La polizia britannica ha annunciato di aver arrestato 890 persone durante una manifestazione a sostegno di Palestine Action, gruppo di attivisti che si batte per i diritti del popolo palestinese portando avanti azioni di sabotaggio messo al bando dal governo britannico. I manifestanti sono stati arrestati in seguito a una protesta tenutasi sabato nei pressi del parlamento del Paese, nel centro di Londra. Si tratta del numero più alto di arresti in una singola protesta nel Regno Unito. La Gran Bretagna ha messo al bando Palestine Action lo scorso luglio, dichiarandola una organizzazione terrorista. La decisione dell’esecutivo britannico è arrivata dopo che alcuni attivisti hanno fatto irruzione in una base della Royal Air Force danneggiando aerei militari.
L’evento, organizzato dal gruppo Defend Our Jury, ha visto circa 1.500 persone radunarsi in Parliament Square, a Westminster, nella cornice di una protesta pacifica ma deliberatamente sfidante verso il divieto imposto lo scorso luglio. I manifestanti si sono seduti tenendo in mano cartelli con la scritta «Mi oppongo al genocidio, sostengo Palestine Action». Alle 13:00, ora locale, hanno alzato i loro cartelli in un gesto simbolico e coordinato. La risposta della polizia è stata immediata: gli agenti hanno iniziato gli arresti poco dopo, con passanti che gridavano «Vergognatevi» e «Met Police, scegliete da che parte stare, giustizia o genocidio». Nello specifico, secondo la Metropolitan Police, 857 arresti sono stati effettuati per aver espresso sostegno a un’organizzazione proibita, reato punibile fino a 14 anni di carcere. Altri 33 riguardano differenti violazioni, tra cui 17 per aggressioni a pubblici ufficiali. Gli organizzatori hanno respinto le accuse definendole «francamente ridicole», ribadendo a gran voce che la protesta è stata pacifica e che a intraprendere condotte aggressive siano stati invece i membri della polizia. Molti degli arrestati, hanno sottolineato, sono pensionati e attivisti non violenti. Defend Our Juries ha denunciato una repressione sproporzionata e l’impossibilità pratica di applicare il divieto, parlando di «spreco di energie e risorse pubbliche».
A luglio, il governo laburista di Keir Starmer, su iniziativa dell’allora ministra degli Interni Yvette Cooper, ha vietato Palestine Action ai sensi del Terrorism Act. La decisione è seguita all’irruzione di alcuni attivisti in una base della Royal Air Force (RAF), dove hanno danneggiato due aerei cisterna imbrattandoli di vernice rossa, in segno di protesta contro il sostegno militare del Regno Unito a Israele. Palestine Action, nato nel 2020, ha spesso preso di mira aziende del settore difesa, tra cui Elbit Systems UK, accusata di legami diretti con l’esercito israeliano. Gli attivisti colpiscono anche aziende complici, come Leonardo, Thales, Teledyne e grandi gruppi finanziari come Barclays e JP Morgan, attraverso blocchi, occupazioni, sabotaggi e danneggiamenti. Le loro azioni hanno avuto un impatto concreto: diverse aziende hanno interrotto i rapporti con Elbit, fabbriche sono state chiuse o vendute, e importanti contratti – come il progetto Watchkeeper da 2,1 miliardi di sterline – sono stati cancellati. Palestine Action, movimento che si sta ora espandendo anche fuori dal Regno Unito, ha ottenuto risultati senza ricorrere a petizioni o appelli politici, ma puntando sull’interruzione diretta della produzione bellica.
Gli arresti degli attivisti si susseguono dal giorno della messa al bando del movimento. Lo scorso 9 agosto, erano state ben 466 le persone fermate dalla polizia nel quadro di un’ondata di proteste a Londra, segnando – almeno fino a sabato scorso, in cui la quota è stata sostanzialmente doppiata – un nuovo record per il numero più alto di arresti mai effettuati nella storia dalla polizia metropolitana in una singola protesta. Le autorità sostengono che le azioni del gruppo abbiano provocato danni milionari e compromesso la sicurezza nazionale. Anche il nuovo ministro dell’Interno, Shabana Mahmood, ha difeso la linea dura affermando che «sostenere la Palestina e sostenere un gruppo terroristico proscritto non sono la stessa cosa». Tuttavia, i leader del movimento hanno presentato ricorso contro la decisione del governo, ottenendo una prima sentenza favorevole dall’Alta Corte: il governo ha impugnato e un’udienza è prevista per il prossimo 25 settembre.
Disgustosi Starmer e il suo governo. Questo è fascismo, anzi peggio.