In un contesto di crescenti tensioni geopolitiche, l’alleanza tra Russia e Cina si rafforza con un accordo che potrebbe ridisegnare i flussi energetici globali. Durante il vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO), in corso a Tianjin, il presidente russo Vladimir Putin e il suo omologo cinese Xi Jinping hanno siglato una nuova intesa per accelerare la realizzazione del mastodontico gasdotto Power of Siberia 2. La capacità potenziale di trasporto della nuovainfrastruttura – fino a 50 miliardi di metri cubi di gas naturale all’anno, dalla Siberia alla Cina passando attraverso il territorio della Mongolia – equivale quasi alla capacità massima del gasdotto Nord Stream 1, un tempo principale fonte di approvvigionamento per l’Europa. L’accordo rappresenta un passo cruciale verso la costruzione di una nuova arteria energetica che favorisce la Russia e il rafforzarsi dei suoi legami con la Cina e con l’Asia in generale.
Come riportato da Interfax, alla presenza di Vladimir Putin e di Xi Jinping, durante il vertice SCO si è tenuta una cerimonia di scambio di documenti tra PJSC Gazprom e China National Oil and Gas Corporation (CNPC) e sono stati firmati quattro documenti, tra cui un accordo sulla cooperazione strategica che amplia le aree di interazione tra le aziende. L’accordo si inserisce perfettamente nel quadro della “partnership senza limiti” dichiarata dai due leader, che ha trovato ulteriore conferma nel loro incontro a margine del vertice SCO. La stretta cooperazione economica ed energetica funge da pilastro per il loro fronte comune contro l’ordine mondiale dominato dagli Stati Uniti. La decisione di Mosca di investire massicciamente nel Power of Siberia 2 non è solo una mossa economica, ma anche una chiara risposta strategica al deterioramento delle relazioni con l’Occidente.
Con le forniture di gas verso l’Europa drasticamente ridotte, la Russia sta attuando una decisa “svolta a Est”, cercando di reindirizzare i suoi enormi giacimenti verso il vorace mercato energetico cinese. Per Pechino, invece, il gasdotto rappresenta un’opportunità per diversificare le fonti di approvvigionamento e soddisfare la crescente domanda interna, riducendo la dipendenza da rotte marittime potenzialmente vulnerabili. Sebbene il primo gasdotto “Power of Siberia” sia già operativo dal 2019, la seconda fase del progetto è di gran lunga più ambiziosa e strategica. Infatti, a differenza del suo predecessore, il nuovo gasdotto si alimenterà dagli stessi giacimenti che in passato rifornivano l’Europa, cementando così la transizione del gas russo verso i mercati asiatici. Dunque, il progetto è destinato a rafforzare la solidarietà tra Mosca e Pechino, solidificando un’alleanza che va ben oltre il semplice commercio di materie prime, oltre ad essere un chiaro messaggio per l’Occidente.
Restano da definire dettagli cruciali come il prezzo finale del gas e le condizioni di finanziamento. Tuttavia, la firma del documento politico durante un vertice di tale importanza internazionale sottolinea l’impegno reciproco e che tali accordi sono solo formalità sui cui trovare un accordo equo per entrambe le parti. La realizzazione di questo progetto non solo garantirà a Mosca un mercato vitale, ma posizionerà anche Pechino come un attore sempre più centrale nel panorama energetico globale. In un’epoca di incertezza energetica globale, la partnership tra Russia e Cina si presenta come una forza stabilizzatrice per le loro rispettive economie. Al contempo rappresenta un fattore di profondo cambiamento per il futuro dell’approvvigionamento energetico mondiale così come degli equilibri di potenza sullo scacchiere mondiale.
E non ci sono solo Russia e Cina. Se a questi aggiungiamo l’India, con cui avviene un costante lavoro diplomatico all’interno dei BRICS, così come con gli altri Paesi che fanno parte dell’alleanza, il mondo sarebbe definitivamente ridisegnato. Le mappe politiche ed economiche risulterebbero del tutto nuove. E l’intenzione è dichiaratamente questa: «Abbiamo una missione importante: costruire un consenso tra tutte le parti», ha spiegato Xi Jinping domenica durante il vertice SCO. Quest’organizzazione, insieme ai BRICS, ambisce a diventare un nuovo snodo di governance multilaterale, uno strumento per bilanciare l’ordine mondiale a trazione statunitense: un’ambizione che Putin ha sostenuto apertamente, parlando di «multilateralismo vero» e di un «nuovo sistema di stabilità e sicurezza in Eurasia». E l’abbraccio tra Xi, Putin e Modi potrebbe essere il simbolo del nuovo ordine mondiale.