirus, in otto paesi del bioma amazzonico, gli autori hanno scoperto che i comuni vicini a foreste intatte situate in territori indigeni legalmente riconosciuti presentano un rischio significativamente minore di contrarre malattie. Inoltre, secondo l’indagine le foreste sono associate ad una diminuzione dei problemi respiratori e cardiovascolari legati al fumo degli incendi boschivi, oltre alla diminuzione delle malattie diffuse quando la deforestazione porta l’uomo a un contatto più stretto con animali e insetti. «Le foreste indigene dell’Amazzonia apportano benefici alla salute a milioni di persone», afferma Paula Prist, coordinatrice senior del programma foreste e praterie presso l’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, aggiungendo che la loro protezione è indispensabile anche per il benessere umano.

La ricerca chiarisce un punto che la scienza sospettava da tempo: la salute pubblica e la salute delle foreste risultano strettamente interconnesse. L’elemento chiave, spiegano gli autori è rappresentato dalle particelle sottili prodotte dagli incendi, il cosiddetto PM2.5, ovvero materiale con diametro inferiore a 2,5 micrometri che, una volta inalato, può provocare malattie cardiovascolari, respiratorie e persino tumori. Gli incendi in Amazzonia sono spesso il risultato della siccità, della crisi climatica e delle pratiche agricole che utilizzano il fuoco per disboscare. Analizzando oltre 28 milioni di casi registrati tra il 2001 e il 2019, i ricercatori hanno messo in relazione la diffusione di patologie con la presenza di foreste e con il grado di frammentazione degli ecosistemi. È emerso che comunità circondate da aree forestali estese e poco frammentate hanno una minore esposizione alle conseguenze sanitarie degli incendi e un rischio più basso di malattie zoonotiche – ossia trasmesse da animali o insetti – come malaria e leishmaniosi. Il fattore decisivo, aggiungono, sembra essere il riconoscimento legale dei territori indigeni: dove questo è garantito, la copertura forestale rimane più ampia e continua, riducendo in modo significativo i rischi sanitari. Viceversa, i territori non riconosciuti risultano più esposti agli incendi e ai problemi di salute che ne derivano.

Le testimonianze raccolte nelle comunità amazzoniche, inoltre, aiuterebbero a rendere concreti i dati emersi. «È devastante: compromette tutte le funzioni e i benefici che le foreste offrono alle comunità indigene. Influiscono sull’aria che respiriamo e causano infezioni respiratorie, irritazioni oculari e infiammazioni alla gola», racconta il guardiaparco boliviano Marcos Uzquiano. Ana Filipa Palmeirim, coautrice dello studio, sottolinea che «anche quando gli incendi si verificano in aree remote, i venti diffondono l’inquinamento in lungo e in largo, creando emergenze sanitarie pubbliche mortali». A confermare la gravità della situazione sono anche alcune comunità direttamente colpite: Isabel Surubí Pesoa, sfollata dalla sua casa nelle pianure orientali della Bolivia, ha affermato: «La foresta è la nostra casa, è dove troviamo le medicine, dove piantiamo i raccolti, dove troviamo ossigeno pulito da respirare. Quando la foresta brucia, arrivano le malattie», mentre la sorella Verónica aggiunge che nella loro comunità diversi giovani sono morti per complicazioni polmonari dopo aver combattuto gli incendi. Per questo, spiegano gli autori, garantire diritti territoriali sicuri agli indigeni sarebbe «una delle strategie più efficaci per proteggere le foreste in Amazzonia» e, di conseguenza, la salute delle persone.

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Roberto Demaio

Laureato al Dipartimento di Matematica pura ed applicata dell’Università di Modena e Reggio Emilia e giornalista iscritto all'Ordine. È tra i più giovani in Italia con tale doppio titolo. Autore del libro-inchiesta Covid. Diamo i numeri?. Per L’Indipendente si occupa principalmente di scienza, ambiente e tecnologia.

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