lunedì 8 Settembre 2025

Scioperi, proteste e disobbedienza: dal 10 settembre i francesi promettono di “bloccare tutto”

Mentre il governo Bayrou si avvicina a quella che sembra una inesorabile caduta, il popolo francese ha lanciato una manifestazione per bloccare il Paese. La campagna, dal nome “bloquons tout”, è stata promossa mesi fa, e confluirà in una mobilitazione il prossimo mercoledì 10 settembre. Essa intende mostrare «l’indignazione» del popolo francese, e «riprendere il controllo dei luoghi pubblici». Coi mesi, il movimento si è esteso sempre di più, ed è arrivato a contestare la legge finanziaria per il 2026, che prevede di congelare le spese sociali. Il piano per mercoledì è suggerito dallo stesso nome dell’iniziativa: bloccare tutto. I cittadini invaderanno strade, ferrovie, aeroporti e incroci, sciopereranno da lavoro, e colpiranno i supermercati e le fabbriche della grande industria. Il movimento, però, non sembra volersi limitare alla prossima manifestazione, bensì proporre un modello di Francia alternativo, lontano dalle tradizionali correnti della politica, che ponga al centro le esigenze dei cittadini.

Le manifestazioni in programma per il prossimo mercoledì si muovono all’insegna del motto “Boicottaggio, Disobbedienza e Solidarietà” (in quello che sembra un richiamo al movimento Boicottaggio, Disinvestimento e Sanzioni contro lo Stato di Israele), e vogliono, come suggerisce il nome della campagna, bloccare tutto. Per la giornata sono previsti uno sciopero generale e picchetti sul luogo di lavoro, l’invasione di strade, periferie, e piazze in tutte le regioni del Paese, assalti a centri della grande distribuzione e stabilimenti per raffinare il petrolio. Il movimento vuole boicottare i pedaggi autostradali, l’uso di carte prepagate, di credito e di debito, e intasare gli sportelli di prelievo bancari.

Il movimento del 10 settembre ha trovato l’appoggio della sinistra de La France Insoumise, di Sud Rail (il sindacato dei ferrovieri) e dei sindacati SUD e CGT. Esso è riuscito a raggiungere i canali tradizionali durante il mese di agosto, dopo la creazione di pagine sulle diverse piattaforme social; in queste, il movimento concentra le proprie critiche sulla manovra finanziaria del premier Bayrou. La misura prevede tagli generalizzati e manovre specifiche, che vanno dalla cancellazione di giorni festivi al congelamento delle spese sociali, fino all’aumento delle franchigie mediche. Nel corso dell’ultima settimana il movimento è cresciuto esponenzialmente e sono state organizzate centinaia di assemblee popolari in oltre 100 province francesi a cui hanno partecipato decine di migliaia di persone. In totale, a oggi, sono stati organizzati 528 punti di raccolta dove i cittadini si raduneranno il prossimo mercoledì.

Nonostante tutto suggerisca che la campagna si muova per contestare il premier Bayrou e la sua manovra finanziaria, sembra che la campagna bloquons tout sia nata prima della proposta di bilancio dell’esecutivo (arrivata a luglio), precisamente il 21 maggio. A lanciarla sarebbe stato il collettivo Les Essentiels, rappresentato da un uomo di nome Julien Marissiaux. Marissiaux è comparso davanti a una emittente francese senza mostrare il suo volto, sostenendo di non volere «personalizzare» la protesta, che intende piuttosto come qualcosa di condiviso; precisamente, sostiene Marissiaux, «dai 68 milioni di francesi che sono tuttiessenziali” [ndr. da qui il nome del collettivo] al Paese». In questi mesi, i giornalisti francesi hanno provato a intervistarlo in quanto portavoce del gruppo, ma lui ha proposto di rispondere alle domande attraverso dirette sui social, o comunque condividendole con l’intero collettivo per fornire una risposta univoca e condivisa.

Già dalle parole e dalle pratiche utilizzate da Marissiaux, risulta chiara l’intenzione del movimento di proporre una alternativa alla politica e alle forme di comunicazione tradizionali. A maggio, Les Essentiels contestava in generale la politica francese, chiedendo le dimissioni di Macron. Con i mesi, le rivendicazioni si sono fatte più ampie, e nelle discussioni tra membri è stata stilata una bozza di una ipotetica nuova Costituzione francese, in cui tra le varie cose, viene sancito che «l’accesso all’acqua, all’energia, al cibo e all’elettricità è un diritto garantito», e viene data maggiore centralità ai cittadini, specialmente mediante la promozione dello strumento referendario. Il collettivo ha discusso anche di misure economiche e finanziarie. In generale, il movimento del 10 settembre sembra non limitarsi alla data della protesta, ma pare volersi spingere ben oltre fino a proporre un modello di Francia diverso.

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Dario Lucisano

Laureato con lode in Scienze Filosofiche presso l’Università di Milano, collabora come redattore per L’Indipendente dal 2024.

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