La Commissione europea ha dato il via libera all’accordo con il Mercosur, il mercato comune del Sud America, che sarà quindi presentato ai 27 Paesi membri e all’Eurocamera per l’approvazione finale. Siglato lo scorso dicembre dopo 25 anni di negoziati, l’accordo rappresenta il più ampio trattato commerciale mai stretto dall’Unione. Esso prevede di eliminare i dazi sulla quasi totalità delle merci, ed è stato sin da subito contestato per i possibili danni sul settore agricolo. Per andare incontro alle richieste dei Paesi e delle associazioni di categoria, la Commissione ha approvato un meccanismo di salvaguardia per il settore che prevede tra le altre cose l’istituzione di una rete di sicurezza di oltre 6 miliardi di euro nell’ambito della già ridimensionata Politica Agricola Comune. L’Italia ha detto che valuterà se approvare il nuovo testo, ma per le associazioni non è ancora abbastanza: «Ci sono ancora molte questioni aperte» ha commentato Confagricoltura, «L’accordo è ancora penalizzante per importanti produzioni europee e italiane in termini di concorrenza e sicurezza alimentare».
Il testo definitivo dell’accordo UE-Mercosur è stato approvato con l’aggiornamento dell’intesa tra UE e Messico, che ha seguito un primo accordo con Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay. Ora passerà al vaglio dei 27 e successivamente, se dovesse venire approvato anche dal Consiglio, al Parlamento europeo. L’accordo istituirebbe una delle maggiori aree di libero scambio del mondo, e interesserebbe 700 milioni di consumatori. Secondo l’UE, le esportazioni comunitarie verso i Paesi sudamericani aumenterebbero del 39%, con un incremento di 49 miliardi di euro, e nascerebbero 440mila nuovi posti di lavoro. L’accordo intende facilitare la partecipazione delle aziende europee negli appalti dei Paesi sudamericani, rendere più solide le catene di approvvigionamento per le materie prime critiche, ed eliminare i dazi sulla maggior parte dei beni industriali (come auto, macchinari e prodotti farmaceutici) e su quelli agricoli. Il dibattito sull’accordo è ruotato proprio attorno a questi ultimi, con Paesi come Francia, Italia e Polonia che si sono opposti al trattato, e altri, come Germania e Spagna, che sostenevano servisse a compensare la perdita di scambi dovuta ai dazi USA e a ridurre la dipendenza dalla Cina.
Per andare incontro ai Paesi che si opponevano all’accordo, l’UE ha introdotto clausole di salvaguardia per il settore agricolo. La Commissione assicura che gli standard comunitari per i beni della categoria non verranno rivisti, e che tutti i prodotti sudamericani in entrata dovranno sottostare alle medesime regole di quelli europei in tutti gli ambiti, dalle norme di produzione in materia di pesticidi fino ai requisiti sanitari e fitosanitari. L’accordo ratificato, spiega la Commissione, «limita le importazioni agroalimentari preferenziali dal Mercosur a una frazione della produzione dell’UE (ad esempio, l’1,5 % per le carni bovine e l’1,3 % per il pollame)», e introduce una nuova rete di sostegno al reddito per i lavoratori del settore, istituendo un fondo di 6,3 miliardi di euro; quest’ultimo rientrerebbe nella rete di sicurezza unitaria per le crisi prevista dalla Politica Agricola Comune (PAC). Per tutelare i produttori europei, inoltre, l’UE ha detto che aumenterà i controlli, gli audit e le valutazioni di impatto, e che proteggerà i prodotti con indicazioni geografiche.
Con l’introduzione delle misure di salvaguardia, dall’Italia e dalla Francia è arrivata una parziale apertura, mentre la Polonia resta contraria. Anche le associazioni di categoria non sembrano del tutto soddisfatte: secondo Confagricoltura, «ci sono ancora molte questioni aperte», specialmente riguardo ai comparti più esposti, «come carni bovine, pollame, riso, mais e zucchero». L’associazione ha ribadito la «necessità di un principio di reciprocità che richieda ai produttori del Mercosur di rispettare gli stessi parametri ambientali, sanitari e sociali previsti per gli agricoltori europei», e sostiene che «le garanzie finora promesse non sembrano al momento tutelare a sufficienza il nostro settore e l’eccellenza delle nostre produzioni». Anche Coldiretti e Filiera Italia hanno giudicato l’accordo «ancora insoddisfacente», affermando che esso «debba essere vincolato a precise garanzie sul rispetto del principio di reciprocità degli standard produttivi e su controlli puntuali su tutti i prodotti agroalimentari che entrano in Europa». Coldiretti chiede che la clausola di salvaguardia scatti automaticamente, critica l’utilizzo di fondi PAC (già tagliati dall’ultimo bilancio), e chiede maggiori controlli e clausole che rendano certo il rispetto del principio di reciprocità.